52- Mindless

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E, come se un secchio d'acqua gelata venisse svuotato sulla mia testa, ritorno alla realtà.

Il suono delle sirene si fa sempre più intenso, sempre più minaccioso e con loro i miei pensieri si incastrano tra loro cercando di formare frasi di senso compiuto.

È giunta l'ora di agire; è giunto il momento di scattare e prendere posizione, cercando di imprigionare i pensieri che immobilizzano il corpo.

Le sirene echeggiano nel mio cervello confondendosi all'eco dei pensieri.

Devo muovermi, dovrei muovermi! Devo scappare da questo posto, ma qualcosa me lo impedisce.
Qualcosa di più forte del panico o del terrore; qualcosa che brama dentro il cuore, come un bozzolo di farfalla che vuole scoprire il Mondo.

La curiosità è quel qualcosa, più impertinente di un giornalista durante un'intervista.

Il panico rende vittime ma la curiosità rende colpevoli.

Colpevole lo sono diventata quando ho premuto il grilletto; le mie dita non hanno agito secondo il mio cervello, ma secondo il mio istinto.

E l'essere umano è in grado di gestire l'istinto, ma gli animali no. È questo che distingue l'essere umano dall'animale: la consapevolezza delle proprie azioni, il saper gestire l'istinto.

Ma, a volte, l'istinto sopraffa la ragione e non si distingue più cosa è giusto o cosa è sbagliato, cosa è il bene o cosa è il male.

E quando si ritorna a pensare lucidamente, quando il cervello si libera della nebbia che ha offuscato la mente, la realtà permette di tornare umani, di razionalizzare, di pensare e agire di conseguenza.

La realtà davanti ai miei occhi è come un ago che punge un palloncino dentro il quale nuota un pesciolino, ignaro del suo destino: sopravvivrà con la sua nuova famiglia o morirà senza più acqua nella quale sguazzare?

Un corpo apparentemente inerte giace sul pavimento, ricoperto da un liquido rosso.

Il sole rossastro del tramonto illumina il suo viso: lo colora solo un pallore cadaverico che mi fa venire i brividi.

I capelli castani sfiorano la sua pelle ed il pavimento. Le folte ciglia le accarezzano gli zigomi bianchi come il marmo.

Le labbra semichiuse sono ancora rosee.

Potrebbe essere ancora viva. Mi basterebbero solo pochi secondi per abbassarmi e puntare due dita sulla carotide.

Due semplici secondi che placherebbero il senso di colpa che sta iniziando a crescermi nel petto.

Sarà stata meschina con me, Carly, ma lei non merita di morire ed io non sono un'assassina.

Ma non ho quei due secondi. E, per quanto il buon senso mi urli di soccorrerla, di aiutarla, di arrendermi, non posso.

Non dargliela a vinta a loro. Non posso permettere che il piano di seduzione e di cattura di Carly vada a buon fine.
Non posso lasciare che tutta la mia fuga con Luke finisca ora, quando potrei essere un'assassina.
Non posso lasciare che mi prendano e mi facciano marcire in carcere.
Non posso finire di vivere quando ho appena cominciato.

Così, quei maledetti due secondi li utilizzo per scappare.

Volto le spalle al corpo inerte di Carly ed al tramonto di Agosto che illumina una stanza macchiata di violenza.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 28, 2018 ⏰

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