Piccoli crimini.

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Il germe di un'idea può distruggere il mondo, come un seme, caduto nella giusta terra sarà l'alba di una nuova era, una piccola spina del subconscio può infestare tutta l'anima.
Infezioni senza antibiotico, parti con uno sguardo, e lasci che tutto capiti, una gettata di rune, basta che le prendi in mano, chiudi gli occhi, e lasci fare a loro.
Il carrello si riempì in fretta, sotto un silenzioso controllore incappucciato, dalla felpa usciva un polso ossuto, aveva le dita lunghe il dio, scarne, sembrava un rapace. Quelle mani che piacciono solo ad alcuni, che non trasmettono forza, sono eteree.
Prendeva gli oggetti con i polpastrelli leggendone il contenuto, le unghie erano bianche e lunghe. Non troppo, un po' spezzate, ma, sembrava curato, dolce, preciso e senza forza.
Ricordava un medico, fermissimo e preciso. Elisa, lo osservò un attimo, andava su e giù metteva dentro, parlava, lui era come non ci fosse, e lei quasi preferiva, avrebbero di certo rischiato scenate.
Alle volte lui arrivava con qualcosa, qualcosa ben ponderato, solo per vedere la sua reazione i suoi occhi la fissavano nel gesto.
La fila lui non la fece nemmeno, figurarsi, vagava tenendola ad occhio, lasciò fare tutto a lei per i suoi vestiti entrò nel camerino e si cambiò.
Roba elegante, roba comoda, non si sarebbe messo una tuta, voleva roba bella e costosa, anzi, diciamolo, neanche pensó al prezzo.
Elisa non fece altro che mettere dentro anche roba per gli alluvioni, in tutto era poca roba.
Lei era la praticità, con i piedi per terra, vedeva il mondo dalla sua prospettiva di topo, lui, era l'aquila, vedeva il mondo dalla sua prospettiva di dio, ma, ogni volta, la preda tornava ad essere lei.
"Andiamo"
Lui prese il carrello per la prima volta, non capì, non avevano pagato in quel negozio di vestiti, beh, lui lo aveva fatto, ladro? È forse ladro chi crede che gli sia dovuto dal karma? Quanti sono per un dio 300 euro?
La risposta è niente, la sua mano, la catturó, la chiamò accanto.
"Muoviti." "Ma cosa!"
Non ci fu speranza di replicare, lei non avrebbe mai strattonato, aveva il sentore che non stesse per niente bene, aveva usato un gesto lento e considerato, si, l'aveva messa nel lato del livido, accanto a se, prendendola per la vita.
"Dopo." Le sue mosse erano decise, Elisa stette al gioco, non voleva dargli contro, ma l'avrebbe sentita, in effetti, aveva addebitato tutto con un giochetto mentale a quelli vicini, nel momento stesso in cui stava facendo il pieno di "tute" per lui, e le cose per lei, lui, nel suo completo nero stava lavorando per il conto, ed era dannatamente bravo.
Arrivarono di nuovo nel parcheggio, e lì, strappò allontanandosi, lui guai, quasi, non era un cane, ma gli venne naturale, mutare gli occhi e odiarla.
"Perché diavolo devi fare cose del genere? Hai rubato tutto! Non si fa!?"
"Se vuoi torna dentro Santa martire!"
La prese in giro, era arrabbiato.
"Hai fatto lo stesso giochino del libro? Eh!" Lei aprì l'argomento, perché? Tono sarcastico e geloso.
"Perché non ti fai gli affari tuoi? Con la mia roba faccio quello che voglio."
Lui si era sentito dare della puttana e sarebbe bastato a tenerlo ben lontano per un po', si voleva andare sedere,
"Non ci pensare neanche!"
Lo prese per il polso improvvisamente irritata, voleva sviscerare la faccenda. "Io faccio quello che voglio, torna dentro a pagare, o sali in macchina, era meglio se ti lasciavo su quella panchina stanotte!" Lei non disse altro, non sapeva che rispondere, cercava di prendere aria in acqua.
"Almeno sai cosa si prova ad aver fatto un errore madornale." Sbottó in fine.
Andò a mettere le cose in macchina nel bagagliaio, mentre lui si sedeva, era impossibile stargli vicino, ogni volta era una presa in giro se solo avesse riavuto tutti suoi poteri non l'avrebbe più rivista, il che, era un'idea sempre meno allettante, ma sempre da confermare.
"Oh, si che lo so"
Non aveva insistito, a denti stretti, fra se e se.
Il problema è che entrambi sapevano bene di arrabbiarsi a vuoto, e arrabbiarsi vuol dire tenerci.
Odio e amore sono la stessa cosa da prospettive diverse, e lei era di certo quella più vicina ad ammetterlo.
Gli errori madornali, passarono nella mente di lui uno dopo l'altro:
'Come pretende di saper ciò che ho passato.'
Pensava e rimuginava, chiuse la mano a pugno, lieve botta sulla maniglia di rabbia, e lei, lei perché non veniva in fondo a quella lista? Bhe, lei giaceva fra il non aver avvelenato il fratello, ed essere una cosa che desiderava.
Entrò, mise in moto, silenzio...
Un gesto vago, lei provò a toccargli il ginocchio, purtroppo lui non era una donna, e se mai sentiva questa lieve forma di femminilità innata nella sua anima la sradicava, lo tirò via.
Lei si sarebbe ben scoperto che era più maschio di lui, ma queste sono altre storie d'adolescenza mista.
Non che farsi toccare un ginocchio sia poco maschile, ma, si ricordava di quante volte avevano parlato di sesso Thor e gli altri, spesso, le conversazioni di quel genere non gli piacevano, scappava, ma, lui aveva spesso continuato a parlare nella loro stanza, alle volte lo faceva mutare in donna, cominciando a parlare che stava meglio così e continuava...

