Rimediare agli errori

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Harry Potter  

«Di tutte le assurdità a cui ho assistito in questi giorni, questa non ha rivali.» 

Era stufo di continuare a battibeccare sul tema. Se non ci era riuscita sua moglie a fargli cambiare idea, dubitava che lui potesse avere successo. «Nessuno ti obbliga a venire.» 

«Voglio essere presente quando demolirai la scuola. Come se la guerra non avesse già fatto abbastanza.»  

«Se la scuola crollerà, è molto probabile che rimarremo là sotto anche noi.» commentò, lapidario.

«Nel caso, mi godrò la tua espressione vacua e sorpresa e ti guaderò spirare recitando te l'avevo detto come un mantra.» 

Harry si fermò di colpo, girandosi ad affrontare il suo avversario. «Paura, Malfoy?» 

«Ti piacerebbe.» 

Cercò di non interrompere il contatto visivo per primo, o per lo meno di non scoppiare a ridere all'espressione artificiosamente annoiata di Draco. Fu Ron a spezzare il silenzio, con un urlo che rimbombò per tutto il corridoio. «Ehi Harry, datti una mossa! C'è qualcuno che vorrebbe salutarti!»

Mirtilla Malcontenta era effettivamente impaziente di posare il suo sguardo su di lui, se ne accorse quando il colore perlaceo delle sue guance diventò così denso da sembrare intonaco bianco.

«Siete tornati! Gli studenti non tornano mai, una volta diplomati.» 

Harry si morse la lingua prima di rispondere, prendendosi un momento per osservare Ron, Hermione e Ginny, che lo avevano preceduto nel bagno. Gli sembrava notevolmente triste che per loro le cose fossero cambiate così tanto, mentre Mirtilla da quasi un secolo sopravviveva intrappolata in quella forma di ragazza, che mai avrebbe conosciuto la bellezza della vita.

«Siamo in missione speciale!» le sussurrò infine, corredando la sua miglior interpretazione da Auror con un occhiolino complice. 

Lei sembrò soddisfatta della spiegazione, perchè lanciò solo uno sguardo ai lavabi prima di rintanarsi in un cubicolo. «Io non dirò niente.» la sentì sussurrare, prima di sparire.

Non era necessario spiegare che fossero lì con il permesso della McGranitt, o che comunque il loro passaggio non sarebbe passato inosservato. 

«Cominciamo?» chiese a Hermione, sfoderando la bacchetta.

«Ehi, ehi!» borbottò Draco, frapponendosi tra lui e quello che secondo il suo istinto doveva essere l'ingresso della camera. «Io non mi sono aggiunto alla spedizione solo per vederti fare l'eroe. La voglio vedere.» 

«Sul serio, Malfoy?» chiese Ron, allibito. «Dopo tutti questi anni, ancora non hai smesso con la magia oscura?» 

«No Weasley, se si tratta di trovare un modo per farti entrare un po' di sale in zucca.» replicò l'altro, offeso. 

Stavano per iniziare a battibeccare, proprio come ai tempi della scuola, quando Ginny sedò ogni protesta con un'esclamazione a dir poco sorprendente. «A dir la verità anche io vorrei fare un giro laggiù, se non vi dispiace.» 

Ron aprì la bocca per protestare di nuovo, e probabilmente con più vigore, ma venne fermato da Harry. «Direi che abbiamo tutto il tempo del mondo.» 

Così si erano ritrovati davanti alla carcassa del basilisco, nel bel mezzo della Camera dei Segreti, ed era certo che ognuno di loro stesse combattendo con i propri fantasmi. Ron ed Hermione con quelli dell'Horcrux, lui con l'immagine di Tom Riddle, Ginny con quel diario che l'aveva quasi distrutta e Draco... ecco, lui forse aveva così tanti demoni da non sapere quale avrebbe preso il sopravvento.

«Per lo meno noi siamo veramente alternativi nei festeggiamenti.» ruppe il silenzio Hermione, scatenando risatine nervose da parte degli altri.

«Potremmo invitare i ragazzi qui e fare un bel campeggio.» sibilò sarcastico Ron, scuotendo la testa in direzione della moglie. «Parola mia donna, ogni tanto hai delle idee assurde.»

«Credo di dover porgere le mie scuse.» enunciò improvvisamente Draco, osservando con insistenza Ginny. 

«Arrivi con trent'anni di ritardo, Malfoy.» lo canzonò Ron, beccandosi una gomitata nelle costole da Harry. «Che c'è? Non è che lui ci abbia mai reso le cose facili.»

«Ma infatti non ce l'ho con voi tre. Voi siete sempre andati a cercare ogni potenziale pericolo, per poi buttarvici con tutte le scarpe. Se volete delle scuse per questo, dovete semplicemente mettervi davanti a uno specchio e farvele.» spiegò Draco, guardando Ron con la consueta espressione di sufficienza che non mancava mai di riservargli. «Vorrei scusarmi con la signora Potter, a nome di mio padre. Credo che non ci siano parole per commentare la meschinità e la perversione del suo gesto. Allora non capivo, mi sembrava poco più di uno scherzo. Poi le cose sono cambiate.» 

Ron fece di nuovo per aprire bocca, ma Ginny sorprese tutti. «Non accetto le tue scuse, semplicemente perché non ritengo che tu debba farle. Non hai messo tu il diario di Riddle tra i miei libri, e comunque nessuno mi ha mai obbligato ad usarlo. La guerra ha svelato tante realtà che avremmo tutti preferito restassero celate. Ma è anche merito di ciò che abbiamo vissuto, se le nostre vite ora sono così come sono.» 

Harry annuì, sorridendo alla moglie. «E comunque, consuocero, domani l'unione dei nostri figli sarà ufficializzata. Direi che potremmo finalmente mettere una pietra sopra alle ostilità.» 

«Sempre che tua figlia non decida di non presentarsi.»

«O che tuo figlio si convinca che sia un impegno troppo grande per lui.» 

Draco sospirò, affranto. «Mi dispiace Potter, ma su questo ha preso dalla madre. E ti assicuro che non solo si presenterà, ma se tua figlia decidesse di darsi alla macchia potrebbe andare anche a riprendersela, con buona pace del suo orgoglio.» 

Harry annuì. «Allora direi che non potevo desiderare un genero migliore.» 

«Se lo dici tu, Potter.» 

«Già, Harry.» lo schernì Ron. «Se lo dici tu.» 

Harry scosse la testa, con un cenno d'intesa verso Hermione. «A te l'onore, amica mia.» 

Lei non se lo fece ripetere due volte e, sfoderata a sua volta la bacchetta, la puntò verso la statua di Salzar Serpeverde. «Bombarda.» 

Ed in mezzo al fragore delle pietre che cadevano al suolo, mentre lentamente arretravano per lasciare spazio ai detriti, i loro cuori sembravano riempirsi di nuova speranza. La Camera dei Segreti non sarebbe mai più stata aperta.

Empatia - Missing MomentsWhere stories live. Discover now