Giochi in scatola.

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Lui la lasciò andare, un passo che voleva dire fin troppo, il silenzio riempì ogni domanda ed ogni respiro: non c'era niente di buono, quel istante sarebbe rimasto innocuo nel tessuto del tempo.
A chi importava della loro esistenza? Chi mai si può preoccupare di una ragazza in più? Di un lieve spostamento di tempo? Nessuno.
Tuttavia, se una farfalla che batte le ali può scatenare un uragano dall'altra parte del mondo, cosa può scatenare una ragazza nel universo sbagliato? Loro non potevano saperlo.
Un colpo alla porta fece distrarre entrambi, Elisa sussurrò:
«Tutto questo è solo un rimandare.»
«Può darsi, ma non ha invaso Asgard! Forse domani, è già una svolta.»
«È un paradosso.»
Loki rise, mutando, tornando nell'aspetto d'Odino.
«Ci siamo solo suicidati.»
Elisa non poteva sapere cosa significava, troppo lontana dalle sue lezioni di fisica alle superiori, non si ricordava niente della relatività e della teoria sui viaggi nel tempo. Al contrario, loki non aveva mai perso di vista la scienza: la magia era il suo elemento naturale e la magia era la fisica incomprensibile per gli umani.
La mente di lei, rimase immobile mentre le porte venivano aperte, una donna entrava nella propria armatura.
«Avete ordini? Cosa è successo, abbiamo visto Hela andarsene gridando alla vostra morte.»
Era Sif, molto diversa da come se la ricordava dai film, sembrava cambiata, anche la sua armatura lo era in minima parte. Elisa si sentiva fuori posto, rimase in silenzio, loki nelle false vesti che ormai lo calzavano a pennello camminò verso la Dea della guerra.
«Lo so, per questo ti chiedo di richiamare il consiglio. Rinforzate le difese.» Sif annui.
«Poi, chiamate mio figlio: Dite che la sua spada è richiesta, non accetto un "NO" questa volta..»
Thor, perché mai chiamare Thor? Elisa guardò stranita Loki, Sif invece sorrise, era chiaro che aspettava da tanto di riavere il figlio prediletto d'Odino a palazzo, forse per interessi personali. Sif guardava il sovrano rispettosa, ma si fece sfuggire un paio di sguardi alla ragazza sconosciuta, si chiedeva spesso perché Odino si circondasse ogni giorno di nuove ancelle, questo rendeva difficile per lei occuparsi della sicurezza del sovrano e rendeva il regno vulnerabile. Pensieri però, che non avrebbe mai detto apertamente, prima, molti anni prima, si era permessa di parlare apertamente e aveva compreso che in vecchiaia il Sovrano aveva iniziato a non voler nessun consiglio:era facile avere le sue ire, o, comunque, non ascoltava più.
Nella vita, c'è bisogno di tenere i propri nemici più vicini degli amici e Loki aveva tanti nemici, forse, l'unica persona che non lo avrebbe mai accoltellato nella notte era quella ragazza o almeno sperava.
«Sarà fatto; dobbiamo contattare anche la Terra?»
Odino ci pensò su, iniziando a camminare per il corridoio, seguito dalla dea. Avevano spedito una guardia qualunque a chiamare il consiglio di guerra, Elisa seguì come poté i due dei, e le guardie, nessuno si curava di lei, nemmeno loki preso dalla recita poteva curarsi di lei.
«Dí a Thor di avvertire i guerrieri del pianeta, un baluardo in più fa sempre comodo.»
Finalmente la dea della guerra ebbe la propria risposta, mentre camminavano.
Elisa guardò spesso i corridoi che incrociavano il loro cammino, poteva andarsene, scappare per la città, dopotutto non era sicura di quello che sarebbe successo, di quanto lui avrebbe preso in considerazione la sua promessa.
Arrivati alla sala della guerra, lei fu chiusa fuori malamente, Odino non si degnò nemmeno di ricordarsi di lei: loki in realtà la cercò con lo sguardo.
Aveva paura di lei in parte e paura per lei, quel mondo era crudele.

Elisa rimasta fuori, con gli occhi delle guardie che la incatenavano tenendola lontana dalla porta, indubbiamente era fuori posto.
Non era concesso entrare a una semplice...cos'era? Una schiava? Un'ancella? Un giocattolo?
Nemmeno lei lo sapeva, fece un sospiro, abbracciandosi da sola, avrebbe dovuto aspettarselo.
Prendendo a camminare verso un porticato: il continuo del corridoio si mise a contemplare la città.
Asgard era bellissima, le luci notturne brillavano e si specchiavano sulle case color oro, rendendola molto simile a un presepe vivente, ricordò le parole di Loki, quella città era una nuova cittadella, ma molto probabilmente era più bella della prima, tuttavia Elisa non poteva sapere com'era la prima, non aveva alcun ricordo per confrontarle.
Era fresca l'aria, fece un respiro profondo, aveva freddo, addosso aveva solo una veste leggera, bella eppure così strana, aveva le spalline di catenella, scendeva morbida e piena di perline, si stringeva alla vita attraverso un'altra cintura di color oro, era di colore chiaro il tessuto. Non ci aveva fatto caso, guardò la sua mano le sue braccia, nude, non aveva maniche e non solo, lei, non aveva bruciature, nessun segno delle mani di ghiaccio di quel Dio, nessuna benda nessun dolore, sorpresa, soprattutto stupita di non essersi resa conto prima di una cosa simile. Aveva fatto un bagno e nemmeno aveva visto nello specchio di non avere più nulla?
«È stato lui.» sussurrò convinta, si voltò quando avvertí dei passi, altre guardie, altri guerrieri, entrarono nella stanza le passarono davanti senza considerarla. Portavano le asce, due uomini mori, con una lunga barba, portavano gli stessi colori.
Lei non poteva sapere che erano due fratelli, che venivano dalla stirpe dei Vadal e avevano innumerevoli battaglie alle spalle, soprattutto famosi per l'annientamento definitivo di jotun.
Poco dopo si rimmerse nei propri pensieri, prese a camminare vicino ad altre colonne, amaramente pensò che quelle ferite fossero scomparse solo per non destare sospetti:
«Se l'ancella d'Odino avesse delle bruciature da freddo non sarebbe molto normale.» pensò tra se e se amaramente.
Alzò lo sguardo e vide in fondo al corridoio, davanti alla porta, un'altra
ragazza, mentre altri entravano nella sala del consiglio.
La ragazza scambiò uno sguardo con lei, timidamente prese a camminarle incontro, doveva essere una serva come lei, pensarsi in quei termini per Elisa era ancora strano, impossibile e terribile, decise di fare due passi verso di lei.
La ragazza che aveva di fronte aveva una carnagione assurda, era verde, e i capelli erano di color rame.
«Voi siete nuova.»
Un'affermazione, improvvisamente si rese conto che non erano cambiate solo le sue ferite, ma anche le sue conoscenze, come poteva sapere la loro lingua? Capire come parlavano Sif e Loki poco prima, come parlava Hela; di certo non parlavano italiano.
Sottosopra rispose, immaginava fosse chiara la sua aria stravolta:
«Sì.» l'altra ragazza sembrava curiosa nei suoi riguardi, Elisa si sentì incredibilmente scortese quando si accorse di star fissando la sua pelle verde, distolse di scatto lo sguardo.
«Chi servite? Io servo Mijord, mi chiamo Athela.»
Elisa non rispose subito, servire era una parola grossa:
«Elisa..io-ci pensò doveva sembrare convincente.-Servo il Padre di tutti.»
Mentire non era la sua qualità migliore doveva imparare e anche in fretta, o poteva dire che serviva Loki, ma sarebbe stato un folle suicidio, la sua mente accarezzó quel opzione e immediatamente trasalì.
Non fu solo lei a farlo, Athela ebbe un guizzo negli occhi, non molto rassicurante, tuttavia, commentò come di dovuto:«È un grande onore, mi avevano detto che era stata sostituita.»
Quelle parole fecero pensare a Elisa che fosse la normalità cambiare ancella molto spesso per Odino, Athela la guardava come se la stesse compatendo, l'umana sorrise in risposta.
«Succede spesso?» ingenua, sperando che la ragazza avesse abbastanza coraggio di sussurrare qualcosa alle spalle del Re.
Tuttavia, ottenne solo uno sguardo basso, Elisa la pregò ancora:«Vi prego, voi potete aiutarmi.»
Facendo finta di sentirsi in pericolo, forse lo era, un'amica poteva farle comodo.
«Venite a cercarmi, il mio padrone sta nell'ala est, terzo piano.»
Athela guardò le guardie poi la ragazza, aveva un brutto presentimento, oppure semplicemente era rimasta impressionata con la facilità con la quale sparivano.
«Dov'è la ragazza?» Incalzò Elisa, la serva si allontanò di qualche passo, sfruttando una scusa.
«Credetemi, non è di vostro gradimento: cercatemi.»
Elisa avrebbe voluto trattenerla, ma la ragazza sembrava improvvisamente avere fretta, non le rimase che tornare tranquilla, almeno apparentemente.
«Lo farò.»
La ragazza verde annuì e come era arrivata sparì, andando ad attendere l'uomo che serviva fuori dalla porta.
Appena fu lontana, Elisa sussurrò, sperando di non essere sentita:
«Io non sono una serva.»
Forse più per rassicurarsi, tutto qui, anche se un altro pensiero riempiva la sua mente, loki aveva avuto tante donne tra le mani: una dopo l'altra? Significava forse che lei aveva solo colmato il vuoto dell'ultima? O che lui aveva eliminato il problema per far restare lei al suo posto, rabbia, lieve ribrezzo e gelosia bagnarono subito i suoi pensieri.
Le promesse sono fragili come il cristallo, lei doveva proteggersi da sola, essere sola, le stava ricambiando il favore! Così aveva detto, lei lo avrebbe ricambiato non fidandosi, non poteva permettersi il lusso di morire per ingenuità.

 La regina di LokiWhere stories live. Discover now