51 - (Ale) Quel dannato minuto

259 29 2
                                    

Avevo chiesto un giorno a Luigi e, dopo aver finito in reparto, ero corso a casa per una doccia e avevo indossato velocemente un jeans e un maglione: fremevo all'idea di rivederla. 

Una parte di me desiderava solo prenderla, baciarla e farla mia su qualunque superficie piana appartata avessi trovato nei paraggi, un'altra decisamente più ponderata voleva invece attendere e capire cosa pensasse lei di quello che era successo, se era stata bene come lo ero stato io e se era possibile frequentarsi.

Mi passai una mano tra i capelli mentre prendevo le chiavi della macchina per uscire, senza salutare come sempre.

- Resti a dormire dalla tipa anche stasera?-

La voce di mio padre attraversò la sala come un coltello ed io lo guardai con due occhi furibondi, non c'eravamo più rivolti parola dopo l'ultima discussione al telefono per Luigi.

- Non sono affari tuoi.- feci rabbioso stringendo le chiavi.

Lui si avvicinò alla porta curioso, non era ubriaco o seccato, sorrideva divertito come se la sapesse lunga su quello che mi stava capitando.

- Neanche tua madre mi richiamò dopo la prima uscita...dovetti starle dietro per settimane prima di un secondo appuntamento.-

- Che storia.- feci seccato, temendo di essere in ritardo.

Lui sorrise perso nei ricordi:- Non perchè non le fossi piaciuto, anzi...disse che aveva avuto paura.-

- Dalle torto.- ringhiai nervoso, ricordando benissimo le loro litigate e come l'aveva colpita la sera che se n'era definitivamente andata.

- Non ero così incazzato e scemo all'epoca...- disse lui per giustificarsi e continuò stranamente loquace:- Disse che aveva avuto paura di quello che c'era stato tra noi, della chimica, della passione...chiamala come vuoi...disse che era stata così forte che aveva avuto paura che ci distruggesse, Dio solo sa se non aveva avuto ragione.-

Io restai in silenzio non sapendo che dire ed afferrai la maniglia della porta, dubbioso su quell'ossessione che mi portava a cercare ancora quella dannata ragazzina.

-...Eppure darei la mia vita all'istante potessi rivivere un solo minuto di quei momenti.- concluse lui guardandomi teneramente e poi dirigendosi verso il divano mi congedò:- Divertiti!-

Richiusi la porta alle mie spalle, tentando di ignorare quell'attimo di romanticismo che era entrato in quella casa. 

Non sapevo che avrei fatto quando l'avrei vista, sarei corso da lei ? Le avrei offerto da bere? Mi avrebbe salutato? Mi avrebbe ignorato? Sarebbe scappata? Mi avrebbe baciato? Non avevo idea di come mi sarei comportato, mi sentivo come un dannato magnete diretto verso il polo senza uno straccio di istruzione. 

Ero certo mi trovasse attraente e mi desiderasse, perchè ricordavo com'era venuta, come i nostri corpi si erano incastrati alla perfezione, come si era lasciata baciare, assaggiare e leccare e come anche lei l'aveva fatto, in estasi per le nostre carni. Sapevo che il reale problema era la sua testa, i suoi schemi mentali che le davano l'impressione di avere il controllo sulla sua vita, eravamo due illusi che non l'avevamo nemmeno sul battito cardiaco. 

Forse aveva ragione mia madre, forse anche io avrei dovuto aver paura dell'effetto che Sara aveva su di me, forse rendendomene conto prima di quel Natale sarei riuscito a fuggire a chilometri da lei per non dover provare quello smarrimento. Ma come aveva detto mio padre, in quel momento avrei dato tutto per rivivere un solo minuto di quella notte e quindi senza pensarci mi diressi verso la macchina. 

Dovevo vederla, sentii nuovamente la tensione salire, ma provai a ragionare con razionalità: io ero già distrutto, peggiò di così non poteva andare, tanto valeva cercare quel dannato minuto. 

 

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.



Primum non nocereWhere stories live. Discover now