Capitolo 10

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Revisionato

Jane's POV

Il tempo pggi è volato così in fretta e ora sono davanti allo specchio che mi sto dando un'ultima occhiata per aggiustare un po' il mio look fantastico che sto sprecando per una cena che considero inutile e patetica: alla fine Francisco si è rivelato per quello che è, uno dei soliti don Giovanni che vuole spassarsela con chiunque.
Ho provato a parlare con Tatiana nel pomeriggio e mi ha confermato che tra loro è nata una frequentazione: manco il tempo di iniziare una relazione che lei passa subito per la cornuta di turno ed io per una poco di buona che ruba i ragazzi alle amiche.
Ovviamente ho provato di a seguire il consiglio del mio cavalliere oscuro, ma sono state vane tutte le parole che ho sprecato per lei, con il risultato che non solo non sono stata creduta, ma sono passata anche per quella che crea sortefuggi per portare via il ragazzo carino alle amiche, anche se, senza offesa per i suoi gusti, ma Francisco tutto è tranne che carino o aggettivi simili. Lo definirei più un tipo moscio, e ne ho visti di tipi così, ma lui li batte tutti.

Non sono una tipa che si accontenta di tutti, ho avuto le mie esperienze ma non sono mai andata oltre ai preliminari, tutti molto mosci senza pepe nel mezzo, e se questo tizio crede di essere lui la chiave della mia serratura si sbaglia di grosso. Gli renderò pan per foccaccia appena possibile, e nel frattempo, se le cose questa sera vanno male, ho chiesto a mio fratello di tenere il telefono acceso per una possibile mia chiamata di salvataggio. Non nego che mi sarebbe piaciuto essere salvata da Mr Tattoo ma certe cose nella vita reale proprio non esistono, quindi mi dovrò accontentare del bene minore.

Finita di specchiarmi, prendo la pochette nera abbinata ai sandali col tacco che porto e una giacchetta di pelle, giusto per spezzare un po' il bordeaux del vestito che ho comprato oggi: lui aveva detto elegante, io lo sono ma senza vestito lungo. Scendo al piano di sotto e ad aspettarmi nel salone ci sono mio padre, Dimitri e Francisco.

«Wow Jane, sei bellissima» dice quest'ultimo e si avvicina a me per prendere la mia mano e imitare un baciamano: che schifo, non voglio sentire la sua saliva nella mia mano.
Sforzo un sorriso mentre ritraggo la mano prima che lui possa baciarla e supplico con gli occhi Dimitri per salvarmi dal supplizio che è suo nipote. Speranze vane le mie di essere salvata da lui, perché sembra non recepire il messaggio di aiuto che gli sto lanciando  e mi lascia un sorriso lascivo: salvatemi vi prego, non voglio andare con damerino due punto zero. Dima, ti voglio bene come un nonno ma un unione tra i clan con il matrimonio mio e di tuo nipote manco a pagar oro grazie, sono già milionaria.

«Jane, tesoro, sei splendida ma  ti vedo pallida in volto. Vuoi stare a casa per stasera? Sembra che tu stia ancora male e dovresti rimandare questa uscita» mio padre prova a salvare la situazione in calcio d'angolo, infatti prova a farmi capire che è dalla mia parte avvicinandosi a me per controllarmi la temperatura con il palmo della mano poggiato sulla mia fronte e, senza farsi notare dai due uomini presenti davanti a noi, mi fa un piccolo occhiolino come per dire "stai al gioco, che ci penso io".
E la proposta è anche allettante ma sarebbe inutile, vorrei poter stare sia al gioco di mio padre che a casa a riposarmi e guardare un film, ma non posso tirarmi indietro, sarebbe solo peggio in futuro: meglio levare via il dente ora che dopo.

«Tranquillo padre, è il trucco che con questa luce mi fa sembrare pallida. Meglio levqarsi le seccature subito e non tirare troppo per le lunghe» Jane uno, cretinetto da quattro soldi zero.
Saluto i due uomini con un cenno della mano e  seguo Francisco che mi indica cortesemente la strada verso il cortile dove è parcheggiata una Fiat 500 orribile, di un verde menta a dir poco osceno che non comprerei mai manco sotto effetto di stupefacenti e il fatto che ci debba salire mi fa salire la nausea.

Durante il tragitto in macchina restiamo in silenzio, solo un po' di musica trap riempie l'abitacolo e non posso fare a meno di guardarmi in giro per il disagio che sto provando in questo momento, soffermandomi subito dopo nello specchietto retrovisore che mi mostra il riflesso di una favolosa Mustang gialla che marcia dietro di noi, come se volesse seguirci: in realtà sarà solo il destino che si prende gioco di me e mi mostra l'auto dove sarei voluta essere per questo appuntamento. Arriviamo dopo una trentina di minuti nel pieno centro di Manhattan, dinanzi ad un locale molto noto e anche molto costoso che sinceramente a me fa ribrezzo perché significa solo che qualsiasi cosa prenderò, costerà molto e sarà veramente misera come portata, ed io mangio, molto.

.B.A.D. (In revisione)Where stories live. Discover now