53 - (Ale) Un qualunque motivo

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Misi in moto la macchina con un unico pensiero: dovevo trovare un qualunque motivo per tornare a casa sua e ripartire da quel pomeriggio di Natale. 

La guardai con la coda dell'occhio mentre guidavo e mi sembrava decisamente imbarazzata, con le guance rosse ed il tubino che lasciava intravedere quelle gambe pazzesche che nemmeno una lobotomia mi avrebbe permesso di dimenticare. 

Un qualunque motivo. 

Un unico motivo per poter salire, per baciarla nuovamente su quel tavolo, per farla nuovamente mia.

Ringraziai il semaforo rosso in cima a piazza Minerva, che mi diede il tempo per riflettere e rompere il silenzio assordante in quella macchina:- Quindi ti piacciono gli Oasis?-

- Sì...sì diciamo...- rispose impacciata:- Piacevano a mio fratello.- aggiunse quasi sottovoce, come se parlare di lui la rendesse agitata.

Mentre l'ossessione nel ricercare una valida scusa per un notte con lei mi stava portando letteralmente alla pazzia, provai ancora a distrarmi: - Cosa farai a capodanno?-

- La mia coinquilina va ad una festa...-spiegò lei nervosa, sistemandosi i capelli dietro l'orecchio:- ...ma non so se la raggiungerò.-

Il suo profumo aveva ormai invaso la macchina, dandomi alla testa come una droga, tanto che ci volle qualche secondo perchè riuscissi a domandare:- Perchè?-

- Non ho molta voglia di stare tra la gente...- mormorò tamburellando con le dita della mano sulla portiera, incurante dell'effetto che aveva su di me.

- Come stasera. - constatai io pungente, che avevo sperato di poter avere più tempo insieme per trovare un modo per tornare tra le sue gambe.

La vidi arrossire alle mie parole e stringersi nel cappotto come per giustificarsi:- Non... non è per te! Semplicemente non vado matta per le feste alcoliche senza senso.-

Io sorrisi e prendendola in giro mormorai: - L'avevo intuito che preferisci sbronzarti in privato.-

Le mie parole le illuminarono gli occhi e la sentii domandare: -In reparto farete un brindisi?-

- Credo che gli infermieri portino un po' di pandoro...alcolici in servizio sono vietati.- spiegai brevemente, seccato di essere già arrivato con la macchina sotto casa sua.

- Giusto.- fece lei mordendosi il labbro, come se si fosse rimproverata quella domanda.

Il mio sguardo non potè esimersi dal guardare le sue labbra e desiderarle mordere ben più forte, tanto che per distrarmi strinsi il volante tra le mani. Dovevo pensare, dovevo ritrovare la lucidità per evitare di baciarla in quell'auto impregnata del suo profumo, ma sembrava impossibile. 

In quell'istante la vidi osservare la strada e sembrò sollevata nel riconoscere il portone del suo condominio, ed io percepii un fastidio crescermi nel petto.

Posò la mano sulla portiera e fece per uscire ma io, ormai disperato, la fermai:- Sara, dopo l'altro giorno...-  Vidi i suoi occhi azzurro limpido fissarmi tremolanti, come se temesse che le mie parole potessero infrangere le sue sicurezze e per un secondo ebbi paura scappasse via. Presi fiato e sperando di scegliere i giusti termini continuai:- ...Volevo scusarmi per essere andato via di corsa...per averti salutato di fretta.-

Quelle pozze d'acqua non si infransero, rimasero lì a fissarmi meravigliate, mentre la sua bocca si schiudeva in un timido sorriso:- Non preoccuparti...-

- Generalmente non fuggo via dopo aver...- Stavo per concludere la frase quando la vidi mordersi nuovamente le labbra e mi fermai. 

Forse non era il momento per dare una definizione a quello che era successo, anche perchè nemmeno io riuscivo ad inquadrare bene quelle ore. Eravamo andati a letto insieme, avevamo decisamente fatto del sesso strabiliante più e più volte, avevamo dormito insieme e mangiato insieme e poi l'avevamo fatto ancora, ricominciando tutto da capo. I sintomi che provavo ero ormai certo non potessero condurre all'allergia o ad una strana tachicardia, ma ero terrorizzato all'idea d'ammettere che ci fosse qualcosa di più. In quel momento non mi interessava, l'unica cosa che volevo era un motivo per tornare a rifarlo ancora e ancora, un qualunque motivo, un solo dannatissimo motivo per non vederla scappare, per poterla avere di nuovo tra le mie braccia. 

Tolsi le mani dal volante, voltandomi verso di lei e riprovai nuovamente, sperando di celare i miei pensieri:- ...Insomma non volevo che pensassi che io sia un Portapizza che non bada ai saluti.-

I suoi occhi mi osservarono divertiti e la sue labbra sorrisero:- Non lo penso.-

- Bene.- feci nervoso, ben sapendo che ormai non avevo più tempo. 

Sentivo il sangue ribollirmi all'idea di lasciarla di nuovo, di andarmene senza prima aver avuto nemmeno un bacio ed incapace di allontanarmi da lei scesi dalla macchina per aprirle la porta e le porsi il braccio per uscire.

-Grazie...- fece lei, arrossendo di fronte a quel gesto. Appoggiò prima un piede con indosso delle vertiginose decolletè e successivamente l'altro, ed io non riuscii a staccare gli occhi da quelle gambe coperte unicamente da una calza nera sottile e da pochi centimetri di gonna. Sorrisi maliziosamente pensando a come mi sarebbe piaciuto denudarle del tutto: - E' un piacere.-

La vidi guardarmi ancora imbarazzata e forse per quello o forse perchè non era molto abile su quei tacchi vertiginosi, la vidi camminare incerta sul marciapiede mentre sussurrava:- ...grazie anche per il passaggio.-

- Figurati...- risposi senza riuscire a staccarle gli occhi di dosso ed un tratto speranzoso domandai: -Vuoi che ti accompagni? Non sembri molto stabile su quei trampoli.-

Lei si strinse indispettita nel cappotto:- Ce la faccio da sola, grazie.- e facendo qualche passo verso il portone di casa aggiunse:- Buona notte.-

Un macigno si piantò sul petto, poco sotto a dove la birra aveva distrutto il mio maglione e persa definitivamente ogni speranza risposi:- A te.- ben conscio che la mia sarebbe stata una nottata infernale. 

Sentendola ormai armeggiare con le chiavi del cancello, mi voltai verso la macchina irritato, chiedendomi dove avessi sbagliato. Possibile che quella ragazzina mi mandasse ai matti in quel modo? Possibile che il solo fatto di non stringerla a me nuovamente mi facesse impazzire?

Sentii la birra sempre più appiccicata al maglione ed infastidito, appoggiai il cappotto alla portiera e mi tolsi il maglione restando in canottiera col freddo di dicembre che speravo anestetizzasse la mia delusione. Fu in quel momento che sentii un rumore di chiavi cadere a terra e mi voltai, vedendola ancora lì sul cancello che mi fissava.

- Tutto bene?- chiesi incapace di trattenere il mio tono seccato.

Lei arrossì ancora e si chinò a raccogliere velocemente l'oggetto dei suoi problemi impacciata:-Sì, sì...è che...mi spiace davvero per il maglione, se vuoi ti porto giù la tua maglia...-

Sentii il cuore pulsarmi inferocito nel petto, come se l'arbitro mi avesse appena regalato un supplementare. Quello poteva essere un qualunque motivo, un fottutissimo motivo per arrivare almeno alla sua porta ed io l'avrei difeso strenuamente. Così afferrando il cappotto e chiudendo la macchina dichiarai: - Se non è un problema, salgo io.-


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Primum non nocereWhere stories live. Discover now