8.

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Derek Davis. Ogni mattina come mi sveglio sei il mio primo tormento. Perché penso a te nonostante come mi hai trattata? Sono una stupida. Cretina. Imbecille. Scema. Ogni volta mi riprometto di non caderci e invece mi illudo per tutto. Non posso comportarmi come una ragazzina alle prime armi. Sono grande! Diciamo che sia vero che sono alle prime armi ma a questa età dovrei già avere l'intelletto sviluppato al punto tale da manadarcelo definitivamente. Tanto per iniziare per quanto mi ha umiliata non lo guarderò più in faccia. Stavolta terrò il punto. Gli farò vedere chi è Joss Evans.

Tra un corso e l'altro continuo il mio rapporto d'amicizia con Liam, quando abbiamo le stesse materie è bello avere un amico con cui imparare, anche perché con le mie amiche mi trovo meno spesso, anche se ci sentiamo tutti i giorni. Insomma ognuno ha scelto di studiare quello che le piaceva.

Quando arriva l'ora di matematica, mi presento in aula con Liam e mi siedo dove dico io. Se prova a farmi spostare, se ne pentirà.

Lui entra e saluta.

Il cuore mi batte all'impazzata. Questo non va bene, pensavo di essere riuscita a dominare le mie emozioni, che invece esplodono come una bomba atomica. Le mani mi tremano e mi sento molto agitata. Liam si accorge subito che qualcosa non va.<<Insomma Joss, non ti senti bene? Vuoi che ti porti dell'acqua? Fino a un attimo fa eri un'altra! Sei piuttosto agitata.>> Devo mettere tutto a tacere non voglio che lo stronzo si accorga che mi sono emozionata, da me non avrà mai più una soddisfazione! <<Tutto bene, forse ho mangiato un po' troppo per colazione e ho avvertito un po' di nausea.>> Liam se la beve e lui non si rende conto di niente mentre sistema le sue cose e noto che ci ignoriamo a vicenda.

Meglio, così non mi darà noia.

Al contrario di quel che mi aspettassi, invece fa lo stronzo come al solito e durante la lezione comincia a mandarmi occhiatacce, che gli altri non percepiscono. E' davvero un grandissimo stronzo. Per quelle poche volte che ho buttato uno sguardo, questo è il risultato.

Alla fine decido di ignorarlo completamente.

Ascolto la sua voce e mi irrito sempre di più, vorrei proprio sapere che cavolo aveva da guardarmi male. Anzi, che caspita ha da guardarmi sempre male? Io non gli ho fatto niente! Non sono né la sua ex stronza né quella che lo voleva mandare in galera. Mi sta salendo la rabbia e non posso permettergli di controllare il mio umore, non vedo l'ora che la lezione finisca, sono nera, una bomba a mano.

<<Miss Evans, oggi la lezione non le interessa? La trova particolarmente noiosa? Non è di suo gradimento?>> Mi sento tutti gli sguardi addosso. Tanto per iniziare non può assolutamente permettersi di riprendermi mentre spiega, quello che faccio sono affari miei! Si diverte a umiliarmi. Evidentemente sta scaricando addosso a me le sue paure e frustrazioni passate. Non glielo permetterò, non sono l'immondizia della sua vita.

<<Senta Professor Davis, non è compito suo interessarsi di quello che faccio io o qualsiasi altro studente. Lei è qui per spiegare e tenere l'ordine non per controllare se seguiamo o no. Quelli sono affari nostri!>> Riscuoto il clamore generale. Non mi importa, ti faccio provare cosa significa essere rimproverati brutto stronzo.

<<Miss Evans, si alzi immediatamente e venga qui!>> Cosa? Ma non starà dicendo sul serio? Ha oltrepassato ogni limite. Mi alzo di scatto dal banco e scendo. Non penserà che abbia paura di lui?

Mi avvicino fisicamente.

<<Mi dica.>> Il mio sguardo è bieco e odioso, sono di spalle agli altri, solo lui può guardare nei miei occhi. Gli sorrido con aria di sfida. Lo vedo che non gradisce la cosa. Meglio così, non sarò solo io a farmi il sangue amaro. <<Non accetto studenti che non seguano la lezione. Non mi piacciono gli sfaticati.>> Rido di gusto e lo vedo cambiare colore per il nervoso. <<Non è lei che decide chi debba frequentare la lezione e chi no. Il suo compito è quello di spiegare!>> Evidentemente la mia ribellione non gli piace. <<Se ne vada.>> Mi guarda con una cattiveria inimmaginabile. <<No! Non me ne vado io resto qua, stronzo!>> Di colpo sento la sua mano sul mio viso. MI HA DATO UNO SCHIAFFO E NON LO Può FARE! <<Adesso vai dal Rettore ragazzina! Hai avuto quello che meriti!>>

In aula non vola una mosca. Lo fisso con rabbia con odio, con sfida, cattiveria, disprezzo. Lui tiene il mio sguardo, con autorità. Poi mi salgono le lacrime agli occhi. Tante lacrime fino a non vedere più niente.

Mi volto e scappo via. Vado senza prendere le mie cose. Piena di delusione e umiliazione, piena di dolore e rifiuto. Perché sono così stupida da amarlo tanto? Perché nonostante mi tratti in questo modo non riesco ad odiarlo? Mi vergogno di me stessa mentre corro verso la mia stanza. Ti odio Davis! Ti odio dal più profondo del cuore per quello che mi stai facendo!

Professore voglio te! (Completa).Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora