Capitolo 35 ~Jason

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La guardai entrare a casa, ancora con la palla di pelo appena trovata tra le braccia, come se fosse qualcosa di prezioso.

Un gatto. Uno stupido gatto trovato in mezzo ai cespugli e mezzo zoppicante.

Certo, l'avevo investito, ma non l'avevo mica fatto apposta!

Mi ritrovai a sorridere nel ripensare a tutta la serata, e al mio uccello che era stato quasi sempre sull'attenti.

Parcheggiai la moto nel vialetto di casa, pregustandomi una bella canna sul terrazzo prima di andare a dormire, quando sentii, fin dall'ingresso, mia madre rimproverare Ada.

<<Non voglio che simili sciattone entrino in casa mia, ci siamo capite?>> stava urlando mia mamma, andando avanti e indietro nell'immenso salone.

<<Sì signora Morris>> rispose pacatamente Ada, sapendo che l'unica persona con cui la signora madre voleva sfogarsi, in realtà, ero io.

Così mi avvicinai, interrompendo quella conversazione unidirezionale. <<Mamma, lascia fuori Ada da questa storia>> esclamai, alzando gli occhi al cielo.

Mia madre si lisciò delicatamente le pieghe del vestito di velluto che indossava, fulminandomi con lo sguardo. <<Jason, quella ragazza non metterà mai più piede in questa casa>> si limitò a dire, con tono che non ammetteva repliche.

<<È una mia amica>> risposi, contraendo la mascella. Stavo cercando di rimanere calmo, perché perdere le staffe con mia madre non rientrava proprio nei miei programmi serali. Anche se sapevo che il giorno dopo, per lei, era tutto apposto.

Ma non per me, certe parole, certe rivelazioni e certi atteggiamenti rimanevano addosso, cuciti come una seconda pelle. Non potevo ignorare tutto quello che ci aveva portato qui, anche se avevo promesso di farlo. Non potevo ignorare tutto ciò che era successo nell'altra città.

Immagini fugaci di quella notte mi attraversarono la mente, immagini di tutto ciò che ne scaturì nei giorni seguenti si ripetevano, come sempre, a intervalli regolari.

<<Non puoi avere amici così, Jason caro. Hai i fratelli Gwens, Beverly che ti sta aspettando di sopra, insomma non ti serve nessun altro... >>.

<<Che ci fa Beverly di sopra? Non se n'era andata?>> sbottai, ignorando le altre cazzate che uscivano dalla sua bocca.

<<A quanto pare ha deciso di fermarsi ad aspettare nonostante la tua condotta imperdonabile>> spiegò, lanciandomi uno sguardo di rimprovero.

<<Non ho tempo per queste cazzate>> borbottai a bassa voce, poi le voltai le spalle e salii al piano di sopra.

<<Farò finta di non aver sentito per questa sera, ma sappi che non tollero un simile comportamento! La moto è revocata fino a nuovo ordine>> disse la voce squillante di mia madre da dietro le mie spalle. Fantastico! Ero anche senza moto! Sperai intensamente che non organizzassero raduni immediati.

<<Non te n'eri andata?>> chiesi, quando aprii la porta della mia camera e trovai Beverly sdraiata sul mio letto. <<Mi risulta che fossi abbastanza incazzata da farlo>>.

Lei alzò i suoi occhi verde scuro dalla moquette della mia stanza e li puntò fissi su di me, mentre con le mani iniziò a sfiorarsi le spalle.

<<Ho avuto una reazione dura, prima. Non voglio vietarti di avere amiche, solo che pensavo che  non potessi mai fare amicizia con...insomma si, con certi elementi>> disse, finendo la frase con una piccola risatina. 

Mi limitai a contrarre le labbra, senza dire nient'altro. Come mia madre, come me, anche lei tendeva a parlare tramite provocazioni.

<<Del resto Gigì, quella stramba di Earleen o anche Candice, sono ragazze per bene, potresti anche accontentarti di loro>> continuò lei, puntellandosi con le ginocchia sul mio letto, arrivando all'altezza del mio viso. Allungò le braccia e le avvolse al mio collo, inondandomi con il suo costosissimo profumo, che aveva già inebriato la mia stanza e che un tempo inebriava anche la mia testa. 

Incompresi ~The Misunderstood Series Where stories live. Discover now