29.

28 1 0
                                    


MARIA

Ieri ho messo una foto su Instagram. L'abbiamo fatta sott'acqua, con la GoPro dello zio di Ale. Nella foto ci siamo tutti noi quattro, mentre facciamo lo STO di Ghali. Non so come mai ma loro non sono abituati a commentare le foto in cui li taggo.

"Comunque qualcuno di voi poteva anche commentarla la foto che ho pubblicato ieri eh!" Dico a gran voce.

Ale estrae da sotto il suo telo, nello zaino, il suo cellulare: "Faccio io...".

Dopo aver digitato per circa 2 minuti, blocca lo schermo, mi guarda e annuendo dice: "Fatto".

Gli rubo il telefono di mano e guardo il commento:

Siamo tanti individui unici,

Che formano qualcosa di più.

Lo guardo.

ECCO!

"Ale... il titolo! Non sarà qualcosa che possa essere collegato con Noi Siamo Infinito... il titolo sarà QUALCOSA DI PIÙ"

Gli brillano gli occhi. "Mi piace!" Salta.

La foto di copertina l'abbiamo già programmata.

"Facciamo la foto, così poi la edito nel pomeriggio!"

Io e Alessio chiamiamo i componenti del gruppo: Anto, Gab e Anna. Ci posizioniamo. Io centrale, Alessio e Antonio ai miei lati. Io e Anto ci teniamo la mano sott'acqua. La foto deve essere scattata mezza sott'acqua e mezza sopra. Gab è dietro me e Anto e mi poggia un braccio sulle spalle. Anna è invece vicina ad Alessio. Ci mettiamo in posa ma capiamo che la nostra idea non è stata geniale, perché ciò che c'è sott'acqua non si riesce a prendere.

Nel pomeriggio guardo tutte le foto che Al mi ha mandato via mail. Tutte brutte tranne una, quella non programmata, dove tutti i più piccoli ci stavano schizzando. Le facce sono poco visibili a causa delle gocce ma è molto bella. Decido però di non creare la vera e propria copertina. Bisogna aggiungere una piccola didascalia e credo di dover aspettare la fine del libro, o la fine dell'estate almeno.

Scendo dalla macchina. Saluto mia mamma e attraverso la strada, per poi entrare nel lido e vedere i tre ragazzi già stravaccati sulle sdraio.

"Ehi" saluto.

"Vedo che sei in orario!" risponde Gab sarcastico.

"Super orario!" sorrido tenendo il gioco.

Appoggio la borsa e mia sorella con me. I ragazzi sono già a petto nudo, ma ancora non si sono lanciati in acqua per aspettarci.

"Voi e gli orari siete veramente due mondi paralleli" scherza ancora.

"Non è colpa nostra, non è che decido io quando scendere!" è sempre la stessa storia, noi siamo delle ritardatarie croniche ai loro occhi, ma non è così. Anzi, io odio arrivare in ritardo.

Se potessi scendere in bici, piuttosto che aspettare mia madre, ma non ho la bicicletta! Mia mamma è abbastanza stressata dal continuo via vai che facciamo d'estate; salire e scendere, casa di mia nonna materna e quella paterna, accompagnare noi due al mare, fare compagnia a mia zia, accontentare mio papà. Troppo a cui badare. Ma non voglio lasciarmi trascinare dalla tristezza nei confronti di mia madre che ci lascia sempre fare ciò che vogliamo, soprattutto quando mio padre è al nord, per lavoro. Eh, sì, lui ci accompagna qui i primi di luglio e poi torna a casa nostra per tutto il resto del mese per lavorare, tornando da noi solo agli inizi di agosto.

"Mary, andiamo?" la mano di Ale è davanti ai miei occhi.

"Sì, andiamo"

Ci dirigiamo a riva. L'acqua è fredda. Dopo qualche nuotata e cinque o sei tuffi, torniamo sotto il nostro ombrellone per asciugarci e mangiare qualcosa.

Qualcosa Di PiùWhere stories live. Discover now