Capitolo 14

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1998

La porta dello studio si schiuse lentamente quando la testolina castana della bambina si infilò nella stanza.

«Ania!» esclamò il vecchio Cesare: «Che ci fai qui? Gli ospiti stanno per arrivare!»

I Lagorio si stavano recando alla villa dei Pierno prima di affrontare il viaggio verso Torino assieme: la tensione sempre più crescente tra Growlight e Grownight stava coinvolgendo anche gli esseri umani e il conclave aveva indetto una riunione per decidere definitivamente come ― e se ― questi ultimi avrebbero dovuto essere impiegati per la causa.

La bambina corse tra le braccia del nonno, che a quel punto abbandonò la scrivania per andare ad accomodarsi su una poltrona e far sedere la nipotina sulle proprie ginocchia: «Perché quel muso? Non sei contenta di vedere Diego?» le chiese ancora.

Ania affondò la testa sul petto del nonno e con voce lamentosa spiegò: «Lui vuole sempre fare il leone!»

Cesare non capiva a cosa si stesse riferendo e forse la bambina se ne accorse, perché cercò di spiegarsi, indicando il tappeto sotto i loro piedi: «Quando giochiamo qui, Diego vuole fare sempre il leone e io devo fare il lupo!»

Le folte sopracciglia bianche del vecchio si inarcarono, immediatamente incuriosite da quel discorso: «Davvero? E a te non piace fare il lupo?»

Ania fece spallucce: «Ad Alessandra piace fare il lupo, così io faccio il leone.»

«Giochi anche con Alessandra qui nello studio?»

Solo in quel momento la bimba realizzò che forse non avrebbero dovuto giocare in quella stanza ed ebbe paura che il nonno la rimproverasse, ma era una brava bambina e lo ammise, scuotendo la testa, senza mentire.

Cesare sorrise benevolo: «Non sono arrabbiato. Potete venire qui tutte le volte che volete.»

Il viso di Ania si colorò di nuovo di gioia.

«Ma dimmi... Sono curioso... Qual è l'animale più forte secondo te?» Cesare voleva capire quale fosse la predisposizione della nipote: per nascita era una Growlight, ma alcune voci avevano insinuato che non fosse nata un'altra bimba insieme a lei. Temeva quindi che la vita di quell'esserino, che amava con tutto se stesso, potesse essere più complicata di quello che pensava.

Ania ci pensò su, con quel suo modo di fare troppo maturo per una bambina di soli cinque anni, finché dichiarò: «Il drago!» Allungò la manina fino a grattarsi via un improvviso prurito dalla caviglia.

Cesare rimase davvero sorpreso da quella risposta: «Il drago? E perché?»

«Perché vola! E sputa fuoco! E poi ha tutte quelle squame colorate e gli artigli più potenti del leone e la vista più acuta del lupo!»

Fu grazie a quella risposta, apparentemente innocente, che Cesare Pierno capì l'importanza di Ania e il suo ruolo in quella battaglia.

La famiglia Lagorio si fermò nell'atrio di marmo della grande villa, mentre Diana e Giovanni andavano loro incontro; nello stesso momento Cesare e la piccola Ania vennero fuori dallo studio, un paio di porte più in là.

«Benvenuti!» Diana salutò affettuosamente Antonia, lasciandole due baci sulle guance.

«Come è andato il viaggio?» si informò Giovanni, stringendo la mano a Giuseppe.

«Bene, grazie. Per fortuna non c'era molto traffico» lo informò l'altro.

«E questi giovanotti? Ma quanto siete cresciuti!» sorrise amichevole a Enzo e Diego, che però rimasero leggermente intimiditi da quelle persone che vedevano di rado, eppure spesso per non essere dei parenti.

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