Capitolo 3: IL LINGUAGGIO NUMERICO DELLE ANIME GEMELLE

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A mezzanotte decidiamo di tornare nella nostra stanza, domani ci aspettano altre ore di viaggio. Il pensiero di rientrare a Jacksonville da un lato mi tranquillizza, dall'altro mi disturba. Non ho sentito Ashley in questi giorni e nemmeno Penn. Ho staccato il telefono, concentrandomi soltanto sul motivo della trasferta. Ma al nostro arrivo in città dovrò di nuovo fare i conti con il mio senso di colpa nei loro confronti. Ed e America li hanno sotto controllo e io e Ian non abbiamo pensato a nessun piano risolutivo. Una leggera emicranea mi sale man mano che saliamo le scale che portano alle stanze da notte. Quando arriviamo in camera dovrò prendere sicuramente un'aspirina.

"Ehi, guarda qua... Codice dell'anima, I colori dell'anima, Viaggio nell'anima... " Ian indica i libri posti sulle mensole ai lati delle scale. "In questo posto devono essere grandi fan della sfera interiore oltre che del buon cibo!".

Scorro con gli occhi i titoli, fin quando non mi cade l'attenzione su uno dei volumi posti di traverso sopra gli altri. Il linguaggio numerico delle anime gemelle dice la copertina. Lo sfilo e ne sfoglio alcune pagine. Sono ingiallite e contengono soltanto strane figure.

"Ferma un attimo!" Ian mi blocca il polso, facendomi tornare qualche pagina indietro.

L'immagine raffigurata è senza dubbio il pendolo al collo di Ian. Immancabilmente guardo il medaglione che ha lasciato fuori dalla camicia e guardo di nuovo il disegno in bianco e nero. "E' lui" soffio fuori.

Ian deglutisce. E io chiudo il libro, nascondendolo dentro la borsa. In stanza ci gettiamo sul letto e apriamo di nuovo il volume alla pagina raffigurante il pendolo.

Non ci sono scritte. Niente di niente.

Una sensazione di inquietudine mi pervade. Scorro anche le altre pagine. Ognuna di esse contiene un disegno articolato, fatto di segni e simboli che inizialmente non riesco a decifrare, poi però, guardando bene, capisco che ogni disegno raffigura un numero. In ogni pagina è dunque stampato un numero diverso, calcato con la sapienza di un grande disegnatore.

"Dobbiamo portare questo libro a Radcliffe" dice Ian.

Annuisco. Un brivido mi percorre la schiena.
E se queste pagine contenessero la risposta alla nostra più grande domanda? Se in un paese sperso dell'Alabama avessimo trovato la soluzione per riportare Ian al suo mondo? La cena squisita di questa sera mi si piazza sullo stomaco. Per un attimo maledico la mia riprovevole curiosità. Sono stata proprio una sciocca, non avrei dovuto prenderlo! Ci addormentiamo ognuno dalla propria parte del letto. Ian con lo sguardo rivolto al soffitto e le braccia piegate sotto alla nuca. Io invece attorcigliata nella mia insofferenza. Chiudo gli occhi per inerzia, soltanto perchè sono così stanca che non riesco a tenerli aperti. Ma ho il cuore che pompa veloce e la mente affollata di immagini, numeri e paure.
***

In piena notte mi sveglio, sopraffatta da un insieme di incubi; la signora Soleil, le sue mani grinzose, i suoi occhi spenti e poi i numeri disegnati e il vino dolce della casa.

Sgrano gli occhi e balzo a sedere sul letto. Impiego alcuni secondi per capire cosa ci faccia davvero in questa stanza. La luce dell'abat-jour è accesa; una luce fioca, quasi ambrata che gioca uno strano effetto di chiaro scuro sulle pareti.

"Ian..." dico con voce fioca. Quando mi accorgo che la sua parte del letto è vuota, il mio cuore sussulta. "Ian?" quasi grido, portandomi le mani al petto.

"Holland, che succede?". Ian si materializza in mezzo alla stanza, uscendo dalla porta del bagno.

Mi asciugo la fronte con il lembo del lenzuolo. Sono sudata e ho la maglietta del pigiama appiccicata alla schiena.

"Ehi?"

Ascolto il mio respiro rallentare, mentre seguo Ian tornare da me.

"Scusami io..." Le parole mi muoiono in gola perchè la mia testa non riesce affatto a trovare una scusa logica. Sono confusa e agitata. Dagli ultimi eventi e dalla parte più oscura di me e della mia mente.

"Ehi, sono qui..." La voce di Ian placa un pò della mia inquietudine, ma la calma dura poco, giusto un battito di ciglia, perchè nel sedersi al mio fianco, mi sembra che la sua mano lasci scivolare prima qualcosa a terra, sul pavimento. Mi sporgo appena per capire di cosa si tratti ma non riesco a vedere niente. Lancio un'occhiata al suo comodino. Il libro sui numeri che abbiamo trovato ieri sera è là sopra. Inquietante.

Ian segue la direzione del mio sguardo, passandomi una mano sul viso e spostandomi i capelli indietro.

"Hai fatto un brutto sogno?".

Annuisco. La mia bocca si schiude e le mie mani iniziano a tremare. In realtà tutto il mio corpo trema, facendo freddare il sudore dietro la schiena.

"Coraggio, torniamo a dormire, sono appena le quattro..."

Ian spegne la luce e si stende di nuovo al mio fianco, avvolgendomi tra le sue braccia.

Resto un paio di minuti con gli occhi sbarrati, rivolti alle travi sul soffitto. Sono confusa dagli incubi e dall'essermi ritrovata da sola nel letto in piena notte. Ma il gesto di Ian non è stata un'invenzione della mia mente. Lui ha lasciato scivolare qualcosa, ne sono più che convinta.
Cerco di accantonare l'idea, cerco di colpevolizzare soltanto la mia morbosa ossessione di perderlo, ma non riesco a ingannare il mio istinto, la mia percezione.
Ian mi sta nascondendo qualcosa. E con questa malsana idea cado di nuovo tra le braccia di Morfeo.
Il respiro di Ian tra i miei capelli e tutti gli incubi raccolti in una intricata matassa, gettata poi in un cassetto dentro al cuore.

ENDLESS - Anime Bianche || Ian SomerhalderWhere stories live. Discover now