Capitolo 21: TREDICI

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Il primo sole del mattino mi sveglia.
Mi rigiro nel letto, sgranchiendo braccia e gambe. Impiego alcuni secondi per rendermi conto che non sono nella mia stanza del college e nemmeno al Motel, ma a Ponte Vedra Beach. Pian piano la memoria riprende a lavorare, rammentandomi il perchè mi trovi qui.
Io e Ian siamo fuggiti dal signor Felton e stiamo aspettando l'arrivo del padre di Daniel per aiutarci con un piano. Scendo dal letto e mi stropiccio gli occhi mentre vado in cucina.

"Buongiorno principessa" mi dicono tre voci in coro.

Quando riesco a mettere meglio a fuoco, vedo che ci sono Ian, Daniel e un altro uomo, tutti e tre seduti intorno al tavolo della cucina.

"Sei una dormigliona, signorina Roden!" mi prende in giro Daniel, poi socchiude gli occhi. "Ehi ma quella è la mia maglietta, sei pure una ladra!".

Faccio una smorfia che vorrebbe sembrare un sorriso, ma non gli si avvicina neanche lontanamente.

"Comunque non ti sta male, anzi, è molto sexy... non trovi, Ian?".

Ma quest'ultimo resta seduto, sfuggendo al mio sguardo e alla domanda scherzosa. La cosa mi fa piombare immediatamente nel panico più totale. Faccio un paio di passi nella sua direzione, ma il nuovo tizio, che a giudicare dalla grande somiglianza è senza alcun dubbio il padre di Daniel, si mette in mezzo, porgendomi una mano. 

"Piacere, Holland, io sono il signor Radcliffe."

"Piacere." Ricambio debolmente la stretta.
Sul tavolo noto che vi sono alcuni libri aperti, qualche scritta su un bloc-notes e appunti pressoché indecifrabili. "Potevate svegliarmi, avrei partecipato volentieri alla ideazione del piano da seguire..." affermo, allargando le braccia e lasciandole ricadere sui fianchi. 

"Non c'è nessun piano, stiamo confrontando il materiale a disposizione. Papà ha avuto un'intuizione e stiamo cercando di capire se è davvero la strada giusta..."

Guardo Daniel confusa e poi guardo Ian, che fissa il testo sotto di lui ignorandomi ancora.

"Di quale intuizione state parlando?" La mia voce trema. Ho la mente vuota e vedere Ian così assente non mi aiuta affatto.

"Prima un bel caffè" dice Daniel, alzando io pollice.

Il signor Radcliffe intanto sposta la sedia al suo fianco affinchè mi sieda. Lo faccio senza fare complimenti. Seguo lo sguardo di Ian, cercando di capire cosa stia sudiando con tanta attenzione. I suoi occhi scrutano una figura. Quando capisco che è uno dei geroglifici disegnati sul libro scovato in Alabama, sento il cuore affondare dentro lo sterno.
Daniel mi mette davanti un caffè fumante. Storco il naso, spostando di lato la tazzina. Il forte odore mi apre un varco di disgusto, creandomi un disagio interiore ancora più grande.

"Quello è il numero tredici" spiega il signor Radcliffe, indicando il disegno sotto al naso di Ian. "Io penso che sia la soluzione per rompere il legame delle anime gemelle".

Il mio cuore perde un battito. 
Ian solleva pian piano lo sguardo nel mio.
I suoi occhi sono arrossati e lucidi. Pensierosi. E tremendamente distanti.

"C-cosa significa?" balbetto. "C-c-come è possibile?".

Ian torna a concentrarsi sulla figura, estraneandosi dal mondo che lo circonda. In questa cucina, improvvisamente, mi sembra di essere da sola. Io e un paio di sconosciuti che cercano di portarmi via l'unica persona che abbia mai amato e che amerò per il resto della mia vita.

"Il libro sulla numerazione delle anime gemelle è stato molto interessante, ho impiegato quasi tutta la notte a leggerlo e poi, questa mattina, ho capito il nesso con le nozioni riportate sul testo appartenente alla mia famiglia" afferma il signor Radcliffe con voce brillante. "Ogni numero ha un proprio significato intrinseco. In quel libro ne è spiegata la vera essenza. E' una sorta di legenda per i più esperti..."

"Avevo capito che in ogni pagina erano riportati dei numeri, ma non ne riuscivo a intuire il senso, mi sembravano soltanto raffigurazioni prive di fondamento..." interviene Daniel, sistemandosi meglio gli occhiali sul naso.

"Invece il senso c'è ed è pure molto esaustivo. Bisogna solo avere abbastanza esperienza per coglierne il significato..." riprende a spiegare il padre, sfilando da sotto le dita di Ian il tomo, poi lo mette capovolto e mi mostra con l'indice che dentro a ognuno di quei numeri disegnati vi sono dei simboli. "Questo è alfabeto giapponese".

Ian si passa una mano tra i capelli. Le sue labbra sono arricciate e pensierose.

"Vedi, Holland, in ogni pagina c'è disegnato un numero e dentro ogni numero vi è riportata la sua spiegazione mistica, naturalmente in lingua originaria e al contrario!".

Daniel sorride, compiaciuto della scoperta del padre. "Come vi ho raccontato, mio padre è vissuto in Giappone per un periodo della sua vita, è lì che ha imparato a interpretare la lingua..."

L'uomo annuisce, grato dell'elogio da parte del figlio. E io approfitto dello scambio per respirare più lentamente e socchiudere appena gli occhi. Un risveglio del genere credo che mi lascerà postumi per l'intera giornata.

Il signor Radcliffe scorre le pagine, fino ad arrivare più o meno a metà del volume.

"Ecco, questo è il numero dodici. Daniel mi ha detto che è la combinazione con la quale Ian si è legato a te, insieme al suo sangue, naturalmente..."

Ian sfiora il medaglione che porta al collo, lo sfila e lo apre. Il quadrante mostra come le due lancette siano ferme, ancorate e salde entrambe sulle dodici.

"Il dodici è il numero della riconciliazione, dell'unione e del ripristino della totalità" afferma l'uomo, scorrendo le dita sulle parole orientali.

Non riesco a staccare lo sguardo dal testo, non riesco a non serrare i pugni sotto al tavolo e cercare di frenare i battiti crescenti del mio cuore.

"Il tredici invece è il numero che indica la rottura di quell'armonia. Il tredici incarna il disordine. E' colui che rompe la legge dell'equilibrio e della continuità. E' l'interrutore della ciclicità" spiega ancora.

Daniel batte i palmi delle mani sulle proprie coscie. "Ve lo avevo detto che l'aiuto di mio padre sarebbe stato fondamentale! Non erano le sei e mezza le ore esatte per la combinazione, ma le ore tredici. Adesso abbiamo la soluzione!" dice, entusiasta.

"Non ci interessa più una soluzione adesso. Ian non vuole tornare indietro, noi ci amiamo" riesco a buttar fuori. Le mie labbra hanno iniziano a tremare e sono in procinto di un pianto imminente.

Daniel abbassa le spalle, chiedendo aiuto con gli occhi al padre. Quest'ultimo posa la mano sulla mia e la stringe appena.

"Se Ian resterà qui, il signor Felton lo ucciderà per prendersi il medaglione, oppure ucciderà te, non fa molta differenza. E il vostro amore si spezzerà comunque. Per salvare le vostre vite c'è soltanto una soluzione: Ian deve tornare indietro e spezzare questo incantesimo. L'orologio tornerà al 1945 e il signor Felton non potrà più farvi niente..."

A queste parole, il mio sguardo sale di nuovo su quello di Ian, che si trova proprio seduto di fronte a me. Nessuno di noi due parla, ci limitiamo a guardarci persi nei nostri mondi di dolore. Un dolore troppo forte da sopportare. Perdere Ian equivarrebbe a perdere me stessa. E' più duro che fuggire per tutta la vita, più duro che addormentarsi senza sapere se sarà il nostro ultimo giorno insieme. E' un dolore che va dritto allo stomaco e, insieme all'odore acre del caffè, mi fa vedere tutto quanto nero intorno a me. Cerco di restare lucida, ma la mia testa e il mio cuore sono troppo impegnati a soffrire per farlo.

"Io credo di non sentirmi troppo bene..." farfuglio. Poi vedo solo la notte. Le tenebre.
E voci così lontane da non riconoscerne più la provenienza.

ENDLESS - Anime Bianche || Ian SomerhalderWhere stories live. Discover now