Timothy Potter

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Christina Nott

Non era stato tutto così veloce come aveva pensato quando le si erano rotte le acque. In quel momento aveva creduto che il peggio, ossia trovarsi con una pozza d'acqua in ingrandimento tra i piedi, nel bel mezzo di un matrimonio dove era stata invitata metà della comunità magica inglese, fosse alle sue spalle.

Non aveva tenuto conto che, con le acque rotte, sarebbe stato troppo tardi per la pozione anestetizzante. Non aveva nemmeno pensato che suo figlio sarebbe stato così simile a suo padre fin dalla nascita, incaponendosi a uscire prima con un braccio che con la testa, regalandole ore di tortura inenarrabile. Un rompiboccini fatto e finito, che per lo meno non amava piangere. Ma mangiare, quello lo adorava proprio.

«Non chiedermi niente.» aveva freddato Lily, appena era apparsa alla porta. «Non sbirciare neanche per sbaglio. Dai retta a me: tu non vuoi sapere

Lily si era limitata a ridacchiare, in imbarazzo. Per la prima volta, si disse Christina, era lei ad avere un vantaggio.

«Quindi, Timothy

«Abbiamo raggiunto un accordo.» confermò, con aria solenne. 

«In che termini?» 

«L'iniziale del nome di mio padre, la finale come quella del tuo. Altrimenti, non ne saremmo più usciti e avremmo finito per chiamarlo coso.» 

«Perchè non avete fatto il contrario?»  

Christina si agitò sui cuscini, provocandosi una fitta di dolore. Nonostante le pozioni rigeneranti che le erano state somministrate, si sentiva ancora intorpidita e acciaccata. «Perché Hamlet fa schifo, è inutile che ci riprovi con la scusa che siamo indecisi.» 

«Ma c'era anche Humbert o Herbert.» sogghignò Lily, avvicinandosi di soppiatto alla culla.

«Quelle sono le iniziali di entrambi, comunque.» sospirò, esausta. «Dalle ultime decisioni, potevamo scegliere Hale, Harve, Hewie, Horace, Hughie...» 

«Hughie era perfetto!» sospirò Lily, rapita dal respiro regolare del piccolo. «Un piccolo Hughie con le guanciotte rosse e piene.»

«Pensalo a vent'anni.» le consigliò, osservando la sua espressione cambiare in una disgustata.

«Oddio, no!» 

«Appunto.» 

«Ma anche Horace era papabile. In onore di Lumacorno.» scherzò Lily, sfiorando appena il bambino con le dita.

«Wow. Come ho fatto a non pensarci, proprio non lo so.» 

«O Hale. Hale Potter suona molto bene.»

«Hale è il nome del primo ragazzo che ho baciato.» sospirò, affranta. «E James...» 

«E James è James.» concluse Lily, troppo presa dal suo nipotino per lanciarsi in uno sproloquio dedicato al suo fratellone.

Christina la osservò carezzarle dolcemente il capo. «A cosa pensa?» chiese infine, curiosa.

«Oh, non ne ho la minima idea, e non vorrò nemmeno mai saperlo.» sorrise Lily, cogliendo in pieno la sua espressione contrariata. «Tu sei la sua mamma Chris, ed è giusto che lui si affidi a te. Non voglio essere quella che lo conosce meglio. Non è giusto. Dovrai cavartela da sola.» 

«Ecco lo sapevo. Tiri fuori la morale solo quando ti fa comodo.» sbottò, infastidita.

Sapeva che non serviva realmente ringraziarla per quella delicatezza, che per lei significava molto. «Voglio proprio vedere se farai gli stessi discorsi moralisti, quando toccherà a te.»

Vide Lily diventare rossa come un pomodoro, prima di cercare di mascherare il suo disagio con un sorriso verso Timothy, che aveva appena aperto gli occhi.

«Sei incinta?» chiese a bruciapelo, osservandole il ventre.

«Assolutamente no!» 

«Allora perché tutto questo improvviso pudore?» 

Lily tentennò, in imbarazzo. «Potrei avere la certezza che mentre tu maledivi James per averti ingravidata, Scorpius stesse pensando di farmi la proposta di matrimonio.»

Christina la guardò a bocca aperta. «Pensando quanto seriamente?» 

«Era pronto ad inginocchiarsi e a tirar fuori l'anello che aveva in tasca.» sospirò Lily, affranta. «Era così nervoso... Non ho fatto apposta, ma l'ho visto.» 

Christina agitò una mano per aria, indifferente a quell'improvvisa crisi di coscienza. «Sì ma lui cosa vuole fare adesso?»

«Non ne ho la minima idea. Non lo vedo da ieri sera. Dopo che siamo venuti qui, e dopo che ci hai messo solo undici ore per tirar fuori questo splendore, è tornato a casa.» 

Christina si tirò in piedi, indignata. «Io invece mi sono proprio divertita, eh!» 

«Dai non ti agitare. Solo che... boh. Non so come siamo rimasti. Non so mai come siamo rimasti.»

Vide una luce strana negli occhi della sua migliore amica. «Non è che adesso ti deprimi, eh? Il ragazzo ti ama, ti vuole sposare. E non dire che è follia del momento. Se si è portato dietro un anello, ci ha pensato.» 

«Sì, ma se adesso fa come James, e aspetta tre anni?» si lagnò la sua amica, sedendosi accanto alla culla.

«Quindi è questo il problema.» esclamò sorpresa Christina, illuminandosi non tanto per il visino corrucciato di Timothy girato nella sua direzione, quanto per quella rivelazione. «Tu vuoi sposarlo davvero.» 

Lily arrossì fino alla radice dei capelli. «Forse.» 

Avrebbe voluto dirgliene di tutti i colori, ma la timida protesta di Timothy dirottò immediatamente la sua attenzione. Con movimenti delicati lo prese tra le braccia, facendo attenzione a non fargli del male. Nonostante tutti le ripetessero quanto fosse forte, quanto fosse in salute o alto, lei viveva con la costante sensazione di maneggiare un cristallo fragilissimo.

Si sarebbe mai abituata a quello sguardo scuro, curioso, vivace? Si sarebbe mai stancata di averlo attorno? Avrebbe mai rimpianto la sua vita prima di lui?

La risposta, in quel momento, era un chiaro e deciso no.

Empatia - Missing MomentsWhere stories live. Discover now