XXXVI: I due alleati

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Il generale annuì e lasciò che Mistiss si inserisse nel silenzio calato tra loro con la sua voce squillante e rilassata. "Oh, buongiorno a voi" esordì. "Stavo proprio progettando di condurre il mio compagno da entrambi."

Nives ammirò la scioltezza con cui la ragazza aveva mentito, così come il sorriso mostrato e il rapido inchino che aveva sfoderato, subito imitato dall'uomo che, però, peccava di grazia.

"Nives dei Bálit, regina dei dragonieri, e Taron, generale dalla Mano Rossa, sono lieta di presentarvi Shashibhushan, fidato consigliere del re Prabhusabh, sovrano delle terre del sole benedette dagli dèi che tutto comandano" disse, facendo cenno al nuovo venuto che, dopo aver unito i palmi delle mani, si esibì in ulteriore e goffo inchino.

"È di certo mio il piacere" replicò Nives, mentre l'altro si raddrizzava e la osservava incuriosito. L'ampio viso scuro, coperto da una barba nera raccolta in una treccia e da un paio di lunghi baffi, pareva essere stato colpito più volte per poi essere ricomposto da un artista distratto: gli occhi neri piccoli e infossati, il naso ampio e piatto, gli zigomi storti e la bocca umida e larga, uniti all'espressione consapevole con cui la guardava, la misero a disagio.

"Sono lieto di conoscere la regina del piegato e distrutto regno di Hydrus, così come di potervi comunicare che il mio sovrano sarà deliziato di apprendere della vostra salita al trono" rispose lui con una voce molto nasale e l'accento sporcato da un'inflessione esotica che raddoppiava le esse. "È poi un onore aver davanti a me il famoso genale che ha già arrecato grandi danni al tiranno."

Taron fece un gesto con la mano, quasi a dire che le sue imprese fossero delle bazzecole, ma il complimento non gli fece perdere l'aria altera e distratta. A Nives sarebbe piaciuto poter entrargli per un attimo nella testa e scoprire cosa lo turbasse.

"Mia signora, dovrete perdonarmi l'ardire, ma stavo appunto raccontando a Shashibhushan della vostra intenzione di scendere in guerra contro Everett."

Nives si girò verso Mistiss. "Un progetto che spero diventi presto realtà" confermò, per poi scrutare il potenziale alleato. "Non mi vergogno ad ammettere che ho bisogno di aiuti. I dragonieri sono forti, ma rappresentano un pugno di formiche rispetto alla potenza militare di Everett. In compenso, le mie discussioni con Cain mi portano a credere che mi cederà le truppe guidate da Mano Rossa."

Taron storse il naso. "Cain non cede niente. Sono io che accetto di mettermi al vostro servizio."

"Ma... Taron!" esclamò Mistiss con una risatina nervosa, avvicinandosi intanto al consigliere per prenderlo sottobraccio. "Quando sei divenuto così scorbutico? Shashibhushan, permettimi di scusarmi per le sue parole: stare coi mercenari l'ha resto un orso, incompatibile alla vita di corte."

L'uomo sorrise accondiscendente, mostrando una fila di piccoli denti sporchi. "A un generale di simile fama si può scusare qualsiasi scortesia."

Anche Nives si aprì un sorriso nervoso e la tensione le salì lungo la spina dorsale, facendole venire la pelle d'oca. Non riusciva a comprendere il comportamento di Taron, così diverso da quello mostrato nel precedente incontro.

"In ogni caso, temo che la brusca osservazione di Mano Rossa abbia interrotto il vostro discorso sul nascere" riprese il consigliere, scacciando infastidito un'ape che gli ronzava intorno. "Ritenete che il mio sovrano possa essere d'aiuto alla vostra causa?"

"Lo sarebbe. Se non ricordo male, non ha mai riconosciuto l'autorità di Everett su Hydrus."

"Ricordate correttamente" replicò l'altro, lisciandosi i baffi con aria assorta. "Mi dispiace dovervi riferire che la scelta del mio sovrano, però, è stata dettata più da motivi economici che di fedeltà agli antichi regnanti."

HydrusWhere stories live. Discover now