Capitolo 2 - Il ladro di drink

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<<Dee per favore, abbassa il volume, io e Rosie stiamo cercando di vedere un film>> urlò Charles dalla sua stanza, dando dei pugni al muro per farsi sentire.

<<Sì, come no. Dillo che ti deconcentro la scopata>> borbottai tra me e me, ma feci come mi aveva richiesto. Era sabato sera, quindi erano usciti tutti. Tranne Charles. Probabilmente era il suo turno per rimanere in casa a controllarmi. Ancora non l'avevano capito, ma avevo sgamato il loro sporco giro di controllo. Quando rimanevo a casa il sabato sera, organizzavano dei turni per non lasciarmi da sola. Non ne capivo bene il motivo, visto che comunque avevo tutta la libertà di uscire. O almeno, quasi. Probabilmente volevano tenere sotto controllo la situazione, non lasciarmi da sola se avessi avuto un improvviso attacco di panico. O controllare che non lasciassi uscire ed entrare altri ragazzi a mio piacimento dalla mia stanza.  Sbloccai il telefono e notai un messaggio da parte della persona che più poteva definirsi una mia amica, Ivy. O per meglio dire, l’unica mia vera amica. Lei era l’unica che poteva capirmi almeno un minimo, poiché in testa aveva un caos molto simile al mio.

I: Usciamo?

D:Non ho voglia.

I: Dai non rompere, sono già fuori! Offro le birre.

D: Okay ma non suonare, ci vediamo tra 5 minuti sotto.

Si, era molto difficile convincermi. Le chiesi di non suonare perché non volevo disturbare Charles e volevo uscire senza rotture di palle da parte di nessuno. Sciolsi i capelli, mi misi a testa sotto e li ravvivai un po', applicai un po' di lucida labbra e un po' di mascara e controllai i miei vestiti allo specchio. Era sabato sera, avrei potuto vestirmi un po' più elegante... ma mi annoiavo, così lasciai i miei jeans e la mia maglia bianca larga a mezze maniche, infilata disordinatamente dentro i jeans, indossai in più solo un giubbottino di pelle nera, intonato agli stivaletti che già portavo. Scesi le scale ed uscì di casa il più silenziosamente possibile. <<Chi c'è stasera di ronda?>> mi chiese Ivy, appena mi vide.

<<Charles, è con la ragazza>>.

<<Puf, una passeggiata! Potevi anche dirglielo che stavi uscendo>> ridacchiò, offrendomi una sigaretta che presi al volo.

<<Pomeriggio ho litigato con David>> annunciai, iniziando a camminare verso il parco. <<Non so se era così propenso a lasciarmi uscire>>.

Ivy fece spallucce e mi seguì. Eravamo vestite simili, se non per il fatto che lei indossava un paio di pantaloncini striminziti ed era più truccata del solito. Secondo me lei non aveva bisogno di truccarsi. Aveva lasciato i suoi capelli biondi sciolti sulle spalle, lo spesso eyeliner le marcava gli occhi, gli zigomi già pronunciati di suo erano messi in risalto da un perfetto counturing e le labbra carnose erano tinte di amaranto.

<<Vai a battere stasera?>> le chiesi, fintamente seria.

<<Vaffanculo>> esclamò lei, spingendomi. <<È sabato! Tu piuttosto, potevi darti una sistemata>>.

Scrollai di nuovo le spalle. <<Sai quanto me ne frega, che è sabato. Poteva anche essere domenica o lunedì...>>.

<<Cazzo, a proposito di domenica. Domani devo andare in chiesa>> sbottò Ivy, calciando un sassolino sulla strada.

<<Ancora con questa storia?>> le chiesi, esasperata io per lei.

<<Da quando mia madre è morta e mio padre se ne è andato di casa, mio fratello Sean mi tartassa con queste merdate. Secondo me, diventerà prete>> spiegò, incazzata nera.

<<Ehi>> esclamai, giungendo le mani a mo' di preghiera ed imitando la voce di Sean.<<Devi trovare la tua pace interiore. Solo Dio può aiutarti, in questi tuoi momenti di sconforto. Fare la troia non occuperà il senso di vuoto che è dentro te>> conclusi con voce solenne ed occhi chiusi. Aprii appena un occhio per guardarla in viso. Si stava trattenendo per non ridere.

Incompresi ~The Misunderstood Series Where stories live. Discover now