Capitolo 23

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Revisionato 
Alecxander's POV

Una volta esserci accertati che la bara fosse vuota, siamo tornati alla macchina nel silezio più spaventoso a cui ho mai assistito, Jane si è seduta al lato del guidatore ed è partita subito ma sembrava visibilmente scossa nonostante il suo sguardo fosse spento e quasi vuoto, come se le avessero prosciugato l'anima. Pensavo che ci dicesse qualcosa visto il grande sforzo che abbiamo fatto ma ha solo fissato i nostri vestiti sporchi di terra e non ha aggiunto niente, soffermandosi ogni tanto a fissare troppo il suo amico Tom che sembrava molto sospettoso.
A questo punto, avrei un sacco di domande da farle ma me le riservo per quando saremo soli a casa, magari chiusi in camera sua. 

«Io...non ce la faccio, scusate» Jane si ferma in mezzo alla strada buia che precede la città e, attivando le quattro frecce, scende dalla macchina per accostarsi alla carreggiata comportandosi davvero in maniera strana: si passa le mani sui capelli freneticamente, prova a prendere respiri profondi inultilmente, i tremori percuotono tutto il suo corpo nonostante cerchi di concentrarsi su qualcosa e le sue gambe sembrano volerle cedere da un momento all'altro. 

«Jane che succede? Stai male?» le chiede il fratello scendendo dalla macchina per raggiungerla e anche io e il damerino russo seguiamo il suo esempio. Sembra un attacco di ansia e per non stressarla ulteriormente, le concedo dello spazio. Così fa anche il fratello ma il damerino russo non sembra dello stesso parere e le si accosta accanto, provandola a sorreggere con le sue braccia: mi sta urtando il sistema nervoso questo Tom, si comporta come se Jane fosse sua ma da quello che mi sembra di aver capito, lei è più che libera.

«Io...non...respiro» dice toccandosi il petto e cercando di fare respiri profondi scostandosi dalle braccia del suo salvatore che, vedendo la situazione, la lascia stare e si sposta verso la macchina, mettendosi comodamente seduto dal lato del guidatore e avvia anche la musica come se niente fosse: prima fa il buon samaritano e la sorregge, poi la lascia crollare in ginocchio con un impassibilità tale che mi fa solo arrabbiare di più sia con lui che con lei. Ormai è palese che i due devono aver avuto una storia, forse è proprio lui il famoso Diavolo Rosso e lei è la sua amante.

«È uno dei suoi soliti attacchi di panico, le sono venuti quando ha capito di essere stata abbandonata dalla sua famiglia. Vi potete mettere comodi, fino a quando non si sarà calmata non si potrà fare molto. Non salirà in macchina e non ragionerà lucidamente. E sarà molto lunga» dice il russo guardando verso la nostra direzione. Beh, sono così infuriato e ho solo voglia di tornare a casa per non vedere più questa faccia da pirla che si ritrova il tizio, voglio rilassarmi sotto una doccia e poi mettermi a parlare con Jane in santa pace e riposare un po'. E non me ne frega niente se non posso toccare Jane, perché io la caricherò in macchina con la forza se serve. Provo a chiamarla prima per vedere se mi risponde, ma vedendo la sua faccia impassibile, con la mente persa nel suo mondo mentre si rannicchia ancora di più chiudendosi a riccio, capisco che non ho molte opzioni per portarla via. Per questo mi avvicino a lei e me la carico in braccio nonostante le sue urla e le sue proteste, nonostante tutti i calci e i pugni che mi arrivano, io la faccio entrare con la forza nei sedili posteriori e la tengo ferma su di me. 

«Parti immediatamente Tom» ordina Stephen mentre chiude lo sportello al mio fianco e si sistema per potermi dare una mano d'aiuto con sua sorella. Tom embra recepire il messaggio e fa come gli viene chiesto, chiudendo per sicurezza le sicure per evitare che Jane possa aprirle mentre siamo in movimento. La piccoletta non demorde, vuole uscire da questa macchina e so che lo vuole fare perché si sta sentendo soffocare ma non glielo permetterlo. Lei continua a dimenarsi e a urlare minacce di morte verso tutti noi ma sono tutte parole buttate al vento e tentativi inutili di spaventarci. Il fratello prova a calmarla tenendole dolcemente il braccio, anche per non farmi pesare il compito di tenerla buona, ma come risultato ottiene un bel ceffone sulla guancia che lo costringe a mollare la presa su questa piccola bestia di Satana, lasciando a me ogni tipo di responsabilità: credo che per sbaglio lo stava per rendere cieco colpendogli con un unghia l'occhio.

.B.A.D. (In revisione)Where stories live. Discover now