Capitolo 28 [Prova pt.1]

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Eren sospirò, non aveva ne voglia ne tempo per ascoltare quei due, neppure per sgridarli e mandari via, quindi fece un cenno con la testa per poi studiare quella specie di arena.

Ai lai cerano delle colonne bianche con i capitelli in stile classico, sembravano come le rovine di un antico tempio greco ma all'interno vero e proprio era una foresta, un pulsante cuore verde pieno di alberi e fronde fitte che non permisero di vedere cosa celavano.

Si buttò dentro alla stanza seguito dagli altri e improvvisamente delle note dolci e armoniose risuonarono nella stanza, era una musica celestiale e bellissima, una di quelle melodie capaci di catturati l'anime e quello che non sapevano era che era letteralmente così.

Presto il castano si ritrovò da solo, si affidò al suo istinto e quando fu vicino al centro della foresta, il luogo esatto da cui quella musica proveniva, incontrò il fratello della "rapitrice".

Ma c'era qualcosa di strano in lui e ricordò velocemente le righe che erano comparse sull'antica mappa, fortuna che lo fece perché poco dopo venne attaccato.

Ma Eren era forte, estremante forte e più il tempo passava più diventava incontrollato: aveva paura che succedesse qualcosa al suo ragazzo e già una volta glielo avevano portato via, quello fu un trauma per lui.

Sentirlo piangere, chiamarlo, urlare e implorarlo di trovarlo e salvarlo, sapere quello che gli stavano facendo lo aveva distrutto e non poteva perdere tempo inutilmente.

Giunse nel cuore della foresta e ci vide una giovane ragazza con la pelle perfetta, gli occhi sangue che indossava abiti dalle fattezze greche, tra le mani teneva lo strumento che aveva appena smesso di suonare, ma la cosa più particolare erano i suoi capelli, dei serventi albini.

Sembrava essere la famosa Medusa, colei che non puoi guardare negli occhi se non vuoi essere pietrificato e se non hai lacrime di unicorno resti pietra per sempre.

Lei si alzò in piedi, camminò verso il lupo che serrò le proprie palpebre con un pezzo i stoffa strappato dalla sua maglietta, non gli era necessario vedere, tutto grazie alla sua "amica" che non sapeva più come definire.

«Tu sei l'unico che non ho soggiocato con la mia musica» disse quasi con tristezza avviandosi sempre più a lui «Che il celo abbia pietà di te, tu che hai un cuore forte e un'anima forte non passerai» sussurrò a qualche centimetro dal suo orecchio per poi sparire, ma Eren ma sentì, era su in albero sopra di lui.

Venne attaccato dai suoi amici e alleati ma non se ne sorprese ne provò a farli rinsavire, se non erano capaci di resistere erano solo d'intralcio e se finiva con l'ucciderli non gliene sarebbe importato.

Tutti presero la loro forma animalesca eccetto lui, non sapeva se sul serio quella era Medusa, non sapeva se le leggende erano vere e neppure voleva saperlo ma non avrebbe sottovalutato il nemico.

Fece uno scatto veloce, inaspettato, che la ragazza non aveva certamente previsto, non attaccò infatti gli animali ma lei.

La spinse a terra facendola cadere, la immobilizzò e le strappò dalle mani lo strumento musicale, non sapeva cosa fare così spezzò lo strumento, almeno non poteva più usarlo.

Lei però gli strappò la benda dalla faccia e riuscì a guardarlo negli occhi, non capiva il motivo ma non diventava pietra come avrebbe dovuto e in quel preciso istante Eren rise, mostrò lo sguardo che aveva quando il suo lato peggiore veniva fuori.

«Non ho tempo da perdere, ne con te e ne con loro, credi che sia uno sciocco?» disse mutando ancora una volta la sua espressione, riportandola alla normalità.

Si alzò da sopra il corpo della ragazza e gli altri erano ritornati normali mentre lui procedeva verso la seconda guardiana e poi verso il suo amato ragazzo.

Medusa riuscì a capire quello che il ragazzo intendesse solamente quando vide del sangue colarle giù dalla testa, tutti i suoi serpenti erano morti ma sarebbero ricresciuti, ci aveva già provato ad annullare gli effetti della maledizione in quel modo.

Ma non poteva lasciarli passare e chiuse le porte che li avrebbero condotti dalla sua amica, lei aveva potere assoluto in quella zona, o quasi.

Impugnò una spada fatta d'argento e attaccò il gruppo, le abilità su cui contava non erano certo quelle che finora aveva mostrato, aveva avuto un tempo quasi eterno per padroneggiare l'arte della spada ed era quella la sua forza.

Ma tutti di fecero da parte scioccandola, Eren aveva infatti proposto un duello fra loro, se avesse vinto sarebbero passati, se avesse perso sarebbe morto, un duello l'ultimo sangue.

Lei non poté non accettare, purtroppo era una delle regole di quel posto, se eri abbastanza astuto da capirle allora era facile arrivare fino al castello dell'Oscura mietitrice.

Eren venne colpito dalla spada d'argento e le sue carni bruciavano procurandogli un dolore inimmaginabile ma non vi badò, non era importante, non in quel momento.

Ignorando la perdita di sangue, il dolore e gli squarci sulla sua pelle continuò a combattere, per la prima volta sul serio e vinse.

Quello che rimaneva di Medusa era solo la sua testa, la sua spada e il suo strumento spezzato al suolo pregno di sangue, del loro sangue.

Le porte si aprirono ma Eren non tornò alla sua forma normale, rimase nelle sembianze di lupo perché così sarebbe stato tutto più veloce.

Il suo sguardo era quello di un pazzo assassino, ma era solo rabbia, tanta terribile rabbia verso chi lo stava separando dall'unica persona che amava e per chi gliel'aveva portata via.

Così varcarono la seconda e ultima porta che li separava dal loro obbiettivo ultimo.

Levi.

Animal [ereri]Where stories live. Discover now