I sussurri di corte.

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Abbiamo imparato a sminuirlo, nessuna forza di guerra, nessuna forza rumorosa, il chirurgo delle menti, secondo la Marvel sarebbe stato un grossolano re drammaturgo,
secondo me, avrebbe governanto fino alla fine con più abilità del fratello.
In modo diverso magari, ma non da sottovalutare.
Tirò con forza, odiava essere legata, tirò con panico, non sapeva dov'era, ricordava solo che lui l'aveva stregata, forse, se non fosse stata una botta, o un colpo, stava dormendo? Era un incubo? Confusa.
"Aiuto! Liberetemi, vi prego! Hey"
Si scorgeva fuori dalla finestra dorata, oltre una terrazza degna di un re, una città divina, oro, brulicante di vita.
Era tutto troppo nitido, si sentiva provenire dalla finestra e dall'enorme portone lavorato in legno placcato, una musica leggera, vikinga, una festa, un'enorme festa.
Mosse i piedi, non erano legati al letto ma erano legati fra loro, erano argentate, piene di rune, più tirava più andava ad accorciarsi verso l'anello.
Una camera così bella, si vedeva che aveva avuto delle modifiche, davanti, una libreria di diversa fattura, un tavolo, su cui milioni di schemi e pensieri regnavano, un paio d'armadi letteralmente chiusi, con le stesse catene di lei quasi.
Non poteva sapere che era nelle camere d'Odino, nelle stanze del falso Odino, Loki, che ora presiedeva al banchetto da dove arrivava la musica.
Teso,annoiato, sotto una solita maschera, era bravo a sembrare lui, dare gli stessi elogi, e gli stessi rimbrotti, in pochi lo guardavano male. Dopotutto, aveva perso la moglie e un figlio, i leggeri cambiamenti progressivi scivolati dalla sue maglie di inganni, di scelte, scivolati dalla sua voglia di pace, uguaglianza, rispetto, cultura in un mondo di bofonchi amanti del Vino, potevano essere veritieri.
"Chi rimane uguale dopo un simile lutto? Alla sua età! Chi sarà il prossimo a regnare? Thor è via;
Sif? Perché ha fatto diminuire i combattimenti? Ha fatto tornare a scuola i guerrieri! Ma ora c'è la pace, hai visto belli i giardini?"
Tutte frasi sparse, per il regno, brusio, che lui ascoltava dal trono, boccadoro, faceva uguale, alle volte si avvicinava, sia in mente che a piedi, per congratularsi, riferite. Erano i momenti di massima goduria per lui, ma erano vittorie amare, poiché, sarebbe bastato un nome per distruggere tutto.
"Loki."
La ragazza guardò a sinistra, un arco senza una porta, si spiava un bagno, una vasca.
"Vi prego."
Boccadoro, era abituato a vedere concubine nel letto d'Odino, lo sapevano in pochi, ma erano di una cultura in cui è normale che l'uomo faccia sesso, soprattutto con donne di bassa levatura, soprattutto con mortali.
L'unico che rispose a quei richiami fu un servo che apparve dalla porta del bagno.
"Siete sveglia finalmente."
"Che è successo? Perché sono così! Dove sono? Dov'è lui?"
"Il padre di tutti è giù, a cena" si apprestó, mentre metteva i vestiti di lei tutti impilati sulla sedia accanto ad un armadio aperto.
"Il padre?" Qualcosa non andava,ebbe altre risposte.
"Odino, vi ha lasciato qui, mi ha detto di prepararvi per la serata, siamo ad Asgard."
Andò un attimo in tilt, come era normale che fosse, dov'era Loki? Aveva bisogno di parlare con lui, ma chiedere era da pazzi, la serata? Che volevano da lei? Voleva tornare a casa. Il ragazzo si avvicinò.
I suoi occhi castani brillavano di una luce strana.
"Quale serata? Non era scoppiato il Ragnarock?" tirò, tirò, era inutile.
"Sono lieto d'informarla che è tutto al suo posto." "Tranne io!" Lo interruppe bruscamente. "No, lei è qui per colmare la solitudine."
"La solitudine se la colmi con la mano destra." Cercava d'avventarsi, andare contro di lui, alzarsi, ma il letto la bloccava sempre di più.
Un sorriso saccente si dipinse sul ragazzo, e a lei rimase solo d'alzare gl' occhi al cielo, forse aveva capito, ma aveva ancora più voglia di sgozzarlo.
Grugní di rabbia.
Giù, sul suo trono, il dio stava bevendo e mangiucchiando, osservando le danze, aveva organizzato un enorme stagione di spettacoli. Non in suo nome, non con lui per soggetto, ma variopinti, per intrattenere e movimentare quelle routine stantie, sogghignava.
"La informo che potrò anche liberarla, ma non riuscirebbe Comunque a uscire dalla camera."
"Mi hai spogliata!" Ringhiò.
"Si e anche rivestita" beffardo, il giovane dai capelli scuri, fisionomia del tutto diversa, molto più basso, chi voleva prendere in giro?
"Almeno fammi alzare!" Continuò.
"Certamente.." si avvicinó, e mosse un meccanismo sul comodino, sparirono le magie, e lei neanche aspettó di respirare, si catapultó su di lui.
"Riportami a casa!"
Il ragazzo prese i suoi polsi e li allontanò. "Fatti un bagno, non ne ho potere sono solo un semplice servo."
Si mise una mano sulla fronte sempre più arrabbiata.
"E io sono qui per fare una scampagnata!" Sarcastica era inutile, vi era passata letteralmente attraverso.
Prese a guardarsi intorno.
"Tu puoi vedermi." Disse prima di sparire del tutto.
" Ti odio!"
Lo disse al nulla, e imprecó, andò verso il terrazzo, l' aria era fresca ma non fredda, eppure era nuda.
Due paia d' occhi la guardavano sempre Heimdall e loki.
Lei non poteva saperlo, poteva solo immaginarselo.
La città era una distesa di vie illuminate vive, di balli di feste, di riposo, in lontananza i confini, provó a toccare il parapetto, si, poteva appoggiarsi, ma, fu come finire ad appoggiare la testa contro un vetro.
Perché l'aveva chiusa dentro? Dov'era thor? Sif? Dov'era il Ragnarock che aveva messo sotto il dio? Portato da lei.
I dubbi finivano ad affolarle la mente e i pensieri, non poteva fare nulla.
"Stupida umana."
mormorò fra se e se.
"Vide un nano nel terrazzo più basso, barbetta, un solo occhio, in mano aveva uno scettro. Due corvi vagavano..
"Hey! Voi!"
Provò a chiamarlo, non poteva sentirla. "Chi siete!"
Urlò, niente, solo in corvo la guardò, strano, fece venire i brividi.
Il bicchiere che aveva in mano, cadde nel vuoto, in nano aveva finito di bere, tornò dentro. Basso, grasso, e con una lunghissima barba bianca, si chiedeva chi fosse, e soprattutto perché era lì?
Tornò dentro, cominciò a sentire freddo, prese a camminare intorno al perimetro, provò ad aprire gli armadi chiusi, si guardò allo specchio. Oro e rosso, veli, sinuosi, strani, perché? Quanto tempo aveva dormito? Era stata stupida avrebbe dovuto chiedere di più, lo avrebbe fatto, non aveva così tanta furia, provò ad aprire la porta, chiusa, completamente.
Allora rimaneva solo il bagno, entrò, l'acqua era calda, i sali erano lì accanto, profumati, insieme a una sorta di telo, un asciugamano. Si spoglió, scese in acqua, nel torpore, alla fine aveva fatto come aveva detto, e lui sorrideva compiaciuto, lontano sul suo trovo riusciva ormai a vedere ogni dettaglio di Asgard, soprattutto le sue stanze.
"Hela è alla porta." Lo risvegliarono le guardie, lo aveva previsto, o meglio, lo aveva vissuto, il dov'erano era ovvio, il quando, un po' meno.
Anche il dio si era svegliato, senza alcun informazione, non aveva potuto neanche ragionare, l'aveva tenuta stretta però e se l'era data a gambe attraverso un varco. Dopotutto, lei, la sua piccola irritante ragazzina, sarebbe stato più sicuro per lei venire con lui che restare fra le mani di Thor e Sif, non voleva abbandonarla e aveva pensato che forse poteva anche tornarli utile. Dopo il suo svenimento infatti, Thor e Sif erano arrivati gridando minacce, l'avevano fatto uscire dalla baita, Loki si era aperto un varco ancor prima che potesse iniziare una battaglia, per fortuna il martello non c'era più ma le armi sì e lui non si poteva permettere alcun tipo di battaglia, quindi aveva semplicemente sorriso e se n'era andato lasciando i due a contemplare il nulla.
Tuttavia, non aveva controllato quel varco, aveva stretto la mano sulla gemma, e lei, e si era risvegliato nel letto, al suo fianco, con i vestiti regali, ci aveva messo due giorni per capire data, ora e la situazione in cui era arrivato.
Loki non ci pensava più a come era possibile, ormai era fatta, le gemme erano imprevedibili, erano lì, ora doveva riscrivere la storia.
Si alzò andò verso la sala, come la prima volta, seguito da guardie, ma stavolta, avrebbe giocato diversamente, cacció tutti.
"Hela"
"Che ne hai fatto di mio padre, Odino? Dove sono i miei fratelli."
Odino sorrise e si sedette, gli mise davanti un oggetto, la guardò negli occhi.
"Hai sbagliato domanda bambina mia." "Che significa? Non provare ad ingannarmi" tirò su i capelli, in modo frustrato, ecco l'elmo.
Si guardò intorno, Loki non sapeva come fare, come convincere sua figlia, come convincere una donna che aveva visto solo i primi anni, che aveva odiato.
Non lei, ma il modo, il modo in cui erano nate, era stato terribile, da piccolo, era stato quasi felice che fossero stati portati lontani da lui da suo padre, erano la sua vergogna.
Eppure non era come sembrava, si alzò, e andò dietro di lei, le mise le mani sulla schiena.
"Non mi toccare vecchio"
"Non te la ricordi?"
La ragazza sembrava mezza morta, lo era, divisa a metà, sterile, un occhio nel teschio, senza capelli, una mano d'ossa, una gamba marcia.
"Si, ma tu sei un uomo falso, e marceró su Asgard."
Non poteva lì, non poteva parlare con lei francamente, lo guardavano tutti.
"Seguimi."
Un'idea improvvisa, lei era l'unica cosa che cambiava dalla prima volta alla seconda, lei sapeva che lui era vivo, lei aveva le prove, lei avrebbe dato del filo da torcere anche a sua figlia con la sua lingua svelta o semplicemente gli sarebbe venuto in mente qualcosa durante il tragitto.
Si alzò, prese a seguirlo a braccia incrociate, rabbiosa, schifava di tutto.
"Rimani hela, vedrai la verità."
"La verità è che ho un regno di morti che è ora che navighino."
"Non essere cieca."
"Sei tu il cieco al crepuscolo."
Tale padre, tale figlia.

 La regina di LokiOù les histoires vivent. Découvrez maintenant