Gatti

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Elisa appoggió le spalle alla porta e si prese un attimo di pace notando che il bagno era, tutto sommato, sorprendentemente incolume, a parte qualche cosa fuori posto, i resti dell'armatura in un angolo e qualche goccia d'acqua; isomma niente faceva pensare che un dio si fosse medicato dopo una battaglia fra titani.
Fece qualche passo andando davanti al lavandino, prese il telefono dalla tasca, ringraziando il cielo che fosse a prova d'acqua, e prima di appoggiarlo controlló le notifiche:
3 messaggi per le lezioni, un paio di commenti nel gruppo del fandom, una chiamata da un maniscalco;
era tutto regolare.
Il suo telefono era privo di contatti veri e propri, d'amici veri e propri, aveva solo i messaggi di lavoro e qualche risata con qualche persona sul web, era come se la sua vita fosse iniziata un anno prima, era come se non ci fosse nulla prima dell'incidente, ma andava bene così, preferiva così. Lasció perdere, anche se per un attimo gli passó di mente che nessuno l'avrebbe mai aiutata con Loki, non fu piacevole l'idea di essere sola al mondo. Una sensazione di claustrofobia gli passó per lo stomaco mentre si levava la maglietta e la buttava nella lavatrice lì accanto; era da sola anche prima, ma non aveva alcun pensiero irrisolvibile, mentre adesso nella stanza accanto c'era il dio degli inganni che si divertiva a vedere in quanto tempo sarebbe scoppiata a piangere pregando per un briciolo di pietà.
Mentre si levava i pantaloni che si erano attaccati alla pelle, pensó, facendo un respiro:
"Meglio così, alla fine andrà tutto bene" per rassicurarsi se lo ripete anche ad alta voce mentre metteva la cavallerizza nella lavatrice con le mutande e i calzini.
Stava per accendere quando vide nel ammasso di cuoio e metallo un asciugamano bianco, lo sollevò stando attenta di non rovinare ancor di più quel'armatura ormai distrutta e vide che era sporco di sangue, fu una prova inutile, aveva pensato di mettere l'armatura in lavatrice, però aveva paura che si rovinasse non sapeva di quale materiale fosse fatta.
Decise di lasciarla li e contempló la macchia di sangue, lei sapeva che era messo male, glielo leggeva negli occhi, lo aveva visto, si muoveva come se fosse di cristallo; faceva il forte, ma non lo era, era debole e totalmente fuori luogo, non aveva più nulla e lei sapeva cosa vuol dire non vedere più niente di sicuro.
Le dispiaceva per lui, le dispiaceva non poter fare altro, ma l'idea di fidarsi di un essere vivente che non fosse un cavallo giá la faceva preoccupare, fidarsi di Loki poi era proprio fuori dal mondo per chiunque, per lei che già si fidava a stento era ancora piú difficile, aveva paura di perdere tutto un' altra volta. L'asciugamano pensó di buttarlo via direttamente, insieme a quel pensiero si levò il reggiseno e riapri finalmente il costato del tutto; portava sempre i reggiseni sportivi stretti e affissianti, sembrava avesse una taglia in meno quando li portava da quanto stringevano, ma sotto aveva la sua quarta abbondante che una volta amava mostrare, ma che adesso teneva solo stretta e nascosta; non voleva attirare l'attenzione e non voleva gente nella sua vita.
Si diede un'occhiata nello specchio e aprì l'acqua nella doccia e entró solo quando fu a bollore, si sentì rinascere quando la schiena passó sotto l'acqua; scacciando il freddo, scacciando la solitudine dalle ossa, fece in fretta passando spesso sulle gambe stanche e rovinate, il polpaccio era viola e le ginocchia già deboli per la troppa monta, erano sbucciate parecchio e aveva qualche graffio.
Alzò gli occhi e vide l'acqua ossigenata, era praticamente finita, doveva essersi torturato, lei la fini bruciò un po', ma niente di che.
Fece la doccia pensando e rigirandosi nella mente varie idee, rimuginando su un sacco di cose, spesso il cuore prendeva le difese di quel ragazzo, non lo odiava, gl'era indifferente e per quanto lui la odiasse lei aveva solo rabbia, una buona dose di paura e tanta buona volontà di conoscerlo.

Loki appena vide sparire la ragazza, dopo aver sospirato, senti il suo stomaco brontolare, si lascio cadere nella sedia contemplando le fitte, aveva fatto veramente tanta fatica a rimanere in una posizione normale. La minestra gli andava sul serio, anzi se avesse potuto ne avrebbe finiti un paio di piatti, ma non poteva, doveva rimanere inamovibile e non poteva contraddirsi da solo, quindi i suoi occhi indugiarono sulla fetta tagliata.
Era sicuro che l'avesse fatto in casa, era anche curioso di assaggiare quei sapori umani, la minestra era stata una sorpresa, ogni cosa successa, ogni parola di quella ragazza era stata una sorpresa.Li sembrava di essere uscito da una trattativa con un generale e invece nel altra stanza c'era solo una stupida mortale, era quello che lo faceva infuriare di più, non era piu in grado neanche di tenere testa a una ragazzina?
Fece un sospriro per contrastare una fitta, sapeva che per il dolore non poteva prendere niente era sempre stato allergico alla maggior parte dei medicinali, guardava la torta chiedendosi se fosse una mossa saggia assaggiarla, il suo metabolismo era strano, il suo sangue era strano e lui lo odiava ancora di piú in quelle situazioni.
Scelse di sfruttare quei cinque minuti per rilassarsi e cercare di attenuare il dolore, ma non funzionava per niente, quindi alla fine stufo di quella situazione si promise solo un morso, aveva troppa fame e non aveva neanche molto da perdere.
Riconobbe la marmellata ai frutti di bosco, ad Asgard prima che diventasse re erano vietare le importazioni di pietanze e usanze, ma appena era riuscito a diventare re aveva aperto un po' gli orizzonti, la marmellata di frutti di bosco midgardiana era una di quelle cose che cominciò a entrare, il mercato aiutò molto quella civiltà bloccata nel tempo a diventare meno ottusa e di conseguenza più tollerante, o almeno finche non scoprirono che era lui, si vietó anche solo di pensarci e si concentró sul boccone che aveva in bocca, gli piaceva, ma non riusci a riconoscere gli ingredienti.
Comunque era ancora vivo, quindi alla fine fece sparire la fetta tappó in parte il buco nello stomaco e i crampi si attenuarono, stava masticando l'ultima briciola quando un lampo arrivo e gli fece richiamare l'attenzione verso il panorama.
Si alzò a fatica e si mise a guardare le chiome degli alberi oltre la vallata, i suoi occhi mutarono appena cercó di mettere a fuoco il buio mostrando molti piu dettagli di quanto con i suoi occhi verdi potesse vedere, vide il cielo del tutto coperto e gli effetti del vento sugli alberi a valle, distinse il cielo dalla montagna in quel modo, l'acqua si era tramutata in grandine e scendeva molto forte, quando il tuono risuonó lui trasalí, durante la conversazione non lo aveva quasi sentito, fra il tentare di fare scacco matto all' umana e il tentare di non svenire per il dolore aveva avuto il suo da fare, ma adesso era lì davanti e non poteva fare a meno di sentirsi nel mezzo al finimondo.
Il miagolio preannunciato arrivó, dopo che lui si fece una mezza vasca davanti alla libreria.
Lo ignoró all'inizio, era pieno di libri interessanti di cui aveva sentito parlare, ma non aveva mai avuto l'occasione di leggerli o il tempo di leggerli, ne aprì un paio a caso e lesse qualche riga.
Finse di non sentire, finché non fu quasi d'obbligo andare almeno a vedere, quel gatto si stava sgolando praticamente. Fu un altro tuono a fargli scattare quella scintilla di bontà e curiosità, più volte fece dei passi verso la porta per poi tornare indietro con decisione, pensando:
"Non devo!". L'ultima vasca lo fece arrivare fino a toccare la maniglia, ancora indeciso sul da farsi guardó dallo spioncino,vide un gattino nero praticamente disperato, non voleva farlo, non avrebbe dovuto.
"Me ne pentirei amaramente!"disse pensando che farlo era come far pensare alla ragazzina che lui faceva quello che voleva lei, si era già reso abbastanza ridicolo, si giró per andarsene, mentre il gattino continuava a miagolare sempre più forte visto che lo aveva sentito avvicinare e lui a quel punto stufo fece scattare d'istinto la porta, quando ad un altro controllo intravide gli occhietti verdi disperati.
Aprí ritrovandosi immediatamente il gattino fra le gambe:"Stupido!" disse lui pentito appena questo prese a strusciarsi e fare le fusa, richiuse la porta e cerco di tornare nella sala. Sperava che smettesse di miagolare e seguirlo, invece il gatto non lo mollo un secondo continuando, alla fine seccato si abbassó, allungò la mano e il gattino gli strappó un paio di coccole mentre lui diceva, stringendo i denti per il dolore:
"Pure questa mi mancava!"
Buttò un occhio alla porta del bagno e fece un sorriso malefico, gli era passata una mezza idea.
Elisa intanto si stava asciugando, aveva sentito che il gattino era stato accolto e gli fece piacere saperlo:
"Il grande re crudele che non riesce a sopportare il pianto di un gatto!" Pensò ironicamente mentre appoggiava l'asciugamano e rimaneva nuda, se avesse saputo quello che stava pensando in quel momento il dio l'asciugamano non l'avrebbe mai lasciato. Non meno di un respiro dopo il dio spalancò di colpo la porta dicendo portando il gatto in collo, mentre lei sussultava:
"Io l'ho fatto entrare,adesso te lo tieni!" E mise a terra il gatto mentre lei si avvolgeva un altra volta nell'asciugamano dicendo:
"Esiste una cosa chiamata privacy!"
Lui sorrise,chiudendo la porta dietro di lui per non far fuggire il micio, aveva impresso bene nel proprio cervello l'immagine di quella ragazzina nuda e ribatte, arrabbiato: "Esiste una cosa chiamata libertà!" Lei sbuffo e pretese:"Vuoi uscire?" Lui la sfido:"Non ci penso neanche!"
Lei rispose prendendolo di punta, mossa sbagliata, ma era veramente stanchissima:"Non puoi irrompere così nel bagno!" "Perché?"rispose lui, capiva perfettamente il perché,
voleva semplicemente lasciare il gatto all'inizio, ma adesso avrebbe preferito di gran lunga rimanere li, era divertente vederla irritata e più lei rispondeva più voleva annientarla.
Elisa prese aria e disse sarcastica, stringendosi nel asciugamano nervosa:"Perché?Le ragazze ad Asgard vanno a giro nude per caso?"
Lui fece una mezza finta risata,non riusciva neanche a far finta di ridere, e disse con disprezzo mirando a farla soffrire "Non ti considero neanche una ragazza, sei solo un umana!" L'offesa era veramente pesante per lei era come se si fosse elevato a non so quale status e avesse messo lei alla pari di un, non so cosa, ed era una bugia bella e buona, Loki non era di certo un santo in quel senso.
La ragazza che aveva di fronte non era bellissima e lei lo sapeva, ma andava fiera delle curve che aveva, della sua muscolatura anche se aveva un fisico molto trascurato,il fisico di un cavaliere.
Nella mente di Loki passo velocemente un senso di pentimento, a vedere negli occhi della ragazza un attimo di dolore, ma lei invece si avvicinò arrabbiatissima e disse lasciando cadere l'asciugamano, non gli serviva era inutile, tanto lui era il 'grande re intoccabile' dicendo la cosa più brutta con cui poteva rispondere, pensava giustamente che uno che si era fatto ingroppare da un cavallo non avesse il diritto di giudicare quanto il suo fisico fosse attraente:
"Vai fuori da questa stanza cavalla in calore!" Lui si infurió,come osava? per quanto lui potesse diventare cattivo con le parole, non ammetteva di essere nemmeno scalfito.
La spinse contro il muro e con occhi iniettati di rabbia disse mentre il gatto si levava per non essere pestato:
"Non dirlo mai più!" L'aveva presa per i fianchi, e spinta con forza sfogandosi, lei non poteva ammettere una cosa del genere. Non poteva permettergli di trattarla in quel modo, la paura c'era il cuore era a mille, poteva ucciderla e lo sapeva, non conosceva quanto era teatro e quanto reale, sotto quegli scatti di rabbia non sapeva se riusciva a pensare o quel assassino agiva e basta.
Elisa segui il suo istinto e disse arrabbiata spingendo sul suo costato:
"Smettila!Se sono solo un umana allora perché sei ancora qui?"
Lui provo a rimanere fermo, ma il dolore lo costrinse a lasciarla e allontanarsi,dicendo in un urlo di dolore:"Lo sai perché ragazzina!"
"Ho un nome!"sbraito lei,lui rispose:
"Anch'io!"riferendosi al colpo basso precedente,poi disse guardando la ragazza dall'alto in basso quasi come se fosse una cosa strana,nella sua mente penso:"Come mai non ha paura?L'ho buttata contro un muro ho visto guerrieri tremare dopo una cosa del genere!" Esclamò d'istinto:
"Dovresti tremare!" Lei rispose prendendo la maglietta del pigiama,odiava rimanere così esposta:
"Non sei l'unico che sa mentire!"
Ammetteva di avere paura, in effetti quel'uomo era pericoloso,molto pericoloso non sapeva se era in grado di tenerlo a bada,Loki fu felice della risposta e disse:"Bene" ma gli uscì soltanto un che di dispiacere e
un rantolio di dolore, si piegò in due gli aveva fatto malissimo,lei se ne accorse,stava per dire qualcos'altro e lui lo sapeva, cercó di bloccarla con uno sguardo, ma fu inutile, quasi temeva che fosse un altro affronto, non poteva sopportare un' altra cosa del genere senza neanche reagire e in quel momento quasi non respirava.
Non fu l'unica cosa di cui ebbe paura, non voleva sentirsi vomitare addosso altra rabbia e altro odio,la ragazza si pentiva amaramente di averlo fatto, di aver risposto e di aver tentato di buttarlo fuori da quel bagno, lo vide praticamente affogare ed era stata colpa sua, disse semplicemente cercando di riparare, aveva voglia di avvicinarsi, ma lo sguardo gli fece capire che era meglio se rimaneva lontano:"Dovresti prendere almeno un antidolorifico,avrai almeno tre costole rotte è già tanto che stai in piedi..." lo disse mentre si infilava velocemente il sopra del pigiama, lui rispose nascondendo le fitte, appoggiandosi al mobile per rimanere in piedi:"Sto bene, sarei comunque allergico!" Non sapeva perché gli avesse rilevato quel dettaglio, il cambio d'argomento fu repentino, fu strano e istintivo per entrambi, ma si sentì uno stupido, era un vantaggio per lei,ma quel suo tornare più o meno gentile lo fece fidare un po' di più invece di finirlo si era fermata ed era stato strano, stava già pentendosene quando lei rivelò:
"Ne ho uno omeopatico l'ho dato a un cavallo allergico, non so se ti fa male lo stesso, ma almeno dacci un occhiata."Lui rispose sincero non capiva irritato in parte:"Sto bene e poi cosa te ne frega?" Lei commentò, mentre si avviava verso alla stanza accanto, gli era passata davanti decisa ancora mezza nuda e bagnata e lui la lasció passare, si era fermata un attimo a un passo dal dio dicendo, fra l'irritato e il dolce, come un ragionamento ad alta voce:
"Il cane che si morde la coda"
Lui ci lesse una decina di significati, ma credette fosse per il suo continuare a mentire quindi si difese mentre lei apriva la porta e il gatto usciva:
"Ti ho già detto che non ho bisogno di nulla" Lei scosse la testa e uscí girandosi rispose:"A malapena respiri e sinceramente non posso lasciarti in questo stato!" Il dio si stacco dal mobile e stringendo i denti gli arrivó muso a muso dicendo:"Ho abbastanza fiato per toglierti la spina dorsale" questa volta fu diverso però, lui l'aveva minacciata è vero, ma lei ci lesse solo un ammissione, il tono glielo fece intuire, chiese dando un occhiata alla benda:"Sinceramente hai bisogno di punti?" Lui non riusciva a capirla, più l'attaccava, più lei era buona era come se fosse di colpo diventata remissiva, ma leggeva nei suoi occhi che non era cambiato nulla. Elisa stava evitando un altro scontro, stava evitando di fargli male e farsene, era stanca e le sue minacce stavano diventando cose abituali, non attese una risposta, andò fino nella stanza accanto seguita da lui che farfuglio stizzito un "No" che sperava fosse la verità.
La frase precedente era riferita a lei, che non riusciva a non aiutarlo anche se c'erano buone possibilità che ogni suo dolore in meno fosse un suo rischio in più, un rimprovero a se stessa per non essere ancora abbantanza cattiva, ma alla fine come poteva esserlo?Le persone cambiano è vero, cambiano e perdono pezzi, costruiscono muri, però alla fine sotto le macerie rimangono sempre le stesse e lei era così, buona.
Lui non emise una parola mentre lei cercava, si limitò a strappargli di mano il flacone, una volta che lei glielo mise davanti, lesse le sostanze contenute dopo un po' commentò:
"Inutile!Un altro regalino ereditario!"
Lei lo guardó,chiedendosi quanto fosse istabile per natura e quanto lo fosse semplicemente per la situazione, anche nel bagno è vero l'aveva messa contro un muro e offesa, ma se avesse realmente voluto poteva farli male molto prima.
Gli sarebbe bastato tornare blu per bruciarla un' altra volta, ci pensó appena senti bruciare il collo, infatti per quella bruciatura si prese una crema da uno di quegli scaffali pieni di oggetti utili. Lui la vide e si chiese a cosa servisse la risposta l'ebbe un secondo dopo quando se la spalmó sulla zona dicendo per distrarsi dal dolore, al gattino che era tornato a fare le fusa, con dolcezza:
"Sì, ora ti porto a mangiare palla di pelo!"Fece tutto sotto gli occhi di un Loki frastornato e assente,immerso nei proprio pensieri che sorrise impercettibilmente alla vista del gattino,che lei prese in collo appena rimessa a posto la crema.
Lui cercò di inquadrarla riguardando tutto quello che sapeva di lei, anche la sua figura nuda fu aggiunta alle informazioni pensó d'istinto:
"Ragazzina certo...ma sa il fatto suo per sfortuna!"

 La regina di LokiWhere stories live. Discover now