Capitolo 23

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Erano spacciati.

Lupi famelici e alti quasi quanto lui li accerchiavano.

Una luce sempre più accecante e vicina sembrò spingerli verso di loro.

Thiago avrebbe voluto mostrare il suo Guardiano dell'Ombra e, tramite questo, difendersi.

Occhi e capelli divennero neri come la pece.

La carnagione iniziò a deviare sul grigiastro.

Ampie ali nere premevano tra le scapole per liberarsi e spiegarsi, ma il medaglione glielo impediva.

Assorbiva tutte le sue energie di Grownight per proteggerlo da Vasilisa e dalla sua fame bestiale.

All'improvviso la ragazza ululò insieme ai lupi, lei e il capobranco iniziarono a girarsi intorno guardandosi fisso negli occhi, studiandosi e fiutandosi.

Solo Thiago rimase fuori da tutto ciò, bloccato in un limbo con il corpo in essere non compiuto, e osservò impotente Vasilisa, mentre a questa si squarciavano le vesti e capì troppo tardi cosa sarebbe successo di lì a poco.

Vasilisa alzò il volto al cielo, verso la luna, e un grido potente e colmo di dolore le uscì dal petto mentre il corpo le esplodeva in grumi di sangue, pezzi di pelle e muscoli, che lo imbrattarono di rosso vivente e pezzi di carne umana.

Le ossa della fanciulla si spaccarono e ricomposero creando un essere nuovo fatto di zanne, artigli e ali nere di corvo.

Il mostro era finalmente manifesto e si mostrò in tutta la sua bestialità, per la prima volta svincolato dal giogo del Supremo, di quello dei Saggi e dal corpo che lo intrappolava.

La mente staccata e non oppressa dal dover sottomettere le altre, libera nel potersi concentrare solo su se stessa, libera nel poter manifestare a pieno la sua pazzia.

Vasilisa, o quel che ne restava, si guardò intorno con occhi di fuoco.

Fauci spalancate e tremanti sulle zanne aguzze.

Artigli sguainati.

Ali spalancate.

Bava colante.

***

Il corpo di Basilia Pierno, vestito di una candida tunica, era adagiato su una lastra di marmo bianco, i biondi capelli ramati a contornarne il capo come raggi solari.

L'Ara sacrificale era posta nel bosco a pochi metri da dove si trovavano Thiago e Vasilisa, proprio nei pressi del covo dei Grownight, vicino ad Ancona.

La scelta era stata dettata dalla convinzione che Vasilisa fosse l'alter ego di Basilia e che alla morte di questa la sua parte luminosa, risucchiata da quella nera della Grownight, le avrebbe reso la sanità mentale e l'umanità rubatele dal trattamento a cui era stata sottoposta dal Supremo, proprio come teorizzava l'enunciato di Cesare Pierno.

I membri del conclave, distribuiti in cerchio, tenendosi per mano, intonavano una litania.

All'interno del cerchio Venerina Bini, in mano un lungo e affilato coltello, rigorosamente di porcellana perché odiava dover ripulire l'acciaio, ondeggiando, recitava, allo stesso ritmo crescente della litania, la legge n. 8 dell'entropia teorizzata dal grande filosofo Cesare Pierno, nonno di Basilia e Ania.

Più il canto incalzava, più il cerchio si chiudeva.

Più il Conclave si stringeva su se stesso, più Venerina si avvicinava all'Ara sacrificale.

Più si avvicinava all'altare, più aumentava il ritmo della litania e l'ondeggiare del corpo.

Più la danza accelerava, più la luce rifulgeva.

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