Capitolo 41

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Revisionato
Jane's POV

Persa nel delirio dell'oscurità, non so quanto tempo sono rimasta chiusa nello studio di mio padre priva di sensi ma delle braccia abbastanza muscolose sono venute presto in mio soccorso sollevandomi dal pavimento e portandomi da qualche parte. Mi perdevo sempre pezzi, le tenebre mi inghiottivano a tratti dandomi momenti di lucidità ad altri di incoscienza, ho percepito un letto morbido sotto di me, il sudore che mi imperla la fronte e il bruciore alla spalla ferita diventare sempre più insostenibile man mano che qualcuno la toccava per curarla. 
Ogni tanto qualche voce ovattata arrivava alle mie orecchie, qualcuno mi asciuga la fronte e mi lascia morbide carezze ma sono consapevole che non è lui. 
Lui mi ha lasciato, ha preferito lasciarsi alle spalle i nostri sentimenti perché non ha saputo accettare la realtà dei fatti, non ha capito che ci siamo mentiti a vicenda ferendoci. E vorrei sprofondare, trovare la pace dei sensi ma sento che cercano di tenermi in vita con tutte le loro forze. Mi lamento sull'orlo della vita, in bilico tra coscienza e incoscienza e, quando vedono che la situazione sta sfuggendo di mano, sento un piccolo ago perforare le mie vene. 
Poi il nulla totale. 

Non so quanto tempo passo a vagare nell'oblio persa con me stessa, ma sto odiando proprio questo momento, l'attimo in cui vengo strappata con forza dalla mia solitaria cella che in qualche modo mi dava pace. Quando apro gli occhi non ho difficoltà a mettere a fuoco tutto quello che mi circonda: sono in camera mia illuminata solo da una misera lampadina da lettura,  io sono stesa sul mio letto col petto nudo fasciato da una pesante fasciatura che tiene ferma la mia spalla ferita e seduti tra poltrone e pavimenti ho i miei amici e alcuni dei miei familiari, per essere precisi mio padre e mio nonno. Sono tutti dormienti, reduci da uno scontro affaticante e per questo decido di non chiamarli. Con qualche fatica mi metto seduta nel letto e guardo verso il comodino sperando che ci sia un po' d'acqua per mettere a tacere la sete che dilania la mia gola. Per fortuna un bicchiere c'è e mi allungo per prenderlo ma il movimento improvviso si ripercuote sulla ferita che inizia a bruciare e mi costringe a rilasciare un gemito di dolore che fa allarmare tutti in stanza costringendoli a mettersi sull'attenti per aiutarmi. 
Come se fossi una bambina piccola mio padre e mio nonno mi sistemano i cuscini alle mie spalle e mi fanno accomodare su di essi facendomi assumere una posizione più comoda mentre Alec mi aiuta a bere. Nel deglutire quei generosi sorsi di acqua fresca sento una benda fasciarmi il collo, un promemoria di quello che per codardia e disperazione volevo fare. 

«Bimba» mormora Alec come se stesse parlando ad un animale selvatico ferito che stanno curando e che non vogliono far spaventare. Il problema è che la sua voce trasuda acnhe tracce d'affetto, mi ricorda la stessa voce che usava lui per coccolarmi dopo aver fatto un incubo, una voce che non sentirò più perché un mostro come me non merita tutto questo. Il dolore che provo torna a galla più forte di prima e le lacrime ricominciano a sgorgare dai miei occhi con l'unica eccezione che ora non ho niente a portata di mano per porre fine alla mia vita. Alla vista dei miei lacrimoni sono tutti bloccati, non sanno come consolarmi anche se Alec un minimo ci prova, stringendomi tra le sue braccia e cullandomi col suo calore e il suo profumo, devo essere KO da molto tempo se è riuscito a lavarsi e sembrare così fresco e riposato.  «Jane, va tutto bene, vedrai che presto tutto tornerà come prima se non meglio. Ora però lasciati andare, piangi tutto quello che vuoi lasciar scivolare via e perdonaci se non siamo in grado di consolarti al meglio. Sei sempre stata tu il nostro punto forte che ha sempre asciugato le nostre lacrime, tu hai sempre  saputo tenere unita la nostra "famiglia" tenendo a bada i tuoi sentimenti ed ora che stanno esplodendo così, non sappiamo cosa fare se non stringerti a noi e lasciarti buttare fuori tutto» dice Alec sistemandomi meglio sul suo petto fasciato da un maglioncino rosso a tema natalizio. 
Piango ancora più forte perché ha ragione, sono sempre stata io la loro colonna portante, se loro cadevano io ero al loro fianco per impedirlo e sostenerli senza mai mostrare le mie emozioni. Adesso però sonon come un fiume in piena e non so come fermarle, vorrei non farmi vedere così da loro ma non ci riesco. Mi lascio andare per quelle che sembrano ore fino a quando non arrivo alla conclusione che, per ritornare ad essere la solita Jane, devo spegnere ogni sentimento e mostrare solo il mostro che mio nonno ha creato anche se questo significa farmi odiare. 

.B.A.D. (In revisione)जहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें