Capitolo 27 [panico]

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Eren era entrato in panico totale, la persona che amava e per la quale, letteralmente, viveva gli era stata portata via da sotto al naso e al suo posto aveva trovato solo un misero pezzo di carta, una minaccia fredda, scritta con assoluta decisione.

Il cuore gli martellava nel petto, il suo animo veniva divorato dall'ansia e dalla paura, sempre più, per ogni secondo che scorreva lento scandendo il tempo che gli rimaneva, sempre più breve, per recuperare e riabbracciare il suo amato Levi, sperando che non fosse troppo tardi.

Come un treno fece rotta verso casa della ragazza, si aggrappava all'irrisoria speranza di trovare qualche indizio su dove la Miki potesse aver portato il suo fidanzato e per non perdere neppure un secondo su portò dietro le due tigri bianche, Rinosuke e Hiroto.

Loro due spiegarono nel dettaglio la situazione ad Hanji e Mike mentre il castano rovesciava ogni centimetri di quell'abbitazione alla ricerca anche di un solo piccolo frammento capace di fargli comprendere dove potessero essere quei due.

Sulla scrivania in mogano nella stanza della ragazza c'era un piccolo pezzo di carta attentamente piegato e nascosto sotto vari libri impilati perfettamente, sembrava un'antica mappa, come quelle che si vedono nei film d'avventura.

Il luogo segnato non c'era in nessun'altra mappa, sembrava un luogo tetro e la descrizione non era certo delle migliori, sembrava il luogo perfetto dove portare la vittima di un rapimento.

Un luogo sconosciuto, del quale esiste poco e niente a testimoniare la sua reale esistenza e di cui, sopratutto, nessuno conosceva la strada per arrivarci.

"Mille prove, mille sfide sul sentiero incontrerai, frasi in rima, filastrocche e posti fiabeschi immagini ormai.

Qui paura, dolore, smarrimento e confusione soltanto proverai nella valle mezzosangue della donna giustizziera.

Dimentica favole, storie e dolcezza qui solo sangue, paura e debolezza.

Le strofe la via ti indicheranno, ma solo e soltanto se avrai coraggio, un cuore puro e animo nobile sono i requisiti per proseguire.

Creature spietate, serve del male, son lì per non farti avanzare ma non esitare, mai lo dovrai fare.

Non bramano sangue, non bramano paura, lasceranno l'accesso all'anima pura, puri ideali e un obbiettivo nel cuore solo così il castello vedrai.

Non è una partita di scacchi, ma una scacchiera confusa e miscelata vedrai apparire e lì sentirai finalmente dire che sei arrivato ma non vuol dire che sarai salvato.

Lì c'è il giudizio, giusto e perfetto, non andare se non non ne sei degno, persino tuo padre potresti vedere, morte o vita non ha importanza, lascio che sia tua ad aprire la danza."

Sembravano lettere provenienti da tempi antichi, tanto che nella memoria di nessuno, di nessuna generazione si potrebbe trovare traccia del momento in cui sono state scritte.

Allegato c'era un biglietto, c'era scritto il punto dove la strada iniziava e portava la firma della tigre bianca.

Eren non era certo che fidarsi fosse buono, ma era l'unica cosa che gli restava da fare, l'unico indizio al quale poteva aggrapparsi ed era l'unica strada che poteva percorrere per riabbracciare il suo amato scomparso.

Scese le scale, veloce, come forse non aveva mai fatto e riferì velocemente le informazioni ai presenti informandoli della sua intenzione di seguire quei pochi indizi.

Hanji sorrise e gli diede tutto il suo appoggio e lo stesso fece Mike, ma entrambi si rifiutarono fermamente di viaggiare con loro, come se sapessero qualcosa di troppo.

Eren, Hiroto e Rinosuke si avviarono ritrovandosi davanti ad una botola nel cuore del bosco, lì non arrivava la luce del sole e non cerano suoni o solo il fruscio del vento...

Erano circondati da un'atmosfera surreale, sembrava quasi si trovassero in un luogo isolato da tutto il resto, compresi tempo e spazio, ma non avevano il tempo di ammirare il paesaggio successivo.

Si sbrigarono a scendere lungo quella botola percorrendo vie e viuzze, strette, scomode, umide e buie giungendo in un grande spiazzale delineato da delle colonne imponenti.

Il lupo osservò attentamente la mappa che aveva cominciato a mutare, le lettere che ora presentava erano posizionate in modo da creare frasi differenti.

I tre si guardarono e poi fissarono i loro sguardi sul vecchio foglio ingiallito dal tempo che scorre sempre, inesorabilmente.

"La creatura gentile la devi temere, non sembra ma è forte, no sembra ma uccide, ma ancora di più devi temere la creatura dall'aspetto malvagio, inesperto e non saggio.

All'apparenza non ti devi fermare, le voci degli altri non devi ascoltare, amici o nemici non potrai sapere, le carte si mischiano nonostante il vostro volere.

La melodia dell'oro lucente, sarà come il morso di un velenoso serpente, è bella e letale e la tua anima si presterà a comandare.

Forte o debole qui non conta, con la musicista sorridente, non farti ingannare, la guardia mai devi abbassare, ricorda che sono guardiani.

Il loro compito è non farvi passare, sta a voi scegliere cosa fare, ma se fino alla fine giungere volete, alla mie parole, vi prego, credete."

I tre si guardarono confusi, ci sarebbero stati due guardiani da affrontare e non era certamente una cosa che si sarebbero aspettati.

La loro muta conversazione fatta di sguardi venne interrotta dalle voci di Jean e Armin che li avevano furtivamente seguiti, erano infatti andati in aiuto del loro capo branco, giusto per dimostrare di valere qualcosa.

«Che ci fate voi qui?» chiese l'alpha dubbioso, che fossero loro i nemici di cui parlava la filastrocca, si chiese «Sapoiamo bene che non ti fidi di noi e vogliamo dimostrare che non siamo con i cacciatori, che anche noi siamo stati strumentalizzati e che odiavano quella gente e che puoi fidarti di noi, Eren» «Già, poi solo uno scemo come te potrebbe credere che dei lupi siano trattati umanamente, per così dire, da quella gente e a giudicare dalla tua faccia tu lo avevi fatto, bravo »

Commento acidamente Jean, non gli era piaciuto come Eren li aveva guardati, lui che non sapeva quello che avevano dovuto subire e quello che lui aveva dovuto passare per assicurare una decente sopravvivenza al piccolo biondino dai gradi occhi azzurri, non sapeva come avevano visto morire il loro amico Marco, lui non sapeva nulla ma si permetteva di giudicare.

«Non sai nulla di quello che ci è successo Jeager, proprio nulla, quindi non permettersi di giudicare me e sopratutto Armin» soffiò adirato facendo riflettere il castano che, incredibilmente, si scusò con faccia da cavallo e il biondo.

Animal [ereri]Where stories live. Discover now