Mi manchi sempre di più

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Mi stiracchiai sentendo qualcosa di duro sotto la mia testa. Non aprii subito gli occhi, ero.. sorpresa. Lui era ancora lì e non mi aveva lasciato un attimo sola. Cosa sarebbe successo adesso?

Mi misi a sedere stropicciandomi gli occhi.
"Buongiorno." sussurrò regalandomi uno dei suoi fantastici sorrisi.

"Buongiorno." risposi con voce roca e lo vidi alzarsi dal letto per lasciarmi da sola in camera.

"Aspetta!" dissi e lui si fermò di colpo girandosi verso di me. "Sei rimasto." affermai cercando di trattenere un sorriso.

"Non esserne così stupita bambina." fece per andarsene ma lo bloccai nuovamente piazzandomi davanti a lui e stringendolo a me.
"Non posso Harper." mi spinse leggermente per sciogliere l'abbraccio.

"Hai paura." ricordai le parole di Victoria.

"Si." sospirò passandosi una mano tra i capelli prima di uscire definitivamente dalla mia camera. Questa volta non lo fermai, non avrei saputo cosa dirgli. Cazzo, quel ragazzo mi faceva impazzire.

Tirai fuori un cambio dall'armadio e mi rinchiusi in bagno.
Problemi? Una bella doccia calda faceva al caso mio. Feci scrociare l'acqua finché non divenne calda per poi infilarmi sotto il getto. Rimasi così tanto tempo nella doccia che l'acqua quasi divenne fredda.
Uscii avvolgendo il corpo in asciugamano e dopo essermi asciugata infilai un leggings e una felpa rosa. Legai i capelli in due trecce e aggiustai il mio viso con un po' di trucco.

Appena tornai in camera mi sedetti sul letto con il telefono tra le mani. Dovevo scrivere a Victoria.

"Avevi ragione, ha paura." digitai velocemente sulla tastiera e premetti invio.

V: "Ci vediamo al Sun. Muovi quel bel
culetto, mi devi un caffè! ;)"

Scossi la testa divertita e presi al volo la mia giacca infilandomela per le scale. "Esco prima!" urlai per farmi sentire dagli altri che sicuramente erano in cucina per fare colazione.
Mi strinsi nella mia giacca appena uscii di casa e mi scontrai con il gelido vento di gennaio.
Arrivai al bar in circa 10 minuti, si trovava proprio di fronte la scuola.
Entrai dentro beandomi di quel calore. Vicky era già seduta ad un tavolo ad aspettarmi. Cominciò a sbracciarsi per farsi notare e le feci cenno con la mano di averla vista.

Mi sedetti di fronte a lei.
"Tu.Ora.Mi.Racconti.TUTTO." marcò per bene l'ultima parola e ridacchiai annuendo.
Le spiegai velocemente della sera precedente e si tappò la bocca per non urlare dalla felicità.

"È rimasto a dormire con te!" esclamò con un tono di voce un po' troppo alto infatti alcune persone si girarono a guardarci. Le tirai uno schiaffo sulla nuca. "Ahi!" cominciò a grattarsi il punto colpito mentre un ragazzo ci portava due caffè latte che avevamo ordinato qualche minuto prima.

"Lo beviamo strada facendo." le dissi trascinandola al bancone per pagare. Uscimmo dal piccolo bar e ci incamminammo verso la scuola sorseggiando lentamente i nostri caffè.

"Comunque stanotte verrò a trovarti." disse lei appena varcammo l'entrata di scuola. Avevamo perso la prima ora quindi il corridoio era deserto. "Vuoi esercitarti per diventare una serial killer?" le domandai buttando il bicchiere di plastica nel cestino.

"Devo picchiarti con la ciabatta!" mi corresse lei e io scoppiai a ridere.

Quando suonò la campanella mi rintanai nella mia classe. Avevo matematica, questo significava una sola cosa: Steve.
Mi sedetti al solito posto e lui come sempre mi affiancò. "Ehi." mi sorrise.

"Ehi." risposi ricambiando il sorriso. In fin dei conti lui non mi aveva fatto nulla quindi non avevo motivo per ignorarlo.

"Non ti vedo da... quella sera insomma." si passò una mano sulla barba la quale era cresciuta durante queste vacanze. Li donava.

"Già, mi dispiace." fu l'unica cosa che mi venne in mente da dire.
"Non preoccuparti." mi rassicurò lui accarezzandomi una spalla. "Questo sabato hai da fare?"

"Ehm veramente.." mi grattai la nuca. Dopo tutto quello che era successo con Alex non potevo riprovarci ci Steve.

"Per favore." poggiò la sua mano sulla mia. "Solo per rimediare all'ultimo. Se poi non mi vorrai più vedere lo accetterò."

"D'accordo." annuii. Non so per qualche motivo avevo ceduto, ma mi faceva pena.

"Questa volta ti porterò a casa mia." mi disse e quelle furono le ultime nostre parole della conversazione visto che il professore ci aveva finalmente degnato della sua presenza.

Le lezioni mattutine per fortuna volarono e all'ora di pranzo raggiunsi come sempre gli altri in mesa insieme a Carter.
"Brodo." esclamò lui disgustato. "Perché non ti metti a fare la cuoca?" Ridacchiai. "Non c'è nulla da ridere! Non rovineresti le mie papille gustative." continuò il mio fratellastro indicandosi la lingua.
Alzai gli occhi al cielo prendendo al volo una mela prima di raggiungere gli altri al tavolo.

"Alla buon'ora." esclamò Thomas vedendoci arrivare.

"Sono stata interrogata in inglese. Questa volta sono giustificata." ridacchiai sedendomi accanto a Victoria appoggiando il vassoio sul tavolo.

"Ero troppo disgustato dal cibo e sono rimasto a guardarlo per un'infinità di tempo prima di prendere qualcosa." rispose poi Carter sedendosi al mio fianco. Si misero tutti a ridere e gli tirai una gomitata sul fianco.
"Signorina ora siamo diventati violenti!" tirò fuori la forchetta puntandomela contro.

"Vuoi per caso uccidermi con quella?" ridacchiai alzando un sopracciglio indicandola. Lui incrociò le braccia e fece il broncio.
Finimmo di mangiare in tranquillità parlando soprattutto di basket e della partita di domenica.

All'uscita incontrai solo Abby. Carter aveva gli allenamenti di football e Alex quello di basket.
"Finalmente riesco a vederti!" esclamai scoccandole un bacio sulla guancia.

"Ci vediamo fin troppo, non lamentarti." alzò gli occhi al cielo.
"Bugiarda! Non ci sei mai." cominciai a camminarle a fianco.

"Sono una ragazza impegnata." si giustificò lei stringendosi al petto i libri che portava in mano.

"Una ragazza impegnata con?" alzai un sopracciglio e le sue guance cominciarono ad arrossarsi. "Con Caleb." sussurrò imbarazzata.

"Da quanto?" le domandai.
"Tra pochi giorni due mesi." rispose lei.

"Me la pagherai per non avermelo detto lo sai?" la minacciai con tono scherzoso.

"Siamo pari!" mi corresse lei e io la guardai confusa. "Io non ti avrò detto di Caleb, ma tu non mi hai detto di Alex." marcò per bene il suo nome e io mi bloccai mentre mia sorella continuava a camminare.
"Come lo sai?"

"Io so tutto." la affiancai nuovamente.

Arrivammo a casa dopo alcuni minuti e mi dedicai un po' allo studio.
Dopo tre ore chiusi di colpo il libro di storia. Napoleone continuerà a rompermi le palle domani.
Sentii bussare alla porta della mia camera e sussurrai un 'avanti'.

"Alex." esclamai sorpresa.

"Volevo chiederti una cosa." si passò una mano tra i capelli.

"Dimmi pure." lo incitai a parlare.
"Domenica verrai alla partita?" mi domandò e io annuii. "Perfetto, avrò bisogno di te." rispose prima di richiudersi la porta alle spalle.
Avrò bisogno di te.
Avrò bisogno di te.

Oh Alex, anch'io ho bisogno di te.


SPAZIO AUTRICE:
scusatemi ma questo è stato l'unico momento libero della giornata!
Ecco a voi il capitolo, spero vi piaccia.
-Reb

Amore proibitoOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz