"Vorreste forse distrarmi?" replicò Nives. "Le uniche distrazioni che ho trovato mi hanno solo portato a versare nuove lacrime. Non vedo cosa possiate propormi di migliore."

L'uomo la guardò con affetto e allungò una mano per sfiorarle la guancia con le nocche. "Temo che ciò che ho in mente non possa far muovere le truppe di Mano Rossa più rapide, ma almeno non dovrebbe riempire i vostri begli occhi di lacrime."

"Vedremo" pensò lei, scostandosi da quel tocco capace di farla rabbrividire. Imbarazzata, portò ancora una volta lo sguardo sulle risaie, rendendosi conto che, in tutti gli anni in cui era vissuta a Myrer, non si era mai accorta di quanto fossero rigogliose e piene di vita, troppo intenta a sopravvivere nella gabbia dorata in cui era stata rinchiusa. Eppure, suo padre aveva calcato quel suolo, si era spaccato la schiena sotto il sole e tra i giunchi. Com'era possibile che non avesse mai degnato di uno sguardo più attento un luogo simile?

Lögi si schiarì la voce, interpretando il silenzio come un invito a proseguire. "Nel mio regno, la successione al trono è sempre stata fonte di problemi" disse, mentre Nives, incuriosita, si voltava verso di lui. "Siamo uomini nati dalle montagne, forgiati da un freddo tale da piegare anche i dragonieri, e combattiamo per ottenere ciò che meritiamo."

Dietro le loro schiene il sibilo di Zaekr, unito all'alzarsi e abbassarsi del suo dorso, scandiva il tempo e li cullava. Si era addormentato, ritenendo che la sua protetta non necessitasse più aiuto.

"Proprio per tale motivo mia madre, figlia bastarda di Bjørn il Giovane, alla morte di quest'ultimo marciò sulla capitale. Era pronta a qualsiasi cosa pur di ottenere un trono che era suo di diritto" continuò, accompagnato da un velato sospiro. "Donna testarda..."

"Se era una bastarda, non aveva maggior diritto dei figli legittimi" disse Nives, strappando qualche ciuffo d'erba. Non riusciva a comprendere cosa volesse ottenere l'uomo, ma tale mancanza non rendeva le sue parole meno interessanti.

Lögi sogghignò. "Bjørn il Giovane non aveva figli. O almeno, di legittimi" specificò. "Mia madre, in ogni caso, non potendo provare la sua ascendenza optò per un metodo più... femminile: raggiunse il trono sposando il successore designato, ovvero il fratello del precedente sovrano."

"Vostro padre?"

L'uomo strinse le labbra. "No. Non lui. Io ero già nato."

Nives aggrottò le sopracciglia, confusa dagli intrecci che si stavano svelando sotto i suoi occhi.

"Mio padre era uno dei vostri cavalieri. Non chiedetemi come sia possibile che abbia raggiunto l'Oltre, né le motivazioni che l'hanno spinto, perché non le conosco" le spiegò, lo sguardo perso in ricordi lontani. "Era un uomo simpatico, caldo, ma parlava poco. Forse odiava il suo passato."

Rimasero entrambi in silenzio, intenti a scrutare il cielo limpido, di un celeste tale da ferire gli occhi e lontano dal gelo che Nives sentiva provenire da Lögi. Si chiese se le stesse raccontando la sua storia non solo con l'intento cavalleresco di distrarla, ma anche per guadagnarne la fiducia.

"Io non l'ho ucciso." La sua voce squarciò la pace all'improvviso, carica di una sfumatura dolorosa. "Quando ha scoperto che mia madre aveva raggirato il nuovo sovrano e ne era diventata la moglie è impazzito: è andato da lei, l'ha minacciata e ha tentato di strangolarla. Se non fossi entrato al momento giusto, sarebbe morta. Però non l'ho colpito: l'ho solo fermato, mentre mia madre l'ha finito."

Nives rabbrividì, incapace di proferire parola.

"Non si è fermata a lui" aggiunse Lögi cupo. "Voleva il potere e ha trovato un modo per ottenerlo. Secondo voi perché sono io il reggente?"

HydrusWhere stories live. Discover now