Capitolo 26

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Revisionato
Jane's POV

La mia vita è sempre così frenetica.
Pensavo che una volta rientrata dal mio breve soggiorno in Russia per cercare di capire chi fosse dalla mia parte e chi da quella di mio nonno,  avrei avuto un attimo di pace. Pensavo di potermi sedere sul divano e oziare come se non ci fosse un domani anche per far riposare la mia spalla ferita, ma no! Così non è. Quando sono arrivata alla villa ho trovato un sacco di guardie e di volti mai visti prima e, solo una volta arrivata in palestra ne ho capito perché: quattro capi clan molto inflenti nel mondo mafioso (Cooper, Gomez, Moore e Ivanov), sono riuniti nella maestosa villa di mio padre. Hanno provato a far allenare i bambini ma si vedeva che non erano in perfetta salute. Ho visto il loro volto febbricitante da metri di distanza, era sudati più del normale e ogni passo sembrava che portassero al piede una palla di metallo e so, per esperienza soprattutto, cosa si prova a combattere anche quando si sta male. Per questo era una sofferenza per me vedere quei piccoli esserini gracili lottare per qualcosa che adesso non servirà niente.   
Ho storto un po' il naso quando Alecxander ha chiesto consiglio alla figlia dei Gomez: Paloma mi sembra, o Pamela? Boh, non lo voglio sapere anche stesso. Me ne sono infischiata di lei e ho fatto quello che mi riesce meglio: l'ho avvertita di stare al suo posto altrimenti me la sarei mangiata a colazione, come farò poi con tutti i presenti che hanno concordato per far allenare oggi i bambini. 

Mente che c'ero ho dato loro qualche lezione teorica in più, sperando che nessuno notasse la mia fasciatura sulla spalla ma così non è stato. Sono arrivate le prime domande e, per quanto avessi voluto dare spiegazioni più approfondite, Alecxander me lo ha impedito trascinandomi via tirando il mio braccio funzionante e ci ha rinchiusi nello stesso bagno. Non ho veramente capito le sue intenzioni, per quanto lo abbia spiato in questi giorni, non ho mai potuto cogliere a pieno il suo potenziale pericolo che può rappresentare nei miei confronti. So solo che abbiamo iniziato come nostro solito un bel battibecco, gli ho rinfacciato che la mia spalla è così a causa dei suoi uomini che in Russia hanno tentato di uccidermi urlando a gran voce il suo nome. Gli ho rinfacciato quanto fosse codardo e che mi aspettavo di meglio da lui e, come si può facilmente immaginare in questi casi, si è difeso subito. È stato preciso nel mettere i puntini sulle "I", ha chiarito che non è suo intento uccidermi e, se veramente vorrebbe una cosa del genere, lo avrebbe fatto di suo pugno. E dal modo in cui si è fiondato sulle mie labbra poco dopo, ho capito che dovevo credergli: è stato come se le nostra anime fossero improvvisamente connesse, me ne sono fregata del dolore alla spalla e ho ricambiato il bacio con ardore, abbiamo perso il controllo sui nostri corpi e le nostre mani si sono spostate ovunque sui nostri corpi, fino a quando l'urlo di Isobelle ci ha interrotti. 

Diciamo che non ho pensato molto a cosa fare, ho solo spinto Alecx e sono uscita dal bagno sistemandomi alla bene e meglio, correndo per arrivare nel soggiorno principale. In un primo momento non ho visto dove fosse mia cognata ma, un gemito da dietro il divano mi ha spinto a controllare, ed è proprio vicino al divano che trovo Isobelle accovacciata su sè stessa, che si massaggia la pancia sporgente mentre osserva i suoi pantaloni bagnati.

«Jane, mi si sono rotte le acque» mormorra in preda al panico appena mi vede arrivare al suo fianco mentre Alecxander che era a pochi passi dietro di me, mi osserva quasi spaesato senza capire cosa fare. Le faccio cenno di andare a chiamare gli altri in palestra mentre aiuto la ragazza al mio fianco. La sollevo per farla sedere sul divano e, dopo averle chiesto il permesso di controllare la situazione, mi disinfetto le mani con l'amuchina gel che mia madre tiene a disposizione sul tavolino del salone e mi accerto che non sia troppo dilatata sperando sempre per il meglio. Da un lato sono contanta di aver seguito anche qualche corso di ostretricia in Russia, spinta dalla curiosità di come nascono i bambini e dal desiderio di poter fare da me in caso di difficoltà, dall'altro percepire con le dita che è più dilatata di quel dovrebbe realmente essere mi sta mettendo paura: un conto è partecipare a dei corsi, un altro è dover mettere in pratica tutto su una persona della tua famiglia. 

.B.A.D. (In revisione)Where stories live. Discover now