Di fatto, si persero del tutto, gli dei lo fanno sempre, senza profezie, oracoli, generali, fu una lotta verbale per la via migliore, una lotta stupida, che lì portò a scegliere di fare dei passi verso "nord" e la fantomatica baita.
Purtroppo, le guardie forestali esistono, e la tenuta dei lupi veniva controllata spesso, perché si stava intensificando il fenomeno del bracconaggio, si sentirono sbuffi di cavallo, si, erano scuderizzati da Elisa le giubbe del lupo.
"Fermati, hai sentito?"
Lui non voleva ascoltarla, non voleva più sentite una parola.
"THOR!" Gridò...improvvisamente la dea della guerra si sbriciolava a donna insicura. Lui si voltò:
"Muoviti, invece di gridare! Saranno lupi, da quando ne hai paura?"
"Da quando siamo mezzi nudi, senza armi, senza poteri al freddo nel nulla!"
Thor si voltò, vide le orme di un capriolo, doveva essere scappato Da loro. "La cena"
Nemmeno detto, i cavalli apparvero dalla collinetta.
"Hey voi! Avete il permesso? Che ci fare qui" il più vecchio parlava, era un ometto severo ma buono, il giovane, la "recluta" lo teneva sotto tiro, un fucile a sale, bastava a spaventare e dare dolori al sedere, anche contro i lupi..
Sif alzò le mani.."ci mancava solo questo, come osano! Siamo in guerra secondo te?" Si riferiva al possibile scontro tra uomini, uno rise, il terzo che scese da cavallo.
Diede un foglio a Thor che guardò incredulo, una multa da mille euro per "deturpazione del paesaggio"
Un sacchetto di roba d'oro.
"Che volete? Cos'è?"
"Smettila di fare la parte, avete lasciato in giro armature, strappato piante rare, siete andati fuori sentiero, in orario notturno, adesso vi scorteremo alle vostre macchine e dovrete rispondere alle vostre domande."
"Io sono Thor figlio d'Odino, come osate? Comunque non abbiamo una di quelle macchine midgardiane, né dove andare." La guardia rise, la recluta abbassó il fucile.
Si levo un aria di riso leggero..
"Allora lei è sif dai capelli d'oro?"
L'ometto della multa.
"Dateci dei nomi e documenti o si mette male." Sif non voleva sentire ragione stava per parlare, ma, beh, Thor non era nuovo al mondo degli umani, aveva dei documenti.
Capì di essere punto a capo, cercò nella borsa, nei pantaloni.
"Ho fatto cambiare all'anagrafe, mia sorella ed io ci siamo persi, oggi pomeriggio, non sappiamo come uscire e avevamo pensato di fare come Pollicino."
Sif si stupì, da quando Thor aveva in mente di mentire? Usare trucchetti? In effetti era abbastanza inteligente per mettere insieme tre parole di fronte a delle guardie forestali.
Prese il documento.
"Cominciano a ragionare, Thor!"
Ridacchiavano sotto i baffi, avevano recuperato tutto, compilando il modulo con i dati.
"In questo caso, la multa non decade, ma vi scorteremo al rifugio più vicino, e da li, sarete costretti ad allontanarvi in giornata, solo in giornata."
Parlava di nuovo il vecchietto.
"Va bene, per la multa potete pescare a caso, è oro" disse Sif fortemente irritata voleva che si levassero dai piedi, ma l'idea di un pasto e un letto caldo non le dispiaceva.
"Ma siete alieni?" La recluta, era un ragazzo giovane che faceva visibilmente il filo a Elisa dalla prima lezione d'equitazione, dai lineamenti tedeschi, la lingua che era stata usata fino a quel momento era un inglese scadente, un americano, e molte cose dette fra loro non erano state nemmeno comprese dagli dei, che nella loro lingua madre usavano parole molto antiche di cadenza pre germanica uno scandinavo antico, incomprensibile dai moderni linguisti più esperti.
Per rimanere in tema di lingue, elisa e loki confabulavano in una specie di lingua italiana quando erano insieme, e inglese semplice, loki era a dirla tutta un portento nello studio di varie lingue e storie.
Lasciando la parentesi di lingua, potremo tornare ai due dei caduti.
"Andiamo con loro?" Chiese Sif,
"Ovviamente." Disse Thor.
Battuta su battuta, domande su domande, presero una scorciatoia al passo, arrivarono in serata alla baita, passarono la notte lì. E per tornare in concorde, proprio mentre erano in macchina, la mattina, mentre i due avevano deciso di pagare con pezzi d'armatuta il soggiorno, un attimo dopo, la donna della baita telefonò alla sua amica più cara, mentre erano in coda.
Il dio, stremato, si era addormentato di colpo da un'oretta, lei guidava, pensando ai suoi problemi a lui, sarebbero arrivati alle 3 a casa, e aveva da fare di tutto.
Era bello mentre dormiva, sinceramente bello, blu e sereno, sembrava un angelo, ma questa cosa che non avrebbe voluto neanche pensare, per fortuna, fu interrotta appunto dalla telefonata.

Il virus si stava prendendo gioco dei due, lui, sempre più rilassato in sua presenza, lei, sempre più spiava i suoi occhi.

 La regina di LokiHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin