Ambienti

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Loki ci mise molto a fare quei quindici scalini, si trascinava, aveva un ginocchio a pezzi per un calcio, non era rotto per fortuna, ma faceva un male cane, anche a cavallo aveva cercato di tenerlo nel miglior modo possibile,peró c'era riuscito ben poco. Lei sapeva che non poteva farci proprio nulla; non avrebbe accettato aiuto e da un certo punto di vista non aveva neanche l'intenzione di darglielo.
Aveva anche lei le gambe a pezzi e dolori ovunque, le ginocchia sbucciate sanguinavano e bruciavano quanto i graffi dei rovi, ogni volta che deglutiva si sentiva andare a fuoco la gola; aveva fame e molta sete e doveva ancora fare un'ora di lavoro. Comunque, non lo perse un attimo di vista e dopo aver buttato lo zaino accanto al giornale, che teneva per mettere le scarpe fangose, e acceso la luce, si chinò e chiese:"Vuoi che accendo il riscaldamento?" mentre faceva scorrere la zip delle ghette, ormai piene di fango e aghi di pino.
Lo chiese perché non faceva così freddo e lei sarebbe stata bene anche senza; una doccia calda e via come ogni sera, le piaceva il freddo, ma a lui, forse, un po' di caldo in più poteva servire dopo tutta quella pioggia e non osava immaginare come stesse dopo la sua fuga, lo chiese con l'intento di farlo stare meglio, con l'intento di fargli del bene, però quando lui senti quella domanda credette fosse una presa in giro,e da metà scale ringhio:"Che battute squallide!" Lei si alzò brusca e appoggiandosi allo stipide della porta rispose acida, più tentava di essere ospitale più lui la ripagata con odio e non lo sopportava:
"Ti conviene risparmiare il fiato, volevo solo sapere se ti serviva!" mentre i polpacci tornavano a prendere il loro spazio e un crampo la costrinze a stare su una gamba sola.
Lo sguardo di lui fu veleno, aveva notato il tono in cui aveva fatto quella domanda, ma il tono valeva ben poco secondo lui, quando si aveva a che fare con una mocciosa acida.
Elisa non era poi cosi acida e anche il dio lo sapeva, aveva avuto accoglienze assai più dure; capiva che la ragazza preferiva di gran lunga attaccare, che doversi difendere dalle sue "belle pensate", come le chiamava nella propria testa la ragazza che stava trattenendosi dal voler tornare indietro ad aiutarlo.
Gli faceva male vederlo in quello stato, aveva pianto per la sua morte finta, figuriamoci a vederlo strascicare i piedi su una scala; fece anche un mezzo passo verso di lui, ma fu come avvicinarsi a un cane ferito, fece peggio e rispose anche alla precedente provocazione:
"Tu dovresti goderti le tue ultime ore invece di fare domande stupide!" Gli fece un po' paura quella promessa, ma a quel punto lei si mise l'anima in pace:"Ora lo aiuto anche più volentieri guarda!" Pensó sorridendo e girandosi per entrare in casa.
Mise a posto il giacchetto bagnato, mentre lui finalmente arrivava al terz'ultimo scalino promettendo vendetta persino al topino che vide correre allegramente per il corridoio.
Davanti al pianerottolo c'era un tappetino sporco di fango, rosso, con scritto benvenuto, alzò gli occhi al cielo pensando mentre entrava: "Benvenuto? anche dai tappeti vengo preso in giro!" Davanti a lui c'era un piccolo corridoio d'ingresso,con una porta sulla destra e una sulla sinistra;
lei si era fermata e aveva aperto quella a sinistra, era un piccolo guardaroba, la casa si sviluppava su un unico piano,con una soffitta quasi inutile. Lui rimase un attimo a guardare la ragazza mora mentre cercava di espandere i polmoni, Elisa lo vide con la coda dell'occhio e spostando i propri giacchetti disse, dopo aver pensato: "Cavolo non sta neanche in piedi" ancora con quella voce dolce, che strideva totalmente con le sue prese di posizione di poco prima, lasciando Loki a chiedersi quale tono fosse finto:"Levati gli stivali; ti troverò dei vestiti,dovrei avere qualcosa...un pigiama magari?" "Sto bene così" ruggi lui, cominciava a preferire le sue battute sarcastiche a quel tono, guardando il pavimento impeccabile in parquet e dopo i suoi stivali pieni di sporcizia.
Sapeva, ed era certo che lei glieli avrebbe fatti levare; quindi, prima di doversi mettere a litigare, mettendosi l'anima in pace, si chinò tentando di cominciare a levarsi le scarpe.
In parte non vedeva l'ora di spogliarsi, l'armatura aveva un peso netto di 8 chili, ma nel suo mondo grazie a un incantesimo non ne sentiva neanche un grammo, mentre adesso ogni strato lo affissiava.
Elisa sorrise quando vide che si staccava i passanti, aveva voluto fare la drastrica con lui, aveva detto quelle cose, ma in realtà era preoccupata per tutto, soprattutto per come stava e come sarebbe stata quella specie di convivenza;comunque quel piccolo gesto indicava una mezza voglia di collaborare.
Gli lasció lo spazio di cui aveva bisogno, ebbe anche una mezza idea d'aiutarlo,però sapeva che non era una mossa saggia e ebbe la conferma un attimo dopo, appena fece un mezzo gesto con la scusa di prendere lo zaino, lui quasi ringhió, pensando:
"Che vuole ancora?" Piegarsi era molto più doloroso di quanto pensasse.
A quel punto alla ragazza non gli rimase che alzarsi con fatica scuotendo la testa e avviarsi, dopo un paio di metri il corridoio spariva; mentre la parete a destra continuava dritta e immutata con altre porte, quella a sinistra lasciava posto a una grande open-space a forma di trapezio. Appena entrati sulla sinistra c'era la zona cucina che riempiva la parete e con un bancone che continuava, facendo un comodo ripiano con un ansa che si ripiegava e faceva da recinzione a una zona rettangolare.
Elisa entró subito e aprì il frigo, prendendo in fretta una bottiglia e attaccandosi, bevendo avidamente, mentre Loki dopo che si era rimesso in piedi a fatica era arrivato a vedere quella stanza.
Rimase sorpreso e dopo aver buttato un occhio alla ragazza desiderando di poter rubare l'acqua al più presto, senza però voler mostrare  stava morendo di sete, doveva ignorare gli scrocchi della plastica.
Si mise a distrarsi dando un'occhiata a quella stanza,si aspettava un appartamento scrauso e piccolo, invece era spazioso e stranamente molto curato e pulito per essere sopra a una stalla.
Gli venne il dubbio che ci fossero altri mortali che abitavano li, da una parte solo l'idea era irritante, ma dal'altra poteva rivelarsi vantaggioso, cercó qualche indizio, di qualche coinquilino, ma non vi era traccia.
Dopo quel bancone rettangolare, c'era un po' di spazio libero, con un tavolo messo un po' più al centro della stanza con quattro sedie, si contedeva la scena con un paio di divani con in mezzo un porta oggetti in vetro e legno, continuando lungo il muro c'erano altre 3 porte e dopo c'era un altro piccolo corridoio simmetrico a quello che avevano appena attraversato, soltanto più spoglio.
Era tutto sui colori caldi e con le sfumature del legno, quel insieme di colori e luci era rotto dalla luce naturale che entrava dalla parete opposta a dov'erano entrati; era un enorme vetrata trasparente alta quanto il soffitto; quattro metri, dava sul panorama del maneggio, sui prati, in cui lasciavano liberi i cavalli, sul campo scoperto, sul limite del bosco e le montagne. Sfruttó quel bel vedere per darsi un idea del maneggio, era grande e secondo lui doveva esserci per forza qualcun'altro ad occuparsene, sembrava tutto nuovo di zecca, un altra meno utile e più sgradita informazione che gli diede quella vetrata, il clima che stava solo peggiorando, anche se dentro faceva abbastanza caldo il veder scendere le gocce e la luce metteva i brividi.
Facendo queste veloci valutazioni ripassó un paio di volte dalla ragazza che beveva e lo guardava con la coda del'occhio.
Lei lo vedeva un po' spaesato più che altro vedeva che stava cercando di capire qualcosa e sapeva da come la fissava che aveva sete, si stacco dal acqua per respirare e disse:"Siamo a mezz'ora di macchina dal primo paesino se te lo stai chiedendo"
"Perfetto!" Commentó sarcastico,pensando:"Tanto che me ne farei?" mentre lei tornava a bere. Aggiunse dando un occhiata al camino in mattoni rossi,acceso poche volte, nella parete opposta alla cucina:"Per curiosità! Quanti umani mi toccherà uccidere?" Non riusci a vedere i particolari, distratto da un altro scrocchio della bottiglia, ma evitó anche solo di guardare lei, era certo che non gliela avrebbe data e lo faceva infuriare quindi torno a vedere l'ultima parete, mentre lei rispondeva:"È un modo per sapere se siamo solo io e te?" Lui emise un mugolio che significava 'Si' non volevo parlare molto, affogava solo a respirare.
La risposta fu ironica:"Siamo io e te! Due cuori e una capanna!O almeno uno c'è!" Lui dopo aver notato con piacere che non era un muro quello che divideva il proseguimento del corridoio e la stanza, ma una libreria piena di libri,trofei e roba varia, incastonata c'era anche lo schermo della TV, ma la sua ironia gli fece saltare un nervo e non si trattenne dal rispondere acido,ammiccando un sorriso beffardo da una parte si sentì sollevato e felice all'idea di essere solo in due:"Il mio per ora funziona! È il tuo che si spegnerà a breve!"
Il sorriso di lei fu una specie d'ammissione di colpa, ma la minaccia non gli fece né caldo né freddo, bevve un altro po' come per vendetta, sapeva che stava morendo di sete e gliel'avrebbe data, ma la minaccia gli fece venir voglia di torturarlo un po', schioccó la plastica per errore, mentre lui guardava l'angolo fra la vetrata e il camino.
Era una scrivania in confusione con un portatile e mille fogli,libretti, conti e cose varie, Loki seguì con lo sguardo il perimetro curioso, infatti quest'angolo in cui c'era la scrivania era più basso di un metro; noto che c'era un gradone che creava una piccola zona appartata davanti al panorama, raggiungibile con una scaletta, vide tutto questo in fretta alternandosi con la bottiglia la odiava.
Anche se Loki non lo sapeva in quel gradone c'era incastrato un divano, comodo e largo che la ragazza che stava bevendo senza trascurare un secondo il dio pensava di rifilare come letto, sapeva che aveva anche lui sete e stava per dargli la bottiglia, ma vide che ne era rimasta poca in quella.
In quel movimento la bottiglia fece un ultimo rantolio di plastica vuota, facendo finire quel ultima ispezione di lui che tornò a fissarla con odio.
Era palese che se ne sarebbe fregata di lui e con la gola secca era una tortura vederla bere, ma appena fece questo pensiero lei si giró e tirando fuori dal frigo una bottiglia nuova.
L'aprí e chiuse il frigo mentre Loki si aspettava una qualche specie di ricatto lei disse porgendo l'acqua: "Questa è più o meno tutta casa" Lui con un movimento brusco prese la bottiglia, scrutandola, prima di decidersi a portarla alla bocca, non si fidava; fu lei che lo incoraggió dicendo con tono dolce:"Acqua!"
Loki le mando uno sguardo strano, per la facilità con cui aveva avuto quella bottiglia, era troppo facile secondo lui, si aspettava una fregatura e non sapeva se poteva fidarsi poteva rifilargli di tutto.
Pensó buttando un altro occhio alla ragazza e uno alla vallata oltre il vetro:"Non ho altra scelta"
e semplicemente, dopo il primo sorso e il conseguente dolore di rimando la sete prese il sopravvento e non si stacco più finché la bottiglia non fu vuota. Erano quattro giorni che non beveva, lasció così a Elisa il tempo di lavarsi le mani e dire con calma:
"Le altre porte sono l'ultima la mia camera, quella al centro il bagno e quella che hai appena superato uno sgabuzzino" sospirando fini con voce stanca, guardando il pomo d'adamo del dio andare su e giù:"la porta infondo laggiù, porta fuori al giardino." La fece preoccupare l'avidità con cui si prese quel litro e mezzo, sembrava fragile e si muoveva come se stesse camminando sui vetri, ma lasció perdere un attimo il dio e contempló, voltandosi, il panorama oltre la vetrata più che altro il clima che doveva affrontare: era buio e la strada fangosa era senza luci, o meglio pioveva troppo per accenderle.
Il dio che aveva ascoltato, una volta finita la bottoglia e aver ripreso fiato, si mise a fissarla e attendere, non capiva perché continuasse a guardare il clima come se fosse l'assassino e lui come se fosse il rifugio, appoggiando la plastica sul ripiano accanto al frullatore, pensó:"E adesso cos'ha in mente?" Elisa si giró dopo aver chiuso l'acqua del lavello; pensando:"Cavolo non ho neanche girato il campo!Lo farò domattina, intanto ho lui da sistemare! Lo lascio solo?"
Si aspettava qualche altra cosa sgradita, continuó la ragazza avvicinandosi, guardando i suoi occhi verdi, optando per farlo rimanere a casa, non ce la faceva:"Puoi usare tutto,dormi sul divano laggiù e fra una quarantina di minuti dovrei essere qui!" Dicendo questo fece qualche passo, voleva andare subito, ma quando il dio appoggiato al mobile se la ritrovò vicina la fermó prendendola per un braccio, chiedendo con uno sforzó:"Dove vai?" Si senti rispondere, dopo che lei gli indicò la vetrata, gli lasció il braccio vedeva in che stato era e non stava stringendo o bloccandola quindi lo trovo soltanto una cosa di sfondo:
"Vedi quei paddock laggiu?" Lui annui, era preoccupato, poteva andare a chiamare qualche organizzazione e sapeva che non sarebbero stati accoglienti, ma grazie al modo in cui indicó la vallata gli fu chiaro che stava solo per prendersi un altro po' di grandine. "Devo andare a riprendere i cavalli e devo dare da mangiare" Non capí perché si affannasse tanto, era ridotta male e stava per farsi un altra camminata sotto la grandine, al buio, solo per dei cavalli, era incomprensibile per lui,
chiese d'istinto:"Non puoi lasciarli li?"
Lei rimase sorpresa a quella domanda, la voleva morta eppure gli stava chiedendo di rimanere in casa, invece di farsi una camminata sotto l'acqua? Il suo sguardo fu proprio una cosa del genere una specie di espressione incredula. Loki che si era accorto solo dopo, di quello che aveva appena detto la lasció e si tiró su, correggendosi:"Voi mortali siete proprio stupidi!" Lei capi che era un salvataggio in estremis per una domanda fatta di getto, lasció correre, si limitò a raccomandarsi, facendo qualche passo verso il corridoio, dopo che lui la lasció andare:"Non farmi pentire di averti lasciato la casa!" Commentò sarcastico, appoggiato al ripiano, non riusciva a stare troppo in piedi:"Ti conviene fare in fretta se non vuoi doverla ricostruire!" Non capí perché gli avesse chiesto di fare in fretta, nessuno dei due lo capi, soprattutto lei che facendo due più due era arrivata alla conclusione che il dio la voleva li, forse per tenerla sotto controllo e avere qualcuno da odiare, forse solo perché si sentiva così male che aveva paura di svenire da un momento all' altro, o forse era semplicemente altro; non lo riusci a decifrare.In realtà, lui voleva solo minacciare la casa, il dolore non gli faceva fare un pensiero logico, si penti subito; collegato alla domanda precedente era proprio la cosa peggiore da dire lo sapeva, si voleva prendere a manate, ma per punirsi bastò decidere di fare qualche passo e un respiro piú profondo, esclamando:
"La mia prigione con vista!"
Lei fece finta di ridere, si giró dopo aver preso un giacchetto impermeabile asciutto, disse con lieve ironia voleva che capisse che tutto sommato non era in una 'prigione':
"Vista,libri e Serie TV! La gente pagherebbe per essere al tuo posto!" Loki non rise affatto, anzi aggiunse, con tono gelido,tornando a guardarla, non sapeva cosa fosse una serie TV, ma comunque si sentiva bloccato li, doveva chiarire:"Sono un re! Avevo ogni cosa e adesso sono rinchiuso qui!" "Più o meno" aggiunse il suo cervello subito dopo, in effetti essere re era stato molto più snervante di quanto pensasse:una serie di interminabili doveri, con sempre un problema importante da risolvere, sempre mentendo, sempre nascondendo la sua vera natura, pesando ogni singola parola.
Aveva passato gli ultimi mille anni a ragionare per vantaggi e escamotage per mantenere la pace, ottenendo di finire quasi ogni notte in solitudine davanti a delle mappe; mentre adesso non aveva più niente, tutto era finito in malora, era stato tutto inutile, anni sprecati.
Lei mentre si metteva un paio di stivali di gomma rispose; sapeva che non sarebbe stato divertente per lui rimanere in quel maneggio e neanche per lei averlo in casa, ma non aveva intenzione di dargli la possibilità di conquistare tutto il suo mondo, commentó fra se e se ridendo ironica:"Comunque ora sei qui! Adesso il grande Loki di Asgard sta nel mio salotto, quando non pensavo neanche esistesse!" Lui la guardó male, avvicinandosi la corresse e la minacciò con un sorriso amaro:
"Solo Loki!E ricordati che sono così reale che potrei farti fuori!" Lei sorrise scuotendo la testa, andando verso la porta dalla quale erano passati, rispose ironica:"Oh,Sì! Naturalmente! Ma prima torna a respirare,okay?"

 La regina di LokiOnde histórias criam vida. Descubra agora