37- Fire

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Esile è il corpo che giace sotto quei rottami; bianco come la porcellana, delicato come un fiore, inerme come un cadavere.

La candida pelle, pura come la giovinezza, è macchiata da lividi; lividi violacei, come oscure nubi in un cielo sereno; lividi violacei, come anime oscure, insidiatasi nella purezza.

I lunghi capelli castani, poco fa morbidi come la seta, appaiono scompigliati, sparsi sulla dolce sabbia; sembrano che stiano scappando, forse dalla morte, forse dalla vita.

Le mie gambe si muovono più lente che mai sulla morbida sabbia; sembra che tutto vada al rallentatore; sembra che le onde s'infrangano sui rottami con delicatezza, evitando di fargli male; sembra che i gabbiani, che fino a poco fa erano scappati, stiano tornando timidamente per osservare la scena, più stupiti che mai.

Il mio cuore, ormai, non batte più così forte; o forse sì, ma mi sono così abituata a questa miriade di emozioni contrastanti, che non ci faccio più caso.

Più mi avvicino, più i lunghi capelli, prima di un color cioccolato assai dolce, assumono una sfumatura di rosso; un rosso inquietante e ripugnante; il rosso del sangue.

La persona in questione è Carly.

Le braccia le cadono delicatamente sull'addome e le gambe, invece, sull'immancabile sabbia.

La osservo.

Gli occhi sono chiusi, le labbra, invece, sono serrate e grigiastre.

Questa immagine mi rimarrà impressa nella mente per sempre.

Lentamente mi abbasso alla sua altezza.

Appoggio la mia mano sul suo collo, per sentire se c'è o meno il battito.

Più mi abbasso, più l'immagine cadaverica di Carly mi inquieta, mi nausea.

Sposto lo sguardo affianco a me, per evitare l'immagine del suo viso; piuttosto osservo la mia, riflessa nei rottami metallici pronti ad incendiarsi da un momento all'altro.

I miei capelli hanno assunto un colore rosso, come il sangue e la passione. Il mio viso è solcato da profonde occhiaie, profonde come l'anima, profonde come il senso di colpa che mi assale ogni volta che penso alla piccola Claire ed a mia madre. Ma ciò che mi colpisce maggiormente, è il mio collo, dipinto di blu da due mani vigliacche, pronte a risucchiarmi in un vortice di terrore. Un contrasto di sfumature colora la mia pelle terrea, passando dal viola al blu, dal marroncino al verde. I miei occhi sono sbarrati, traumatizzati, terrorizzati, e io non posso farci niente.

Mille brividi percorrono la mia schiena e lo stomaco inizia a contorcersi dentro me.

Al contatto con la sua pelle, sussulto.

Mi aspettavo fosse fredda, invece è calda.

Il calore umano che emana, mi rassicura.

Espiro, rendendomi conto solo ora di aver trattenuto il respiro.

Un battito accarezza la mia mano; un battito che simboleggia la vita; un battito che accende un lume di speranza in me.

I battiti aumentano.

Uno, due, tre,...

Carly è viva.

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