Capitolo 30 [punizione]

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Il gruppo si inoltrò nella foresta e mano a mano gli alberi sbiadivano e alcuni, invece, si scurivano, così finché il contrasto divenne decisamente netto, c'erano alberi bianchi e neri e un'entrata.

Provarono a passare ma due enormi statue in pietra fecero scivolare le loro lance affinché creassero una croce che bloccasse loro il passaggio, restarono poi immobili e in silenzio per qualche istante scrutato colo che volevano entrare.

Poi parlarono con voce distorta e senza muovere le labbra, senza muoversi di un solo millimetro «Solo uno di voi potrà passare, si faccia avanti» Eren non se lo fece ripetere due volte e si avvicino alle due statue e alla gigantesca porta.

«Perché vuoi entrare qui, la terra di mezzo che ti impone il suo giusto giudizio?» chiesero all'unisono con quella loro voce distorta questa volta guardandolo «Qui si trova la persona che amo e ho intenzione di portarla indietro, costi quel che costi» udite le parole colme di decisione e fermezza di Eren, Gozu e Mezu gli lasciarono attraversare il grande portone.

Quello che i suoi occhi videro era un paesaggio distorto che ricordava molto una scacchiera, proprio come le parole sull'antica mappa riportavano.

Si guardò un po' in torno e cercò qualche traccia nell'aria, non fu difficile, l'odore inconfondibile di menta che Levi emanava giunse alle sue narici e senza riflettere si lanciò nella direzione dal quale proveniva.

Ma riflettere gli sarebbe servito a non ferirsi, c'era infatti una trappola a pressione e degli spuntoni erano venuti fuori dalle pareti delle mure del castello ferendolo, era ricoperto di tagli già prima, ma ora grondava del suo stesso sangue.

Questa volta procedette più cautamente e si ritrovò nel giardino del grande castello bianco e nero, scrutò ogni millimetro di quel luogo e lo sondò con il proprio olfatto e affiliò il proprio udito mentre procedeva.

Al centro del prato nero come la pece c'era il suo amato, era seduto su una sedia bianca con uno scheletro bianco che lo teneva fermo e come se non bastasse era legato da delle corde nere.

«Levi...» lo chiamò lui sollevato, stava bene, era vivo e lo aveva trovato, il suo animo si era tranquillizzato e la sua paura era di molto diminuita ma non sparita.

Il moro lo guardò, aveva uno sguardo sofferente, ma quando lo vide sbiancó, era ricoperto del suo stesso sangue e pieno di ferite, allora constatò che Miki aveva davvero ragione, doveva imparare a riflettere di più.

Il vento gelido che dominava quel luogo accarezzò la pelle del moro ma fece gemere dal dolore il castano, questo era l'ennesimo segno che le sue condizioni erano critiche.

Presto Eren si trovò a terra tenuto fermo da degli scheletri neri, si dimenava e urlava di lasciarlo andare ma nulla cambiava, nonostante fosse decisamente forte a malapena riusciva a divincolarsi.

«Noi rispondiamo solo a chi ci comanda» «Chi?» «Michaela Morou» gli occhi smeraldo del ragazzo si spalancarono, se lei era in grado di fare tutto quello allora l'aveva stranamente sottovalutata.

Poi sentì l'odore del sangue di Levi e vide il suo corpo martoriato non appena vi riposò lo sguardo, vide i suoi occhi bellissimi spenti e morti, morti come lui del resto.

Sentì il suono del suo cuore che andava in mille pezzi, sentì la sua anima morire, sentì che la sua vita non aveva più senso e i suoi occhi divennero vitrei e morti.

Ma improvvisamente lei gli si mostrò, ordino agli scheletri di lasciarlo andare e gli sorrise, un sorriso sincero e gentile mentre gli offriva la sua mano.

Lui la guardava, i suoi occhi erano vuoti e morti, la stava guardando ma sembrava come se non la vedesse e lei capi quello che glie era successo.

«Eren, ascolta, quello che hai visto non è reale» «N-non lo è? » chiese con un filo di voce mentre le sue iridi smeraldine tremavano fra paura e dolore.

Lei invito silenziosanente il più basso ad avvicinarsi e lo fece, affiancò l'albina ma mantenne il suo sguardo severo e arrabbiato mentre osservava il suo ragazzo.

Ma fu sul punto di piangere quando venne stretto da quelle braccia forti e possenti, lo stringevano forte a se ma tremavano, tremavano come tutto il suo corpo mentre singhiozzava come un bambino.

Levi non aveva mai visto Eren  piangere, ne pensava che lo avrebbe mai visto o sentito, ma ora lo stava facendo, un pianto disperato e sollevato mentre lo stringevano a se.

Quando si fu calmato fu la sua migliore amica a spiegare cosa era successo con quel suo sorriso calmo e gentile, quel sorriso gli ricordò tanto sua madre, Carla.

«Ho rapito il tuo ragazzo per farti provare paura e disperazione, dovresti sapere che odio quando vengono prese decisioni che mo riguardano senza il mio consenso.

Comunque in tutto ciò c'era un altro scopo, tu sei troppo impulsivo e devi capire che se non esamini bene le situazioni rischi davvero tanto.» disse riferendosi alla visone che aveva avuto del suo ragazzo morto.

Lui la guardò e fece qualcosa che nessuno si sarebbe aspettato, le chiese scusa, lui che chiedeva scusa era probabile come che trovare un angelo in perizoma, insomma qualcosa di strano quanto improbabile.

L'albina stava per sentirsi male, non sapeva se stava avendo un'allucinazione oppure era la realtà ma riportò tutti quanti a casa sua, medicò le ferite del castano e lo sgridò severamente per il suo comportamento decisamente sconsiderato.

Quando ebbe finito lo lasciò da solo con il povero piccolo Levi che lo osservava da un angolo della stanza.

Gli si avvicinò lentamente e gli chiese scusa, ma gli spiegò che era stato necessario perché se avesse continuato con quel suo comportamento avrebbe rischiato di farsi uccidere e lui non voleva.

Gli disse quanto l'idea di perderlo lo spaventasse, di come era quasi morto dentro vedendolo in quello stato e di come si sentisse responsabile della miriade di ferite che ricoprivano e solcavano il suo corpo.

Ma lui gli sorrise e lo abbracciò con dolcezza, gli disse che aveva ragione e che certamente non ce l'aveva con lui per quanto successo e la colpa delle sue pessime condizioni era la sua per non aver prestato attenzione a ciò che lo circondava.

Animal [ereri]Donde viven las historias. Descúbrelo ahora