Capitolo 21

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<<Al luna park, Jason? Seriamente?>> gli chiesi sarcastica, mentre scendevo dalla sua moto. <<Che ti sembro, una bambina di dieci anni?>>.

Lui mi lanciò uno sguardo duro, arrabbiato e seccato. <<Data la tua altezza, potresti anche esserlo. Soprattutto con quei capelli, si può sapere cosa hai fatto?>> sbottò, prendendo maldestramente una mia ciocca azzurra ed esaminandola da vicino.

Gli diedi uno schiaffetto sulla mano e mi allontanai un poco da lui, sbuffando.

<<Hai detto che devi scaricare l'adrenalina, no? Qui puoi sparare una di quelle pistole simili a quella usata a casa di Scott, alla festa. Quella a pallini>> spiegò, avviandosi verso l'entrata del Luna Park.

La musica proveniva dappertutto, canzonie diverse ed assordanti tanto che non se ne riusciva a distinguerne nemmeno una, le luci erano così accecanti che bisognava star attenti a non fissarle troppo, altrimenti rischiavi la vista! Le urla e le risate provenivano da ogni dove, ed il formicolio alle mani tornò in meno di un secondo.

<<Jason, non credo sia una buona idea>> sussurrai indirttrggiando, leggermente imbarazzata. Tutto quel caos mi agitava, anche se non ne avevo motivo. Ma era così e basta, da quando ero piccola. Lui si voltò a guardarmi, confuso.

Sicuramente stava pensando che fossi pazza.

Mi aveva trovato nel bosco da sola, di notte, sprovveduta e smarrita. Poco dopo mi ero seduta per terra, raccolta a cercare di non farmi venire un'altra crisi, un altro attacco di panico soprattutto davanti a lui.

E adesso sentivo l'ansia montarmi di sopra, di nuovo. Come sempre, senza motivo.

Goditi la serata con il bel fusto, Dee. Non farti rovinare sempre ogni cosa da quest'ansia immotivata. Reagisci!

<<Va tutto bene?>> mi chiese Jason, avvicinandosi a me. Indietreggiai ancora istintivamente, ma annuii.

Scrollai la testa impercettibilmente e mi avviai verso l'entrata del luna park, con Jason che mi guardava di sottecchi.

Quella sera avevo lo sguardo perso, arrabbiato e i suoi lineamenti erano contratti. Cosa gli era successo?

<<Perché eri nel bosco anche tu?>> gli chiesi, mentre ci buttavamo tra la folla.

Lui scrollò le spalle. <<Ero andato ad aggiungere altri bersagli, gli altri erano ormai inutili>> spiegò, guardando avanti a se.

Arrivammo vicino a tre o quattro bancarelle. Erano dei furgoncini molto grandi, pieni di peluches piccoli e giganti. Sul ripiano foderato davanti a noi c'erano diverse pistole ed anche qualche fucile.

Il mio sguardo cadde sul forgoncino di lato a noi, anch'esso zeppo di peluche e ragazzi che sparavano intorno. Notai una ragazza molto bella, che guardava il fidanzato sparare per lei le lattine e vincere un enorme peluche. Ma c'era qualcosa di sbagliato, in quella coppia.

Lei non lo guardava quasi mai negli occhi, sembrava sempre assorta con il pensiero chissà dove, chissà a chi. Lui la guardava più come se lei fosse un oggetto, un qualcosa da possedere a tutti i costi.

<<Vuoi lo zucchero filato, Julie?>> gli chiese. Era un bel ragazzo, alto con la barba e i capelli biondi ma non capivo come potesse stare con una come lei. Si chiamava proprio come la mia Julie, l'amica di Jen, e proprio come lei sembrava destinata ad un ragazzo ricco, di buona famiglia e composto. Tutto il contrario di quel tipo. Chissà cosa c'era sotto e chissà perché lei stava dietro ad uno come lui.

Incompresi ~The Misunderstood Series Where stories live. Discover now