Solo un altro campione

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James Potter

Due mesi. 

Erano quasi due mesi che non vedeva Christina. Certo, si scrivevano quasi tutti i giorni, ma ormai i loro gufi sembravano molto più un'abitudine che una vera necessità di condividere la propria vita con l'altro.

Due mesi.

Ross, Tombley e Carsen continuavano a ripetergli che non era sano che un ragazzo di nemmeno vent'anni vivesse in clausura per un'adolescente che ancora andava a scuola.

Te ne pentirai amico, gli avevano detto più volte, accompagnando il loro cameratismo a sonore pacche sulle spalle, Il mondo è pieno di belle ragazze, perché fissarsi con una sola, per di più lontana?

Lui non rispondeva mai, limitandosi a una risata forzata o, quando proprio era in vena, a qualche battuta sarcastica sulle loro ultime conquiste.

Se ne sarebbe pentito? Christina se ne era già pentita? Era davvero così strano, avere vent'anni e rimanere fedele a una ragazza lontana, nonostante la popolarità che aumentava?

James non vedeva il suo comportamento come anormale. Forse perché aveva l'esempio dei suoi genitori, che nonostante mille difficoltà erano infine riusciti a costruirsi una famiglia. Erano più giovani di lui, quando si erano innamorati.

Ma forse Ross, Tombley e Carsen avevano ragione: il mondo era cambiato, la vita era diversa adesso. Forse stavano facendo un enorme sbaglio; forse se ne sarebbero pentiti, lasciandosi in malo modo in poco tempo.

James però aveva un'unica certezza: lui non era un campione, era solo uno dei tanti che giocavano a Quidditch. Non c'era niente di speciale in lui, tranne quello che riuscivano a percepire coloro che lo conoscevano davvero. 

E quella che lo conosceva più di tutti sarebbe arrivata come un tornado nel suo appartamento solo l'indomani, stravolgendogli di nuovo la vita. Quella che lo conosceva più di tutti era Christina Nott, e qualcosa secondo lui voleva pur dire.

Empatia - Missing MomentsWhere stories live. Discover now