Capitolo 14 ~ Affrontare le difficoltà

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"Affronta gli ostacoli e fa qualcosa per superarli. Scoprirai che non hanno neanche la metà della forza che pensavi avessero."
(Norman Vincent Peale)

Qualche giorno dopo essere stato cacciato di casa e costretto a tornare a vivere con sua sorella e la fidanzata di quest'ultima, Josh, resosi conto degli errori commessi, proprio nei confronti delle persone che ama di più al mondo, si presentò davanti all'edificio in cui si trova lo studio dello psicologo consigliatogli dall'esercito, rigorosamente accompagnato da Kyle.

«Buongiorno» salutarono poi, in coro, una volta entrati nell'ampia e luminosa stanza, dalle pareti bianche, ricche di quadri e attestati e con, sul lato sinistro, due grosse librerie, piene di tomi di psicologia e psicoterapia, al centro una chaise longue e due poltrone di ecopelle beige ed infine, di fronte ad esse, una scrivania dallo stile più moderno, ma in legno come il resto del mobilio ed una sedia girevole bianca, con lo schienale imbottito, su cui era seduto, in modo composto, proprio l'analista, il quale rispose

«Buongiorno, voi dovete essere Josh e Kyle»

«Si, siamo noi» annuirono.

Al che, lo psicologo affermò
«Beh permettetemi di dire che è un vero onore conoscere due eroi come voi»

«Grazie, ma si sta sbagliando, noi non siamo eroi» ribattè però Josh, scuotendo la testa

«E invece si, chiunque faccia un lavoro come il vostro, rischiando ogni singolo giorno la vita per difendere la propria nazione e dei poveri innocenti, è un eroe» insistette l'analista, per poi continuare indicando le poltrone davanti a sé e affermando «E ora accomodatevi pure, che iniziamo la prima seduta»

«Ecco è iniziato tutto cinque anni fa. Ormai era diverso tempo che combattevamo in Afghanistan ed eravamo fieri del nostro lavoro, quando...» iniziarono quindi a raccontare loro.
E senza che se ne resero conto, pian piano sviscerarono problemi che non avevano mai smesso di tormentarli, come il fatto di essere gli unici due sopravvissuti all'attacco terroristico.

Poi Kyle decise di approfondire il periodo di prigionia e una volta che ebbe terminato, l'analista, appuntando si le informazioni sul taccuino, domandò
«E per quanto tempo è rimasto nelle loro mani?»

«Fino a poche settimane fa, quando Josh e una squadra di Navy Seal hanno eliminato il commando e liberato me e gli altri ostaggi»

«Wow e lei davvero non si considera un eroe?» esclamò perciò lui «Kyle, lei ha visto e sopportato cose che una persona non dovrebbe mai e poi mai ritrovarsi a vivere, per giunta sapendo che qui vi era una famiglia ad attenderla e capisco perfettamente la sua sofferenza, ma vedo in lei anche una grande forza d'animo e mi creda se le dico che in casi come i suoi, è molto raro»

«Ne è davvero convinto?»

«Certo...
Sicuramente sarà difficile per lei tornare ad abituarsi alla quotidianità e a vivere con serenità, ma il mio compito principale sarà affiancarla in questo percorso, per lei e per la sua famiglia, che per molto tempo l'ha creduto morto.
Meritate un po di pace e io spero di riuscire a donarvela»

«Grazie dottore» disse quindi l'ormai ex commilitone, con riconoscenza.

Poi toccò nuovamente a Josh, che dopo qualche minuto di silenzio, aveva riordinato perfettamente le idee ed era pronto ad aprirsi completamente.
«Come le ho detto, fortunatamente, nell'esplosione io ho riportato solo alcune ferite superficiali, qualche costola rotta e una lieve commozione celebrale, ma la sofferenza più grande l'ho vissuta dentro, quando ho saputo che la mia intera squadra era morta, visto che prima di qualche mese fa, non avevo idea che Kyle fosse sopravvissuto.
Non riuscivo più a concentrarmi, non mangiavo, non dormivo, l'unica cosa che facevo era pensare e ripensare a quei terribili momenti, come in un dannato loop infernale e la cosa peggiore è che in quella situazione non mettevo a rischio solo la mia vita ma anche quella dei miei compagni.
Ormai ero diventato un impedimento, così venní rispedito a casa.
E fu allora che scoprii che una mia... come dire... amica speciale, era rimasta incinta di me.
Ma il dolore era talmente grande, da impedirmi persino di godermi appieno la gioia che la vita mi stava donando e alla fine, anche a causa della mia trascuratezza, Grace, la madre di mia figlia, è morta dandola alla luce e Liv è nata con dei gravi problemi di salute, che l'hanno perseguitata durante tutti i primi tre anni di vita.
E ora si sta ripetendo tutto, non faccio altro che pensare a quanto accaduto... Non faccio altro che pensare allo sparo che mi ha quasi ucciso, durante la missione in cui abbiamo salvato Kyle e gli altri ostaggi...
Sento in continuazione l'odore ferroso del sangue, ogni notte mi vengono gli incubi e l'unica cosa che mi salva da quell'inferno, non sono la mia fidanzata incinta e mia figlia, come dovrebbe essere, ma l'alcool, si rende conto?!»

«Certo, capisco.
Anche in questo caso non è né la prima, né tantomeno l'ultima persona a vivere vicende del genere e a risentirne in questo modo»

«Si ma allora perché. paradossalmente, soffro più io, che sono stato lontano dall'esercito per cinque lunghi anni, che Kyle, che ha invece vissuto tutto questo tempo in prigionia?» domandò però poi, sempre l'ex capitano dei Marines, sentendosi quasi in difetto.

Al che, lo psicologo abbozzò un sorriso e rispose
«I motivi possono essere molteplici, ma ipotizzo che il principale sia che avendo trascorso cinque anni in isolamento, lontano dalla sua famiglia, lui abbia avuto modo di metabolizzare l'accaduto e ora desideri solo riprendere in mano la sua vita, mentre lei, che si era rifatto una vita ed era intenzionato a formare una famiglia con la sua nuova compagna, dopo diversi anni è stato praticamente costretto a rigettarsi in quell'inferno, finendo per rischiare di morire, perciò non può che avercela col mondo intero.
A questo si aggiunge il fatto che ha già sofferto di stress post traumatico e spesso, in casi come i suoi, possono esserci delle ricadute.
In poche parole Josh, io penso che lei sia tornato a soffrire di questa forma di disagio mentale e che insonnia, incubi e reazioni violente, siano semplicemente la manifestazione dei suoi stati d'ansia, a cui lei reagisce ubriacandosi, semplicemente perché l'alcol offusca la mente e allevia il dolore.
Ma come ho detto al suo amico, io farò il possibile per aiutarvi a superare questo trauma e ad andare avanti, sta volta per davvero».

Angolo Autrice
Ciao ragazzi e ragazze ed ecco un nuovo capitolo.
Io spero davvero che vi sia piaciuto e per favore, se vi va, stellinate e fatemi sapere cosa ne pensate.
Detto questo, al prossimo capitolo, un bacio, ciao <3 ;)

Come la quiete dopo la tempesta ~ Come Me e Te Series vol. 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora