XXXVI: I due alleati

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Tra tutte le meraviglie di cui era colmo il palazzo di Saat, ciò che Nives più amava erano i giardini. Ogni mattina, appena sveglia, si affacciava sul balcone e godeva della vista su di essi, lasciando scorrere lo sguardo tra gli alberi di agrumi e i fiori che li puntellavano, uniti a erbe aromatiche e piante che non riconosceva; inspirava a fondo l'aria satura di un'esplosione di profumi freschi, mischiati all'insistente odore di salsedine, e lasciava che le placassero la mente provata dagli incubi, per poi andarsene ad affrontare una nuova giornata fatta di ricevimenti, passeggiate e discorsi frivoli.

Quando poteva, raggiungeva Zaekr e trascorreva con lui qualche ora; il compagno le raccontava dei lunghi voli fatti sul territorio del Laeiros assieme ai draghi di Magnus e Peeke, o delle planate sul mare che li conducevano fino alle isole dei loro cugini, dove regnavano ancora sovrani. Sulle labbra di Nives fioriva sempre un sorriso triste davanti a simili parole, intrise di una libertà che aveva creduto di aver ottenuto, ma che forse aveva perso di nuovo, circondata com'era da persone che tentavano di conquistare i suoi favori o di circuirla e usarla a loro piacimento. Tanto si sentiva soffocare che neppure la presenza dei due dragonieri riusciva a rasserenarla. Era arrivata addirittura a scacciarli in malo modo quando avevano provato a seguirla nella passeggiata.

"Ma... mia regina!" aveva sibilato Peeke, per nulla intimorito. "Potreste spiegarci cosa vi angustia. Ricordatevi che siamo qui come alleati e che, per voi, abbiamo giurato sui nostri compagni."

Nives era stata punta dai sensi di colpa, ma non era comunque riuscita ad aprire il suo cuore, tanto che Peeke si era congedato sbattendo la porta, mentre Magnus le aveva lanciato una silenziosa occhiata carica di rimprovero. Era stata pessima, ma d'altro canto si sentiva circondata da ogni lato, stretta in una morsa che non le lasciava tregua e le impediva di fidarsi anche di loro. Era un pensiero terribile.

Solo Taron esulava dal miscuglio di timore e sospetto che aveva preso in lei. Il vago sentimento di orgoglio e felicità che l'aveva colmata quando il generale le aveva spiegato il piccolo sotterfugio da mettersi in atto per incontrare i due uomini della lista era entrato in collisione col resto di sé in modo brusco, portandola a chiedersi ancora una volta se stesse procedendo nella giusta direzione. Oltretutto, i dubbi non si erano affatto placati durante la passeggiata sui bianchi sassolini dei sentieri che attraversavano il roseto.

"È una giornata meravigliosa, non trovi?" domandò all'improvviso Nives, così da riempire il silenzio. Alzò una mano a schermare gli occhi feriti dal sole, così a contrasto con la cupezza dell'uomo al suo fianco. "Non fa neanche troppo caldo."

Taron annuì, lo sguardo perso tra le delicate corolle. "L'estate viaggia veloce, mia signora."

Nives decise di non badare al tono lontano con cui le si era rivolto, patinato da uno spesso strato di cortesia che, su una bocca altrui, le avrebbe fatto venire la nausea. Preferì allontanarsi in direzione di un groviglio di rose bianche dai petali ingialliti alle estremità attorno alle quali ronzavano pigre delle api. Non aveva mai visto nulla di così sereno, neppure durante i voli con Zaekr; il Nord, in fondo, aveva una bellezza più cupa, graffiante e lontana dalla dolce mollezza di Saat.

"È tutto sempre così rigoglioso?" chiese voltandosi verso Taron, fermo con le braccia dietro la schiena. Le parve sperduto, lontano da tutto e da tutti.

"Non sono la persona adatta a cui chiederlo" sospirò, per poi girarsi verso uno scricchiolare di ghiaia. "Noto però venirci incontro qualcuno che sarà in grado di togliervi il dubbio."

Nives seguì lo sguardo dell'altro e vide Mistiss, vestita di una casacca e dei pantaloni di un giallo cupo, intenta ad avvicinarsi a loro accompagnata da un uomo pingue e basso. La coppia camminava placida, parlando sottovoce e scambiandosi sguardi complici, cosa che permise a Nives di chiedere sottovoce a Taron se l'uomo in arrivo fosse uno dei due.

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