Capitolo 14: SETTEMBRE

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L'estate sulla costa della Florida scorre velocemente, tra un bagno nell'oceano, tante risate in spiaggia e un buon libro sul bagnasciuga. Per me e Ian, il Siren è un significativo punto di riferimento e la stanza del Motel una semplice alcova d'amore. Entrambi cerchiamo di non pensare troppo al risveglio di Felton, di essere il più possibile distaccati e di goderci ogni singola giornata di sole, tuttavia di tanto in tanto ci rechiamo in ospedale per monitorare la situazione.
Felton può di nuovo mangiare e camminare, ma nessuno sa con certezza i danni che il suo cervello ha in realtà subito. Nessuno eccetto i medici e il padre, che lo accudisce giorno dopo giorno come un bambino. Da un lato sono felice che Tom Felton si sia svegliato e sia tornato a vivere, ma dall'altro la paura non smette di tormentarmi, specialmente di notte, quando mi fa svegliare all'improvviso scossa da brividi e in una pozza di sudore. Ian è sempre al mio fianco, mi asciuga la faccia e mi dice che fin quando Felton resterà dentro una stanza d'ospedale nessuno sarà in pericolo.
Ma quando sarà abbastanza forte per uscire, cosa ne sarà di noi? Tornerà a tormentarci?
Il mio cervello entra spesso in un loop inspiegabile di domande e paure. Per fortuna la presenza di Ian è sufficiente a tranquillizzarmi un pò e a farmi addormentare di nuovo con la faccia schiacciata sul suo petto. Il buon odore della sua pelle è rilassante, più di qualsiasi parola, tisana o farmaco sulla faccia della terra.

Così, i giorni estivi passano, a volte pigri, a volte frenetici, accompagnati sempre da quello strano alone di angoscia che di nuovo aleggia sulle nostre teste. Il caldo si mescola all'amore e ai dubbi sul futuro. Mille domande fanno scricchiolare quella bella immagine di famiglia che io e Ian ci eravamo immaginati. La nostra casa e i nostri figli. Forse non ci sarà niente di tutto questo. Forse resterà soltanto un sogno, ancorato alle onde dell'oceano e ai suoi tramonti mozzafiato.

E poi arriva settembre; di soppiatto e quasi in punta di piedi. Una sorta di spartiacque tra il piacere e il dovere, un incipit e una nuova vita. Settembre significa festa di inizio anno accademico, resoconto delle vacanze e buoni propositi. Quest'anno, più di ogni altro, si fa sentire il peso di ciò che ci aspetta, dal momento che dovremmo scegliere dove svolgere il tirocinio. Ashley e Penn faranno domanda per la clinica adiacente il campus, la stessa dove lavorano anche Evan e Karidja, mentre io opterò per il laboratorio dell'ospedale.

Il primo giorno del terzo anno, Ian mi accompagna fino all'entrata dell'edificio, mi saluta sulla soglia con un bacio così lungo e struggente da farmi venire il magone allo stomaco.

Ashley mi prende per mano, conducendomi verso gli armadietti. Nel corridoio incrociamo gli occhi spaesati delle matricole, intente a cercare le aule delle loro prime lezioni. America sta facendo da guida a un gruppetto di nuovi arrivati. E' fasciata dentro a uno degli abiti griffati che un tempo appartenevano a Ashley e muove il sedere a destra e a sinistra in modo così plateale da far venire il mal di mare. Quando ci passa davanti, lei e Ashley si lanciano un'occhiataccia.

"Non posso credere che dovrò sopportarla ad ogni singolo allenamento!" si lamenta la bionda al mio fianco.

"Pensa a Penn, pensa che hai trascorso con lui un'estate da favola... pensa a questo e non considerarla..."

"Non posso non considerarla, sarà lei a scegliere quale musica ballare e sarà perennemente in prima linea!" si lamenta ancora.

"Chissà, magari ha doti nascoste tanto da sorprenderti!"

Ashley scuote la testa, contrariata. "La sua unica dote nascosta è quella di essere una falsa e arrivista camuffata da povera ragazza!" sbruffa, mollando un cazzotto contro l'armadietto. Il suo lucchetto sembra non volersi aprire.

Penn arriva giusto un istante prima che Ashley si accanisca contro il marchingegno. Il moro le blocca il polso e gira la chiave con delicatezza, facendolo scattare con un piccolo click.

"Nervosetta, stamani?" la prende in giro.

Ashley lo fulmina con lo sguardo e io propongo caffè lungo per tutti quanti. Saliamo alle macchinette del piano superiore e ci mettiamo in coda per la nostra dose mattutina di caffeina. Ashley inserisce le monete, mettendosi in attesa a braccia conserte.
La macchinetta emette uno strano rumore metallico, il display diviene nero e poi il nulla.

"Ehi, voglio il mio caffé! Sputalo fuori! " grida la bionda, mollando un calcio contro il metallo.

"Forse stamani avresti più bisogno di una camomilla, sai..." interviene Penn, cercando di fermarla.

Mi scappa quasi da ridere. 

"Quell'aggeggio si è rubato i miei soldi!" si lamenta la mia compagna. 

"Sono solo degli spiccioli, coraggio, andiamo..." Penn è costretto a trascinarla via quasi di peso.

Ashley sputa fuori altre imprecazioni e poi si lascia condurre verso l'aula della prima ora. Davanti all'ingresso, con un piede dentro e uno fuori dalla soglia c'è Ed Westwick. Ashley si ferma all'improvviso e, sia io che Penn, le finiamo addosso.

"Merda!" sibila. A quanto pare la prima mattina del primo giorno di scuola non sembra andarle nel verso migliore, prima America poi il caffè mancato e adesso anche l'ex fidanzato.

Penn prende la mano della sua donna e le dice di mantenere la calma. Il volto di Ed è abbronzato e anche le braccia, che escono dalla camicia bianca a mezza manica, lo sono.

"Ehi, guarda chi si vede!" dice il ragazzo rivolto verso la bionda. "Passato bene le vacanze?".

Ashley guarda Ed con timore.

"Immagino che sia un sì" fa lui, guardando le mani unite dei due fidanzati. 

"Hai detto che saresti partito e l'avresti lasciata in pace" interviene il moro con sfrontatezza.

"Le vacanze finiscono, caro Badgley, e quello che è di Cesare torna a Cesare" Ed solleva le sopracciglia, sbilanciandosi in un largo sorriso.

Ashley impallidisce. Penn respira forte, allargando le narici.

"Sto scherzando!" sghignazza Ed, spavaldo. "Sapete, questa vacanza mi ha fatto rivalutare molte cose della mia vita. Ho perso troppo tempo dietro a donne bellissime, a cattiverie inutili e doppi giochi. Ma quando parti con uno zaino in spalla alla scoperta del mondo, tutte quelle cose che hai fatto fino a quel giorno ti sembrano soltanto puntini infinitesimali di un grande universo. Sono stato in Africa per quasi due mesi. E' tutto diverso laggiù e le popolazioni sono così ospitali! Sono tornato con il solo obiettivo di laurearmi per poi ripartire, c'è così tanto bisogno di aiuto in quel Paese! E poi adesso non sono più solo..." ammicca, rivolto verso qualcuno dietro di noi. Ci voltiamo. Il ragazzo con il cappello da cowboy, nonchè il suo compagno di avventure, ricambia il sorrisetto. E ogni certezza che avevo sugli uomini, precipita nell'incognita più assoluta. Ed e il tipo si prendono per mano, accedendo dentro l'aula.

Ashley pare aver visto l'apparizione di un fantasma. "Non sto sognando, vero?" chiede.

Io e Penn scuotiamo la testa, interdetti.

"Ed è diventato buono e... e sta con un uomo..." puntualizza lei, qualora non ci fossimo arrivati da soli.

"Già, comunque io li trovo una bella coppia" parla Penn, facendo spallucce.

Ashley sbatte le ciglia, frastornata. La campanella suona e io sono quasi costretta a trascinarla per un braccio dentro l'aula come fosse un fantoccio.

ENDLESS - Anime Bianche || Ian SomerhalderWhere stories live. Discover now