Capitolo 36

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Revisionato
Jane's Pov

Ho costretto tutti ad aspettare nel salone nella speranza che l'antidoto che abbiamo iniettato da qualche minuto ad Alecx sperando di vedere almeno un minimo di miglioramento, anche vederlo smettere di tremare sarebbe un passo avanti al momento invece di vederlo steso sul pavimento lucido mentre i miei occhi vagano sul suo corpo martoriato da orribili ferite infettate. Passo in rassegna anche il suo viso e, nonostante tenga gli occhi chiusi, riesco a percepire le sue labbra muoversi vogliose di dire qualcosa che non si recepisce. Sospiro, consapevole che non possiamo stare molto in questa situazione e mi alzo facendo segno a mio nonno ed a Tom di avvicinarsi per prenderlo da sotto le ascelle e portarlo giù nelle celle, riflettendo ad una variante ulteriore del nostro piano che mi potrà permettere di far entrare il mio contatto speciale che in questo momento potrebbe essere l'unica ancora di salvezza del mio Alecxander. 

«Portiamoli nelle loro celle e dividiamoli, non voglio celle miste. Uomini con gli uomini e le donne che sono rimaste con le altre.  Voglio far vedere loro cosa faceva il mio predecessore quando le regole e le gerarchie non venivano rispettate» mi rivolgo ai temporanei padroni di casa che senza battere ciglio ci fanno strada verso la cantina dove si trovano le celle e, con l'aiuto di alcuni dei loro uomini più fidati, iniziano a smistare i prigionieri come avevo richiesto mentre faccio mettere il corpo esamine di Alecxander nella cella dedicata alle torture per far credere loro che il dolore di un loro vecchio alleato non ha ancora una fine. 

«Nicodemo Santapaola, un nome che corrisponde ad una garanzia. Cosa vuoi fargli con l'esattezza?» domanda ancora una volta il vero ideatore di questo colpo. La osservo negli occhi senza togliere il mio cappuccio e dal suo ghigno posso intuire la sua indole malefica e calcolatrice, non tenta di nasconderlo dinanzi a me ma se il caso lo accentua per far capire che noi dovremmo sottostare ai suoi ordini, cosa che non accadrà mai. La dobbiamo spiare con particolare attenzione e, se questo significa dover mettere telecamente e microfoni sparsi per la casa, non sarà un problema. Siamo attrezzati per ogni evenienza e formulando questo piano ho già messo in conto possibili strade da poter prendere per farli crollare ulteriormente. Sorrido anche io e sposto lo sguardo verso Tom che ha finito di ammanettare Alecx al muro. Mi osserva anche lui e non servono parole tra di noi per capirci, sa già cosa fare e si farà aiutare da mio nonno utilizzando i passaggi segreti quando ne avremo la possibilità. Adesso però devo occuparmi di questa qui davanti a me. 

«Ricorda il tuo posto, donna. Non sono tenuto a dare spiegazioni a te. A meno che tu non abbia voglia di riscaldare il mio letto, in quel caso potrei spiegarti che posizione assumere per poter trarre maggiore beneficio. SIcuramente qualcuna dove non si veda la tua faccia» dico con sdegno e mi volto per entrare nella stanza delle torture ammirando con rinnovato interesse i vari utensili che usano per le torture sistemati per ordine di grandezza sul tavolo di acciaio presente in un angolino.  Anche se di spalle, riesco tranquillamente a percepire lo sguardo furioso della donna su di me, me la posso già immaginare con il volto verde di rabbia, le rughe a rangrizzirle la faccia piena di botox e la lingra stretta tra i denti per evitare qualsiasi risposta acida che potrebbe tradirla ulteriormente.  

«Lascia mia madre fuori da questi discorsi e concentrati su di noi, immagina che la stessa domanda sia stata fatta da me e mio fratello e dacci la risposta che stiamo cercando» certo, ora arriva il figlio prodico della povera donna minacciata di essere violata da un uomo qualsiasi e loro sperano di rigirare così la frittata. Mi dispiace ma non funziona così con me, sono ben consapevole di chi ha fatto la domanda e non darò alcuna risposta. Devono essere eseguiti i miei ordini perché di certo non mi piegherò al volere di quattro morti viventi che stanno per essere spediti sotto terra.
Ignoro i loro continui richiami, mi appoggio comodamente alle sbarre della cella dando le spalle ad Alecx e mi concentro sulla figura di mio padre stesso per terra di fronte a me, lasciato libero senza manette perché ormai paralizzato e vivo solo per miracolo. Osservo la coperta lercia che lo copre, i suoi vestiti sono sporchi di sangue secco ma ciò che mi colpisce di più sono i suoi capelli lerci che si muovono come se fossero scossi da una lieve brezza estiva. E sarebbe stata una cosa abbastanza normale se non fosse che qui sotto non ci sono finestre che permettono di fare entrare la corrente e la porta principale che porta qui sotto anche se aperta non può generare tutta quella corrente. Sorrido divertita e inclino la testa quanto basta per vedere dietro mio padre un piccolo foro proprio vicino alla sua testa che funge da maniglia per uno dei passaggi segreti della casa. Beh, siamo pur sempre Cooper e mio padre deve aver pur appreso qualche insegnamento da mio nonno, non è poi così sconsiderato e nulla facente come molte volte può far credere. 

.B.A.D. (In revisione)Where stories live. Discover now