37 - Come sempre

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Era stata una serata così strana, così diversa da come mi ero figurata quella vigilia che quando mi svegliai quel mattino, fui convinta di essermela sognata.

Realizzai di essermi terribilmente sbagliata quando percepii un braccio allacciato al mio fianco, come una cintura di sicurezza, e quando sentii il mio cuore accelerare di colpo a quella scoperta, non ebbi difficoltà ad individuarne il proprietario. Sdraiato accanto a me c'era un ragazzo dai capelli spettinati che dormiva sereno indossando unicamente dei boxer. Sollevai confusa e assonnata il piumone e quando mi resi conto di avere addosso solo i calzini, tutti i ricordi di quella notte mi tornarono in mente insieme ad un gran mal di testa.

Era successo, cazzo se era successo, e se la mia biancheria sparsa ancora a terra non fosse stata abbastanza eloquente, l'indolenzimento che sentivo tra le gambe ne era decisamente la prova. Non era quello a preoccuparmi però, quanto lo sfarfallio nel petto, quel calore che derivava dal suo abbraccio e la sensazione di intorpidimento che provavano le mie labbra, come se desiderassero solo essere nuovamente baciate.

Era stato bello, era stato tutto anche "troppo" bello e proprio perchè "troppo" doveva finire in fretta, prima che potessi rimanere scottata. Per questo provai a scostarmi da quella stretta bollente, mettere più spazio possibile tra di noi mi avrebbe aiutato a respirare, ma nel farlo il divano cigolò rumorosamente, tanto che mi bloccai gettando uno sguardo preoccupata ad Alessandro.

I suoi occhi verdi si aprirono all'istante, fissandomi con espressione confusa ed ancora assonnata, dopo il mio viso scesero sul mio corpo e quando si rese conto di come il suo braccio mi stringeva lo alzò come scottato, liberandomi da quella presa.

Stringendo il piumone al petto mi sollevai sui gomiti, non sapendo bene che dire e come salutarlo dopo quella notte passata insieme. Il suo sguardo tornò sul mio viso come a studiarne i lineamenti, i colori e poi si soffermò sulle mie labbra.

Mi tornarono in mente le sue parole.

-Quando ti bacerò questa sera, non sarà affatto "per sbaglio".-

Ed improvvisamente preoccupata che potesse metterle in pratica mi decisi a parlare, impacciata: - Buongiorno.- 

-Buongiorno...-rispose lui con espressione leggermente imbronciata, come se fosse consapevole dell'imminente bacio che gli avevo negato. E mentre si stiracchiava nel letto, con voce assonnata aggiunse: -Tutto bene?-

-A parte la sete e il mal di testa...sì.- risposi vedendolo rilassarsi nuovamente sul cuscino.

Un sorriso divertito gli alleggerì l'espressione del viso: -Direi che è il prezzo minimo dopo quello che abbiamo bevuto ieri sera...-

-Già...-

Alla penombra della sala lo vidi issarsi sfinito e portarsi una mano alla testa, segno che anche lui non era immune ai postumi di tutti quei brindisi e con voce roca chiese: - Che ore sono?-

Approfittando di quel pretesto, mi alzai a sedere e, volgendogli la schiena nuda, gettai un rapido sguardo al lettore DVD sotto la televisione. - Quasi le undici...- mormorai distratta dai miei pensieri: avevo bisogno di trovare una soluzione elegante per chiedergli di andarsene dall'appartamento, senza sembrare troppo scortese.

- Le undici? Com'è possibile? Io non dormo mai più di cinque ore di fila...- commentò il Portapizza confuso, alzandosi sulle braccia e lasciando che il lenzuolo scivolasse via dal petto nudo.

-Si vede che eri stanco dopo ieri sera...- constatai con un mezzo sorriso di fronte a quella visione. I ricordi di quella notte affollarono la mia mente: decisamente avevamo entrambi più di un giustificativo per essere così stanchi, soprattutto lui.

Primum non nocereDonde viven las historias. Descúbrelo ahora