Capitolo 4

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Spalancai gli occhi. La familiare sensazione di occlusione al petto e alla gola mi stava stringendo forte. Scostai le coperte e mi sedetti in mezzo al letto, ma ormai era troppo tardi, lo sentivo. Come una vampata, mi sentii investire da dei piccoli ma intensi formicolii in tutto il corpo. Le mie mani iniziarono a sudare e il mio corpo a tremare incontrollabile.

Ben tornato, panico.

Cercai di fare respiri profondi, ma la sensazione della mia testa che andava in fiamme dalla nuca in su mi deconcentrava.

Portai le mani alle mie tempie.

Stavo impazzendo, lo sentivo. Quella era la volta in cui sarei impazzita. Il mio cuore scalpitava incontrollabile, lo sentivo in gola, avrei avuto a breve un infarto.

Una piccola parte di me urlava resisti.

Non cedere.

Iniziai a singhiozzare prima di rendermene conto, con le lacrime che mi bagnavano le guance e scendevano lungo il mio collo.

Basta basta basta basta.

L'impulso di alzarmi e scappare via era più forte di tutto, ma non dovevo cedere. Era tutto okay.

David bussò alla porta. <<Dee? Tutto okay?>>.

Un grido fu la mia risposta. Lui spalancò la porta con un espressione già atterrita sul viso, probabilmente immaginando la scena che si sarebbe trovato da tante, la stessa di tante altre fottute volte.

Si avvicinò al mio letto e si sedette accanto a me, stando bene attento a non toccarmi. Avrebbe scatenato in me una reazione peggiore, ormai lo sapeva bene.

<<Guardami Dee, guardami>> disse David, inspirando ed espirando lentamente. Incatenai i miei occhi ai suoi, lasciandomi andare completamente ai gesti di David, affidandomi a lui.

<<Inspira con la pancia>> disse, gonfiando la sua con un grande respiro. <1,2,3,4,5, espira piano>> aggiunse, buttando fuori l'aria poco alla volta.

<<La testa David, brucia>> singhiozzai.

<<Ogni respiro è una secchiata d'acqua gelata contro il fuoco. Spegni le fiamme, Dee>> disse, poi ripeté l'azione del respiro.

<<Rimani qui Dee, non perdere il controllo>>.

Dopo quelli che mi parvero dieci minuti buoni in cui lottai con tutte le mie forze contro me stessa per non perdere completamente il controllo, le fiamme nella mia testa andarono attenuandosi, il tremore del mio corpo diminuì fino a scomparire quasi del tutto, come anche il formicolio.

L'espressione di David si rilassò ancor prima che io mi rendessi conto che la crisi fosse finita. Ci riusciva sempre, ad accorgersene prima di me.

Aprii le sue braccia ed io mi fiondai in mezzo, ancora con le lacrime che mi solcavano il viso. Era inutile fingere che non fossi vulnerabile, in quei momenti. Per quei momenti potevo concedermi di lasciarmi andare, almeno per un po'.

David non disse niente, rimase ad accarezzarmi finché le mie palpebre non si fecero pesanti.

<<Come fai a capire quando la crisi è passata?>> gli chiesi, quasi sull'orlo dell'incoscienza.

Lui sospirò profondamente prima di rispondere. <<Perché le tue pupille tornano alla grandezza normale, lasciando spazio all'azzurro dei tuoi occhi che, durante le tue crisi, quasi scompare>>.

Non avevo la forza di parlare ulteriormente, difatti qualche secondo dopo mi addormenti definitivamente.

Quando aprii gli occhi, dalle persiane filtrava la luce fioca del sole. Presi il telefono e notai che fossero le 10.00.

Incompresi ~The Misunderstood Series Where stories live. Discover now