22 - Consapevolezze

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Il mal di testa non mi aveva abbandonato giungendo in ospedale quella mattina. Né l'acqua, né l'aspirina sembravano sortire alcun effetto e cominciavo a temere che fosse solo un preludio della minaccia del Portapizza.

"Non sono mai stato un tipo vendicativo...prima di conoscerti."

Mi sentivo spacciata e forse per questo, quando entrai in sala medici, le parole di Samantha ebbero il potere di sconvolgermi ancor di più: - Sara, oggi tu e Tommy siete in sala operatoria con Ale. Ti sta aspettando nello spogliatoio...-

-In sala operatoria?- ribattei smarrita.

-Un giorno a turno Alessandro fa assistere in sala i tirocinanti, generalmente quando c'è qualche intervento interessante... due settimane fa sono andati Davide e Marco.- spiegò lei tornando a concentrarsi sullo schermo del pc davanti a sè.

L'idea di vedere un operazione chirurgica con quei postumi addosso mi fece salire immediatamente la nausea, purtroppo non avevo uno stomaco allenato, soprattutto all'idea di veder scoperchiare un cranio umano. Sembrava una vendetta perfettamente orchestrata.

-Ma...è obbligatorio?- provai a defilarmi titubante.

-Ed ecco la selezione naturale che entra in gioco...le donne in sala operatoria sono come quelle sulle navi, è meglio che restino a terra.- constatò divertito Stefano, grattandosi il pizzetto.

Lo sguardo di Samantha piroettò su di lui infastidita:- Questa è una stronzata Ste!-

Lui mi indicò con fare eclatante, come a dimostrare la verità di quelle parole. Ed effettivamente il mio viso pallido sopra il maglione scuro doveva sembrare poco incoraggiante.

-Sara è solo confusa perché non sapeva di dover andare in sala, ma non si tirerà indietro perché donna....- fece la specializzanda con una strana spinta femminista nella voce e poi voltandosi verso di me aggiunse:- Giusto?-

Ero sicuramente d'accordo con lei, detestavo lo spirito maschilista e misogino che si aggirava attorno alle sale chirurgiche. Da quando alle ragazze era stato concesso di studiare medicina la suddivisione delle classi di corso si era ribaltata poichè le donne erano diventate le più numerose e anche le più brave. La chirurgia rimaneva l'unico spazio in cui il genere maschile ancora prevaleva, poichè i turni stressanti costringevano molte dottoresse a scegliere tra il lavoro e la famiglia.

Tentando di farmi coraggio ed ignorare i succhi gastrici del mio stomaco ribattei: -Certo, vado subito.- e ignorando l'ansia che risaliva lungo le mie vene all'idea di incontrarlo, mi aggrappai allo zaino sulle spalle, dirigendomi verso lo spogliatoio.

Quel luogo era un altro cardine maschilista della chirurgia poichè, vista la prevalenza di chirurghi maschi al policlinico e nella maggior parte degli ospedali, era per definizione uno spogliatoio misto e spesso finiva col sembrare il ritrovo di una gang di palestrati.

Quando entrai in quella stanza con le pareti ricoperte d'armadietti il profumo di quel suo dannato bagnoschiuma al pino mi investì, tanto che mi domandai se l'intera equipe chirurgica maschile ne facesse uso. Lui mi aspettava sdraiato su una panca, con il camice verde già addosso ed i capelli immancabilmente spettinati. Teneva in mano un vecchio game boy, ed era concentrato a giocarci forse per migliorare la sua manualità. Per quanto fui silenziosa, nel mettere piede dentro si accorse di me e i suoi occhi simili ad una foresta pericolosa ed intricata saettarono su di me.

- Ben arrivata...- mi salutò alzandosi e posando il videogioco nel suo armadietto.

Una parte di me si illuse che almeno quel primo saluto fosse esule da qualche vendetta, ma dovetti ricredermi quando lo sentii aggiungere:- ...ragazzina.-

Primum non nocereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora