rassegnarsi

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Thor non era una persona difficile, certo non esistono persone semplici ma da una scala da uno a Loki, Elisa si ritrovò a pensare che era di certo su valori negativi.
«Sei la sola umana ad aver preso il posto?» Aveva iniziato a farle domande, con curiosità, i giardini erano grandi e sfarzosi, curati e pieni di piante che Elisa non aveva mai visto; tuttavia cercava di far sembrare tutto normale amministrazione.
«Non saprei, sono a lavoro da molto poco.»  Thor un po' deluso, chiese: «A chi siete assegnata?»
Abituato ad avere risposte ed essere, beh, sempre accettato, non aveva mai avuto un minimo dubbio su quanto potesse una persona sotto il suo regno gradire o non gradire una conversazione con lui, dava per scontato che fosse una gioia.
Elisa in realtà, avrebbe fatto volentieri a meno di parlare con lui, era così difficile rispondere a delle domande senza avere una vaga idea del mondo in cui si trovava.
È a dir poco paradossale l'insensibilità dell'uomo: ognuno trova obbligatorio dover parlare con le altre persone, dover rispondere alle domande, dover fare domande; come se realmente fosse importante. Al di là di questo, nessuno però si ritiene davvero obbligato, o pensa minimamente, a sentire anche l'altra persona empaticamente, questo rende il mondo pieno di parole vuote; dove la solitudine come un forte rampicante si fa strada nelle persone ma, come dare torto a chi dice che è meglio non sentire? Quando quei pochi che sentono la persona davanti, non traggono il piacere di una intima conversazione di anime, ma semplicemente  si ritrovano ad essere il parafulmine di tutti i sentimenti negativi degli altri, senza per altro essere mai in grado di trovare qualcuno con cui parlare dei proprio problemi.
Le persone empatiche o sensibili se preferite sono quelle che tutti vogliono intorno, ma, a cui nessuno, davvero, se non un altro empatico; può dare conforto perché una persona così si sconvolge dei dettagli inutili.
Elisa era una persona di queste e dopo dieci minuti di chiacchiere vuote, si ritrovò a sperare di trovare in fretta Loki e la nana, Thor aveva un modo di comunicare a senso unico, faceva domande senza però avere davvero a cuore la risposta,  cosa che faceva comodo alla ragazza ma la metteva anche a disagio. In effetti appena vide da lontano due figure disse:
«Vostro padre.—Guardando in fondo a un stradina dai sassi bianchi, oltre una siepe dalle foglie viola.—Laggiù, credo che li abbiamo trovati.»
«Sì, direi proprio che è lui.»
Thor era piuttosto solare ed espansivo, ma quando vide suo padre sembrò un attimo fermarsi, preoccupato.
«Avete detto che è con il generale Othala?»
Elisa annuì, come fosse programmata si fermò nel esatto momento di Thor, era tenuta a rispettare i tempi dei reali, o almeno credeva di esserlo.
Thor allora andò avanti, ignorandola, per fortuna pensò lei, che comunque lo seguì.
Loki aveva passato una mattinata di consuete irritanti menzogne, non sapeva come scappare o come far cambiare idea a quel Generale, era testarda e ben preparata a rispondere, molto probabilmente stavano aspettando solo l'occasione giusta per fare le proprie rimostranze.
Avevano accordato con difficoltà un numero di truppe decenti a un costo fin troppo altro, soprattutto vedeva in lei la volontà di conquista che non prometteva niente di nuovo.
Quando Thor fece capolinea all'orizzonte, Loki non poté che stringere i denti, non voleva che rovinasse le poche cose ottenute, ma poteva ugualmente utilizzare la sua presenza per confermare la lealtà che aveva presso Asgard quel erede che era scappato per l'universo.
«Figlio mio, Ben tornato!»
Aprì le braccia Odino,
«Generale Othala.» «Ben trovato.»
Ci fu uno scambio formale di saluti, seguiti da uno molto mento formale, Odino abbracciò suo figlio, Elisa assistette alla scena perplessa, era convinta che in fondo i due fratelli si amassero, ma che per Loki non fosse facile ammetterlo sopratutto dopo quello che le aveva detto.
Thor sarebbe stato il suo assassino e lei era lì per impedire il ripetersi della storia, ci fu uno sguardo fugace fra Odino e la serva.
«Avrai già posato la tua roba nella camera! Starai qui a lungo stavolta, mi dispiace dirtelo figlio mio.»
«Asgard e tutti i suoi guerrieri ti reclamano.» Disse Othala con un sorriso, la guerra doveva essere davvero un evento chiave per quella cultura ancestrale, Elisa non capiva, ma era più facile così che capire, come sempre.
«Quanto necessario per Asgard e anche di più padre.»
Odino sembrava soddisfatto, Elisa pensò che solo la sua faccia finta lo era, era positivo per lui la lontananza di Thor, tuttavia, non aveva granché da pensare.
Odino la richiamò subito, lei dovette avvicinarsi, fare i propri omaggi, attendere, ma i suoi occhi dentro quello d'Odino crearono uno sguardo d'intesa tuttavia i due testimoni non potevano immaginare e chi non immagina non vede.
«Allora avrai bisogno di un'ancella!»
Thor annuì.
«Che ne è stato della ragazza bionda?»
Loki non sapeva che rispondere.
«Credo sia stata presa da un'altro dio, non seguo più questi dettagli, purtroppo non ho più la mente per tutto.»
Thor lo vide come una normale ammissione di vecchiaia, alla fine era uguale e l'umana almeno sembrava cordiale.
«Come vi chiamate?» Odino nei confronti di Elisa, era così buffo, lei si limitò a rispondere.
«Elisa.» pensava che realmente Loki si fosse scordato il suo nome a son di chiamarla ragazzina, sorrise, un sorriso fuori contesto ma che si sposava bene nella conversazione.
«Bene, adesso Elisa, vi occuperete di mio figlio.»
«Sarà un piacere.»
Thor non aveva granché da fare con le ancelle, non più almeno, ormai si sentiva autonomo su tutto non più abituato al palazzo.
«Bene, allora avremo da fare un bel po' per risistemare quella stanza.»
Il fatto che avesse detto avremo, la sorprese, sorprese anche Odino, che interruppe:
«Dopo il bachetto avremo tutto il tempo che vogliamo, tutti noi: ci preparemo a mandare una spedizione nel ultimo regno e alla guerra.»
«Ne farò parte.» Thor sicuro, aveva appena deciso praticamente, lui voleva essere in prima linea.
«Insieme a me.» Othala, improvvisamente rientrata nel discorso, si era dedicata alle piante in quel piccolo lasso di tempo.
«Certamente.» Odino, iniziando a rientrare verso la parte del giardino, non voleva guardare Elisa negli occhi, doveva evitare di stare troppo tempo nello stesso posto con lei.
Sapeva che l'aveva appena ingannata, aveva detto che sarebbe rimasta sempre lì intorno, invece la stava già spedendo altrove, era certo che lei si sarebbe trovata male sopratutto si sarebbe sentita abbandonata.
Una guerra, come poteva averci pensato davvero a mandarla con Thor? Tutto questo era troppo per continuare a starle davanti, doveva mentire e per mentire devi chiudere il cuore in una gabbietta piccola, con la camicia di forza e le pareti di nero vestite.
Questa cosa scosse Elisa fin dentro il petto; guerra? Stavano scherzando?
Aveva detto che avrebbe dovuto essere la sua spia, non aveva detto che avrebbe dovuto andare in guerra o a un qualsivoglia fronte lontano da lui, lontano da Asgard! Insieme per altro a uno sconosciuto che doveva non solo servire, ma anche spiare.
Lui le aveva mentito, sperava di aver capito male, che non dovesse seguire Thor, ma fu quest'utlimo a darle quella certezza che mancava.
«Sei mai stata in un accampamento di guerra?»
Elisa deglutí, scosse la testa.
Allibita, disarmata, rassegnata ormai non poteva far altro che questo, annuire accettare qualsiasi ordine di Odino, come fosse realmente lui.
Strinse le dita della mano, aveva bisogno di forza, era arrabbiata ma doveva sembrare normalissima.
«Allora oggi pomeriggio ricordami di farti la lista delle cose necessarie, ne avrò bisogno.»
«Lo farò.»
Rispose, con un sorriso armato, amaro, guardando Odino da dietro, sfruttando il fatto di essere stata lasciata indietro.
Tutto quello era così sbagliato, sarebbe finita malissimo, aveva questo presentimento e niente poteva toglierlo.

Il banchetto scorse leggero come l'acqua da una fontana, lei rimaneva alla destra di Thor, che era a sua volta alla destra di Loki, al centro del tavolo.
Lei era in piedi, con la caraffa dell'idromele in mano, improvvisamente si chiedeva come facesse loki a nascondere le proprie allergie, ma si stava convincendo a non pensare più a lui.
Solo a se stessa, a quanto pare era questo il massimo che le era concesso, pensare a come sopravvivere, a volte c'erano occhiate casuali, ma non bastavano.
Lui sentiva i suoi occhi addosso come lame, lui pensava di averlo fatto per lei, magari non con i giusti preamboli, ma era sicuro che Asgard non fosse il miglior posto dove stare per la ragazza.
Lontana si sarebbe potuta salvare da una vera e propria invasione: Thor, per quanto lo odiasse era un grande guerriero se avesse legato con lei; altra cosa che al sol pensiero faceva bruciare lo stomaco del Dio del caos, l'avrebbe  protetta.
Questo non lo faceva stare calmo, ma comunque era certo che lei non avrebbe mai fatto saltare tutto per un semplice viaggetto.
A dir poco riduttivo pensarla così, ma la mente in qualche modo deve curarsi per non sanguinare.
Elisa continuò a versare nel bicchiere di Thor fino a metà pomeriggio, tante parole erano state scambiate, tanti discorsi erano rimasti nell'aria a infiammarla, da parte di Elisa nemmeno una parola.
«Vai nella mia camera, inizia a preparare una valigia, sfai quelle che ci sono già, leva i vestiti umani.»
Esordí Thor facendola uscire da quel torpore, lei aveva un gran dolore alle gambe, era rimasta in piedi per 5 ore nello stesso punto, come gli altri e le faceva male il braccio, la caraffa era pesante: fu felice di andarsene.
«Vado immediatamente.»
Se ne andò, seguita da lontano dallo sguardo di Loki che si sentiva di nuovo solo, improvvisamente, come un isola nel mare.
Si ritirò poco dopo il Padre di tutti, dicendo che andava a riposare, falso, andava da lei, perché tutti tornano sempre dove sono stati bene.

 La regina di LokiWhere stories live. Discover now