«Cara, se ti serve qualcosa puoi chiedere a me, non farti problemi!» Esclamò la libraria, sventolando energicamente un braccio nella sua direzione con aria contenta. Erika si fermò ad osservarla per un secondo, anche se sul momento non seppe cosa risponderle. Si limitò semplicemente a rivolgerle un piccolo cenno di assenso, che le venne ricambiato all'istante.

Era una bella donna e sembrava anche abbastanza giovane, non poteva avere più di una trentina d'anni. Aveva un aspetto rassicurante e l'espressione gentile di chi sognava spesso, come lei.
A guardarla, la ragazza si sentì addirittura più serena.
Una brutta sensazione iniziò tuttavia a pressarle sul petto, non appena le tornò in mente l'immagine dell'uomo che aveva intravisto per la strada. Non sapeva neanche il motivo per il quale ci stesse dando ancora così tanto peso, e si era persino ripromessa di rimuovere quel momento dalla sua memoria, maledizione! Eppure sentiva che qualcosa di sbagliato e che stava tralasciando.

Aveva un'aria fin troppo familiare perché potesse semplicemente non pensarci, e il presentimento di averlo già visto da qualche parte le metteva i brividi e non la faceva stare tranquilla.
Avrebbe voluto lasciar perdere e ad un certo punto si costrinse effettivamente a farlo, perché non aveva più voglia farsi venire l'ansia per una stupidaggine simile, ma all'improvviso qualcosa sembrò distruggere ogni suo singolo tentativo di calmarsi.

L'orrenda sensazione di essere osservata le causò un lungo brivido di terrore che le pervase l'intera spina dorsale. Erika cercò in tutti i modi di convincersi di essersi semplicemente fatta troppo condizionare dai suoi pensieri, ma nonostante questo non ebbe neanche il coraggio di voltarsi a controllare.
Aveva la nausea, continuò a fingere di girare tra i libri ancora per cinque minuti mentre pregava con tutta se stessa che la paura ingiustificata che stava provando se ne andasse via.

Era letteralmente terrorizzata, perché più passavano i minuti, più percepiva quell'orrendo presentimento farsi sempre più pressante dietro la sua schiena, tanto da farla rabbrividire.
Avrebbe voluto scappare il più velocemente possibile da quel posto, richiamare l'attenzione di Maddy dovunque si trovasse e tornare a casa di fretta e furia, aveva scelto decisamente il giorno sbagliato in cui uscire.

Chiunque la stesse osservando non sembrava troppo intenzionato a smettere, e anzi, Erika lo sentì avvicinarsi sempre di più e la paura, anche. Iniziò a respirare affannosamente, cercando di ristabilire il controllo della sua mente e pensare ad una qualsiasi soluzione che avrebbe potuto salvarla, ma non riusciva a muoversi. Non riusciva a fare niente, ed era bloccata in un corpo che non voleva più rispondere ai comandi. Era praticamente spacciata.

E il cuore le si fermò all'improvviso quando percepì il calore di una mano poggiarsi sulla sua spalla, tanto che le scappò un sussulto.
«Erika, ti ho cercato per tutto il centro commerciale, scusami se ci ho messo tanto!» Una voce familiare la riportò finalmente con i piedi per terra, e quando si voltò, si ritrovò davanti il volto preoccupato della sua migliore amica, ed Erika non era mai stata più felice di vederla in vita sua.

«Ragazza, tutto bene? Sei pallida come un lenzuolo! È successo qualcosa?» Chiese questa allarmata, scuotendola leggermente per riportarla nel mondo nei vivi. Erika non rispose, ma in compenso si sporse per stringerla in un abbraccio stretto e sollevato.
«Erika...davvero, tesoro, sei sicura che sia tutto okay? Mi stai spaventando...» Mormorò Maddy sulla sua spalla, stringendola a sua volta.

«Sì...va tutto alla grande... — Sospirò la rossa, ispirando a pieni polmoni il profumo della sua amica — però adesso torniamo a casa, per favore Maddy, non mi va più di stare qui!» Aggiunse, staccandosi dalla ragazza e rivolgendole uno sguardo serio.
Maddy la fissò un po' persa, ma alla fine annuì, afferrò da terra le piccole buste con le cose che aveva acquistato, e la prese per mano, guidandola in silenzio fuori da quella maledetta libreria.

Erika sentiva addosso gli occhi di Maddy, la conosceva fin troppo bene per farsi ingannare da una delle sue rassicurazioni palesemente false, e sapeva che non sarebbe potuta scappare per sempre. Però riguardava lei, non c'era uno straccio di prova che dimostrasse la veridicità delle sue ingiustificate preoccupazioni, si stava facendo prendere dal panico per delle stupidissime sensazioni senza alcun fondamento, e non era la prima volta.

Quello che doveva fare era smetterla di comportarsi come se il mondo avesse in serbo delle brutte sorprese da spiattellarle in faccia e cominciare a pensare positivo, come diceva sempre sua madre. Ad un tratto, Erika si sentì bloccare per un polso.
«Senti, tesoro, ho dimenticato di prendere una cosa dal negozio, potresti portare in macchina questi altri sacchetti? Ti raggiungo subito!» Chiese Maddy all'improvviso, mettendole in mano i suoi acquisti e le chiavi dell'auto.

«Uhm...va bene, se proprio devo...» Mormorò la rossa con aria incerta, mentre guardava la mora fare dietro marcia verso uno dei negozi. In realtà aveva ancora paura di girare da sola senza di lei, la brutta esperienza di poco prima le aveva lasciato una terribile sensazione allo stomaco, ma cercò in tutti i modi di non pensarci e semplicemente si avviò all'esterno del centro commerciale come richiesto.

Non vedeva l'ora di tornare a casa e dimenticarsi finalmente di tutti quegli strani avvenimenti, però allo stesso tempo si sentiva un po' in colpa, l'ultima cosa che avrebbe voluto era rovinare la giornata anche alla povera Maddy.
Era spaventata all'idea di raccontarle dei suoi strani presentimenti, aveva paura di farla preoccupare per nulla, o peggio, metterla in pericolo inconsapevolmente.
Lo scenario che immaginò fu così atroce che dovette scuotere più volte la testa per scacciarlo dalla mente, nel mentre che cercava la macchina.

Quando finalmente riconobbe il parcheggio, ci si avvicinò spedita, ma qualcosa la portò a rallentare il passo. Non poteva vederlo bene da lontano, ma sembrava quasi che una persona si fosse seduta proprio affianco al mezzo di trasporto, e tale consapevolezza le bloccò il fiato per un attimo. Magari era un ladro? Qualcuno che le stava aspettando per farle del male? Non voleva trarre conclusioni affrettate, e l'unico modo per capire meglio era avvicinarsi e nel caso parlare direttamente con il soggetto.

La ragazza decise quindi di farsi coraggio e iniziò a camminare lentamente, finché in pochi passi non raggiunse finalmente l'auto e la persona, ma ciò che vide, fu come una pugnalata dritta in petto.
Lasciò d'istinto cadere tutte le buste a terra, e l'ansia ricominciò a pompare con forza nelle sue vene. Non sapeva cosa pensare, né cosa fare, era impotente.
Davanti a lei, il cadavere di una donna giaceva di fianco alla macchina di Maddy, e la cosa più terribile era che non si trattava di una donna qualunque, ma della libraria gentile che aveva visto non più di un quarto d'ora prima.

Doveva essere morta da poco, il sangue continuava a scorrere e macchiava inesorabilmente tutto il perimetro. All'improvviso le venne da vomitare, e un forte giramento di testa la colpì in pieno. Stava male, doveva andarsene da lì, doveva chiamare aiuto, ma riuscì solo a fare qualche passo, perché ad un certo punto si accasciò al suolo, sporcandosi le ginocchia con il sangue della ragazza, e scoppiò in lacrime come una bambina.

𝐋'𝐔𝐎𝐌𝐎 𝐃𝐀𝐆𝐋𝐈 𝐎𝐂𝐂𝐇𝐈 𝐃𝐈 𝐍𝐄𝐁𝐁𝐈𝐀 | ✓Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora