Capitolo 7

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Il ragazzo richiuse in fretta la porta dietro di sé, lasciando Ania e Diego immersi in quell'odore nauseante, misto a quell'atmosfera mistica che si era creata fra i due fin dal primo momento in cui si erano incontrati, e che ora cominciava a risvegliare antichi pensieri, forze, paure, ricordi... parole che con tanta difficoltà avevano entrambi seppellito nei più remoti meandri delle loro menti.

«Torniamo ai nostri posti?» le chiese Diego con voce evidentemente imbarazzata.

«Sì, andiamo» rispose la ragazza. "Voglio solo andare a sedermi, infilarmi gli auricolari e chiudere gli occhi per il resto del viaggio" sussurrò Ania dentro di sé, come a volersi staccare per un attimo dall'intera faccenda vissuta fino a quel momento.

«Comunque sia, io scendo con te ad Ancona. Ci sono delle cose che devi sapere riguardo te, noi, i Growlight, i Grownight...»

«Non sono sicura di volerle sapere, Diego...»

«Lo so, Ania, lo so. Ma è scritto nel tuo destino. Abbiamo dei poteri, siamo diversi dai normali umani.»

Un'ultima occhiata di Ania a Diego prima di rientrare nello scompartimento concluse quel breve ma intenso dialogo fra i due giovani, legati da sempre da un filo invisibile e ora finalmente riuniti dal destino.

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Ania

Per tutto il resto del viaggio Ania rimase silenziosa, immersa nei propri ricordi, riscoprendo vecchie pagine strappate dal libro della memoria e gettate presto via dal suo inconscio, quasi come difesa preventiva da qualcosa, o qualcuno, che si sarebbe presentato prima o poi nella sua vita.

Ripensò ai momenti trascorsi con quel bambino nella casa dei genitori, l'antica villa dei Pierno. Ripensò a quante volte finiva per ritirarsi nell'immenso salone situato al piano inferiore, per sdraiarsi sul divano, dopo una pesante giornata di scuola. O quando, durante il weekend, veniva a casa il nonno e insieme leggevano e scrivevano storie fantastiche di creature volanti, super uomini che ne combattevano altri malvagi con l'aiuto di poteri mistici, nell'attesa di pranzare.

La scrivania dove sedevano sempre era ancora lì, intatta nonostante gli anni trascorsi, e le assenze dei suoi due compagni preferiti. Poggiava esattamente alla base di un'immensa vetrata decorata con motivi sfarzosi e pietre preziose. Da questo dolce ricordo della sua infanzia riemersero anche alcune immagini, senza senso fino ad allora, come lo strano riflesso che i raggi del sole, che si infrangevano sulla immensa vetrata, lasciavano sull'enorme tappeto posto al centro della sala, esattamente sotto il divano. Un anello d'ombra perfettamente circolare tagliava infatti il tessuto precisamente al centro; ricordò, inoltre, anche alcuni simboli ricamati su quest'ultimo.

In particolare le venne in mente la figura di un fiero leone dalla testa rivolta verso la scrivania, contrapposta simmetricamente a quella di un lupo, con il corpo chino e il capo girato verso il bordo del divano, entrambi accerchiati a tempi alterni da quello strano circolo che si faceva massimo e preciso nelle ore più calde del giorno sulla parte del leone, e che pian piano sfumava nelle linee e nella forma, facendosi più fievole e ondulato con il cadere delle ultime luci del crepuscolo, mentre delicatamente scendeva sul lupo con l'arrivo della luna e della sua luce riflessa.

Tutto a un tratto tanti, troppi, ricordi del suo passato vennero a galla insieme, trascinando la ragazza quasi in un'altra dimensione del reale, questa volta psicologica, introspettiva. Mai prima d'ora aveva avvertito un tale senso di vita, di appartenenza, di presenza di se stessa e del significato che tutto quello assumeva. Mai aveva dovuto immergersi così in profondità nella sua essenza, nella sua vera vita, e forse questo la spaventava un po'. Stava, per la prima volta, conoscendo Ania Pierno, figlia di Giovanni Pierno e Diana Mercali, e nipote del famoso pensatore e filosofo Cesare Pierno.

Contest Collaborativo ContinuoWhere stories live. Discover now