Capitolo 41

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Anche nella penombra di quella stanza, fiocamente illuminata dai bagliori provenienti dalla luce che i lampioni gettavano sulla strada, riuscivo a scorgere il raro luccichio che in quel momento albergava nel suo sguardo. Cosa diamine avevo fatto, ora, per meritare quello sguardo astioso? Insomma, ero io che dovevo avercela con lui! Ma poi, cosa diamine ci faceva a casa mia?!

<<Ma sei scemo?!>> esclamai, andandogli vicino. <<Se al posto mio fossero tornati David e Jennifer e ti avessero visto?>>.

<<Li avrei educatamente salutati>> rispose lui con strafottenza, alzando le spalle.

<<Jason>> sussurrai, premendo due dita all'estremità del mio naso. <<Esci da casa mia>>.

<<Tranquilla, non ho intenzione di passare un altro secondo in più con te>> esclamò lui, alzandosi di botta dalla poltrona e guardandomi dall'alto in basso.

Diamine, quanto era alto?

<<Se così fossi non saresti nel mio salotto>> sbottai, lasciando cadere lo zaino a terra e portandomi le mani sui fianchi.

<<Rettifico: non ho più intenzione di passare un altro secondo in più con te>> disse.

<<Bene, pensavo che andandomene ieri sera non ti fosse arrivato chiaro il messaggio>> esclamai velenosa. Un brivido di terrore mi attraversò il corpo a pensare alla notte prima, ma lo ignorai. Ormai la paura era passata, dovevo solo avvertire Ivy di passare la notte da me.

Lui sbuffò sonoramente, guardandomi male. <<Ti avevo raccomandato di stare lontano da Adam>> disse, seccamente. <<Vengo qui e tu che fai?! Torni a casa con lui! Avete passato la notte insieme?>> mi chiese, avvicinandosi a me.

<<Aarghh>> gridai, dando un calcio allo zaino. <<Ma cosa ti importa di quello che faccio, Jason?>>. Volevo mantenere la calma, ma con Jason non era possibile. Lui rimase impassibile di fronte alla mia arrabbiatura.

<<Non puoi fidarti di lui>> replicò a bassa voce.

<<E di chi è che posso fidarmi? Di te?!>> urla a dispetto della sua voce controllata e bassa, sbeffeggiandolo. <<Di te, che mi stavi per usare senza troppe cerimonie? Di te che non mi dici mai che intenzioni hai con me, che un giorno sei il sole ed un altro sei la luna, di te che a volte sembra che senza di me non puoi stare, altre volte mi tratti come se io non contassi nulla!>> continuai ad urlare, anche se avevo dolore all'addome.

Finalmente riuscii un minimo a smuovere la sua facciata calma, ed il suo viso si incrinò leggermente in una maschera di confusione,ma non mi rispose.

Feci un respiro profondo. <<Non voglio essere il solito chichè, Jason. Soprattutto non il tuo. Non voglio che la...>> dissi, interrompendomi e abbassando il tono di voce, cercando di rimane calma e forzare la mia bocca a dire ciò che la mia mente -ed il mio cuore- volevano che dicessi. <<Che la nostra storia, premettendo che tra noi ci sia realmente qualcosa, sia un cliché. Non puoi dirmi di chi fidarmi o meno, se io non posso nemmeno fidarmi di te>> terminai la frase tremando leggermente alla fine e spostando lo sguardo dai suoi occhi, che mi guardavano così intensamente da sembrare che volesse leggermi nel pensiero, e forse era davvero ciò che voleva. Ma stavolta stavo parlando senza inibizioni, senza maschere e filtri. Troppe volte avevamo avuto alti e bassi, troppe volte avevamo discusso e non eravamo mai arrivati a nessun punto. Per quanto tempo dovevamo continuare così?

<<Puoi fidarti di me>> rispose, ancora confuso.

<<Io non ne sono così sicura. Questo è ciò che dici, non ciò che dimostri>> affermai, continuando a non guardarlo negli occhi.

Incompresi ~The Misunderstood Series Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora