1987

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Chiunque fosse arrivato primo evitando la vittoria di Toto Cutugno, con "Figli" all'ennesimo secondo posto, e di Al Bano e Romina Power, terzi con "Nostalgia Canaglia", avrebbe la mia simpatia incondizionata.
Se poi, come in questo caso, vincono tre ottimi professionisti con un inno all'altruismo meglio ancora.

Il trio è composto solo per l'occasione: Gianni Morandi sta per vivere una seconda giovinezza, dopo la sbornia dei successi a cavallo tra i '60 e i '70, con brani d'autore più impegnati.

Umberto Tozzi è in un periodo di crisi professionale e alla prima apparizione sanremese, dopo essere stato uno dei cantanti più remunerativi della storia discografica alla fine degli anni 70 con successi  a ripetizione come "Ti amo", "Tu", "Gloria" e "Stella stai".

Il terzo doveva essere Raf, uno degli autori della canzone.
Ma, per vari motivi, non accetta e viene scelto l'emergente Enrico Ruggeri che da qui spiccherà definitivamente il volo per la sua carriera.

Proprio Ruggeri, tra l'altro, mi permette di passare ai nominativi che avrei premiato io con la palma del vincitore.
Lui, infatti, firma il testo capolavoro che resterà un punto di riferimento quando si vuol parlare di versi scritti da un uomo per parlare delle donne: di meglio non si potrà fare. 

"Quello che le donne non dicono" è cantata da un'interprete come Fiorella Mannoia che in questo Sanremo capisce cosa vuol fare da grande: cantare pezzi d'autore.
Nello stesso momento i grandi cantautori capiscono cosa vogliono fare: scrivere bei pezzi per lei.

In questo caso il cerchio è chiuso dalla musica scritta da Luigi Schiavone, chitarrista dello stesso Ruggeri: l'ottavo posto è un insulto alla qualità.
Resta, come capita spesso, il Premio della Critica.

Ma ci saranno altre bestemmie musicali.
Due colpiscono l'autore Maurizio Fabrizio che scrive un paio di splendide armonie che sono relegate rispettivamente al dodicesimo e al quindicesimo posto.

La prima è "Destino" cantata da Rossana Casale che torna dopo l'ottimo esordio dell'anno precedente.

Il brano ha delle aperture melodiche straordinarie e sembra scritto addosso alla cantante dalla voce da fata.
Tutte cose che non servono a nulla: dodicesima!

L'album che lo contiene è "La via dei misteri" che ha altri brani doc come la stessa title track, "Ritorna tutto al tempo", "Alla fine", una versione interessante di "The dock of the bay" del compianto Otis Redding e, soprattutto, la bellissima "Nuova vita".
Se si è capito, sto dando consigli per l'ascolto...

Ritorna a Sanremo anche, dopo due anni, Eduardo De Crescenzo  che canta "L'odore del mare".

Il brano è molto bello, dotato di un crescendo musicale che mette in risalto le conosciute doti in estensione vocale di De Crescenzo.
Risultato? Quindicesimo!

Orfano del sodalizio artistico con Claudio Mattone, De Crescenzo in questa nuova fase della carriera sta scrivendo le musiche dei suoi brani con cui tornerà a Sanremo negli anni successivi.

Ma gli scalpi della qualità non finiscono qua.
Andiamo verso il fondo della classifica e troviamo al ventunesimo posto l'esordio di Sergio Caputo con "Il Garibaldi innamorato".

Ritmo coinvolgente, testo d'avanguardia, interpretazione degna del miglior Fred Buscaglione: tutto ciò non basta per dare al cantautore romano maggior gratificazione.

Eppure Caputo ha già collezionato brani di un certo spessore, mescolando swing e jazz, come "Un sabato italiano", "Italiani Mambo", "Bimba se sapessi" e "L'astronave che arriva".
Non serviranno da apripista verso una gratificazione maggiore in classifica... ventunesimo!

Il delitto finale è il penultimo posto: Nino Buonocore scrive testo e musica di un'autentica meraviglia melodica avvolto da un sound delicatissimo come "Rosanna".

Il brano sarà reso immortale in studio dalla tromba del grande Chet Baker. Nel video li vediamo a Doc, una trasmissione meravigliosa di musica live durata solo tre anni alla fine degli anni '90, ideata da quel geniaccio di Renzo Arbore.

Una curiosità.
Tra i brani non accettati in gara, perché non ritenuti all'altezza dei 24 presenti alla manifestazione, ce n'è uno di Gianni Nazzaro, cantante in crisi degli anni settanta, che s'intitola "Perdere l'amore".
Ne sentiremo parlare l'anno successivo...

E tra i giovani?
Vince "La notte dei pensieri"  di Michele Zarrillo, alla terza partecipazione in gara in questa sezione.

Una canzone piacevole all'ascolto che, ovviamente, lancia la carriera di Zarrillo.

Per il resto poche novità interessanti. Noto solo adesso l'interessante esordio di Alessandro Bono con "Nel mio profondo fondo".
Brano a parte, la voce di Bono dimostra una timbrica molto piacevole.

L'anno dopo, grazie ad una collaborazione con Mogol sempre alla ricerca di un nuovo Battisti, pubblicherà un suo primo lavoro molto interessante che, pur non avendo avuto neanche un po' di successo, promuovo per la presenza di bellissimi pezzi come"Gesù Cristo", "Per una volta" e "Di solo amore".

Ascoltare per credere

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Ascoltare per credere.

Chiudiamo... in bruttezza tornando al Toto nazionale, ricordando che in questa edizione  è coautore di altri brani da dimenticare: quinto Peppino Di Capri con "Il sognatore" e settimi i Ricchi e Poveri con "Canzone d'amore".
Lo faccio non perché sembra che non gliene voglia far passare una, ma solo per citare un suo merito: quello di aver riportato alla ribalta, con un quarto posto finale, Fausto Leali, cantante di fine anni sessanta, manca da Sanremo da 14 anni e dal successo ancor di più. 

"Io amo" è un soul all'italiana fatto su misura per la sua possente voce roca.

Leali, dopo i successi a ripetizione dal 1967 in poi con "A chi", "Deborah"e "Angeli negri", mancava in realtà dal successo dal 1976 in cui cantò "Io camminerò" di Umberto Tozzi.

Meritava di tornare.

Sanremo (Luci e ombre del Mascalzone Latino)Where stories live. Discover now