XLIV: Piano d'attacco

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"È un uomo di Everett, non vi è altra spiegazione."

Lögi spostò l'attenzione su Mistiss, seduta all'altro capo del tavolo con le braccia incrociate e gli occhi che, irritati, saettavano sugli uomini presenti; questi, tuttavia, non parevano affatto impressionati dalle parole pronunciate e, anzi, ricambiavano con aria annoiata.

"Non le credono" pensò, un sorriso divertito che gli aleggiava sulle labbra. "Stolti."

Non sapeva se tale malfidenza nascesse dal fatto che una donna aveva salvato Mano Rossa, riuscendo dove loro avevano fallito, o se nascesse dalla sua natura di lamia, rendendola ai loro occhi un essere capace di controllare la magia più pura. O forse era il legame che la univa a Cain a renderli sospettosi.

"Mai vista una donna simile" rifletté, incapace di smettere di osservarla mentre ripeteva un'unica parola, capace di insinuarsi tra i pensieri di Lögi con una forza e convinzione che aveva del disarmante.

Tasso. Che fosse una pianta velenosa era noto anche a lui: aveva visto alcuni tra i draghi più giovani farsi tentare dalle bacche rosse e morire entro il mese successivo. Sentiva ancora echeggiare i loro versi di sofferenza, capaci di spaccargli il cuore.

"Non mi credete" constatò Mistiss all'improvviso, lasciandosi sfuggire un sospiro amareggiato dalle labbra. Si rannicchiò su se stessa, abbandonando all'apparenza ogni arma e desiderio di lottare.

"Niente affatto" replicò Nives, seduta a capotavola coi gomiti piantati sul tavolo, ferma in una posizione che aveva poco di regale. "Io concordo con voi."

Alla sua destra Winloas sussultò, sorpreso. "Nessuno potrebbe riconoscere delle foglie di tasso dal loro odore" disse, stringendo la mascella. "Non se coperto da altri umori, almeno."

Peeke, vicino a lui, annuì, senza però aggiungere alcunché, mentre l'altro dragoniere – un essere insulso a parere di Lögi, al contrario del compagno che pareva avere un minimo di spina dorsale – rimaneva in silenzio, preferendo osservare con attenzione l'evolversi della situazione.

"Eppure, sono convinta non potesse scorrere altro che del veleno nelle sue vene" constatò Nives.

"Anche se fosse una spia, non è per discutere di questo che ci siamo riuniti in consiglio." La voce di Litthard, l'unico uomo ancora in piedi, coprì ogni possibile replica di Winloas, mettendo fine alla discussione. A Lögi dispiacque, in quanto era curioso di scoprire se la lamia sarebbe stata capace di imporsi sul branco di uomini all'apparenza per nulla disposti a crederle.

"Mi trovate d'accordo" disse Winloas, raccogliendo l'amo lanciatogli, così da mettere a tacere ogni possibile replica da parte delle due donne.

"Chiudetevi pure gli occhi, se lo desiderate" replicò Mistiss con un gesto stizzito. Fece per aprire di nuovo bocca, pronta a lanciarsi in nuovi commenti caustici, ma l'ingresso di Taron nella tenda la costrinse a tacere una volta per tutte.

I presenti si girarono e lo osservarono procedere a piccoli passi verso il tavolo, con la fronte imperlata di sudore e il corpo sostenuto da un bastone nodoso. Nessuno tra loro avrebbe osato negare gli incredibili cambiamenti nel suo aspetto: nonostante fossero trascorsi pochi giorni dall'incantesimo, l'uomo aveva riottenuto uno sguardo vispo e acquistato un colorito più sano; gli erano anche stati tagliati i capelli e accorciata la barba, cosa che però aveva messo in risalto le guance scavate e le lunghe occhiaie che ancora gli incupivano il viso. Nessuno, vedendolo, avrebbe potuto esimersi dal pensare che il generale fosse ancora troppo debole e malato, ma nessuno d'altro canto, avrebbe avuto il coraggio di invitarlo ad andarsene.

"Perdonatemi il ritardo" disse Taron, per nulla imbarazzato dal silenzio. Raggiunse il posto lasciato libero alla sinistra di Nives, il fiato corto. "Continuate, vi prego" aggiunse, lasciandosi cadere sulla sedia. Fu rapido a distogliere lo sguardo da quello di Lögi, quasi fosse rimasto scottato dall'intensità con la quale l'aveva ricambiato; lui, invece, sollevò gli angoli della bocca in un sorriso felino, appagato di incutere timore a un uomo come Mano Rossa.

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