30 - A cosa stai pensando?

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"Potresti concederti un altro attimo di sbandamento ed ordinare una pizza"

Le parole maliziose di quel barista mi avevano distratto per giorni. Mi tornavano in mente mentre studiavo, mi scivolavano tentatrici sulla pelle sotto la doccia, ma soprattutto mi rimbombavano nelle orecchie quando vedevo il Portapizza in reparto, obbligando i miei occhi ad abbassarsi per pudore di fronte al suo sguardo.

Anche quella mattina il loro eco mi scosse, mentre guardavo Alessandro eseguire un prelievo di liquido spinale: era in piedi dietro al paziente, con le braccia tese nel suo camice verde, lo sguardo sicuro e le labbra leggermente schiuse. Avvertii distintamente un brivido scendermi lungo la schiena, mentre osservavo le sue mani abili e di certo non era la procedura in sè a provocarmi quell'accelerazione inusuale nel petto. Quest'ultima piuttosto era dovuta al ricordo di come le sue dita avevano slacciato ogni bottone della mia camicetta senza ritegno, per poi stringersi al mio seno come se fosse stato di sua proprietà.

"Un altro attimo di sbandamento"

Solo uno sarebbe bastato per sentire nuovamente le sue mani sul mio corpo e spegnere per qualche momento la mia assordante razionalità. D'altra parte che cosa avrebbe mai potuto provocare un solo altro attimo di sbandamento se non piacere? Davvero sarebbe bastato quello per distruggere il mio tirocinio? Mentre osservavo la luce della finestra filtrare tra i suoi capelli spettinati mi chiesi cosa sarebbe successo se quel pomeriggio non lo avessi fermato, se mi fossi concessa a lui in quello stanzino polveroso.

-Si può sapere a cosa stai pensando?-

La sua voce infastidita mi riscosse da quei pensieri ed io sentii un calore improvviso tingermi le guance, al solo pensiero che potesse scoprire davvero l'oggetto della mie riflessioni.

-Ehm...Ecco io...non ricordo.- balbettai senza riuscire a trovare una risposta plausibile.

-Per la seconda volta, mi serve un'altra provetta. La trovi in stanza infermieri...- fece lui fissandomi incuriosito per quella mia momentanea assenza, ed aggiunse sarcastico - Se ti ricordi dov'è.-

Mi allontanai infastidita dall'essere colta in flagrante e dopo pochi secondi feci nuovamente il mio ingresso in stanza, sotto il suo sguardo indagatore. - Ecco, scusami.- mormorai imbarazzata.

Il Portapizza, dopo avermi squadrato per qualche secondo da capo a piedi, finì la procedura e dopo aver medicato e salutato il paziente, mi disse di precederlo in sala medici, mentre lui andava a consegnare le provette dell'esame.

Feci come mi era stato detto, incapace però di abbandonare quelle riflessioni che lo riguardavano e che mi accompagnavano distrattamente da quella serata al bar. Mi sedetti, recuperando sul tavolo le cartelle da analizzare, ma dopo qualche minuto le parole di Pablo tornarono insistenti: "E' tornato un paio di sere fa decisamente furibondo".

Persi in fretta la concentrazione su quel dati, mordicchiando pensierosa la matita. Com'era possibile? Perché aveva sbattuto la porta? Perché quella reazione al locale? Se non fosse stato per le parole di Pablo non avrei mai sospettato che il mio Tutor celasse qualche rancore, perché non era mai stato gentile come in quegli ultimi giorni. Se avevo temuto imbarazzo o fastidio dopo quel bacio, ero stata costretta a ricredermi perché si era comportato in maniera impeccabile. Non aveva tartassato né me, né Tommaso in alcun modo, non aveva fatto battute, eccetto il suo intrinseco sarcasmo, e non mi aveva obbligato a vedere altri interventi chirurgici.

Anche il mio collega aveva notato quel cambiamento e aveva dato la colpa a Saturno nel suo segno, io invece ero più propensa a vederlo come una sua qualità vincente, una maturità che lo rendeva migliore. Per lui era davvero come se nulla fosse successo e se da un lato ne ero felice, dall'altro quella totale indifferenza mi feriva perchè io invece non riuscivo ad allontanare dalla testa il ricordo dei suoi baci in quello stanzino.

Primum non nocereWhere stories live. Discover now