Capitolo 36 ~Jason

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<<Perfetto, sono contento che siamo riusciti a trovare un accordo nell'immediato>> disse mio padre, seduto a capotavola di un 'immensa stanza con le portafinestre, con una decina di uomini in giacca e cravatta e qualche figlio di papà come me, pronto ad imparare le strategie di marketing.

"Nell' immediato" era un eufemismo, dato che eravamo in quella stramaledetta stanza da cinque ore. Il mio stomaco brontolava e avevo proprio voglia di fumarmi una bella canna.

La cravatta che avevo indosso sulla camicia iniziava a starmi stretta, dandomi quasi la sensazione di affogare.

<<Perfetto, domani allora ci incontreremo qui allo stesso orario per discutere dei dettagli>> replicò un collega, alzandosi dal tavolo nero lucido.

Ci alzammo tutti, e dopo vari convenevoli finalmente riuscì a liberarmi da quella gente. Ora dovevo trovare un modo per liberarmi di mio padre in modo che non destasse noie.

Mio padre sorrideva soddisfatto, contento che tutti i suoi affari stavano andando in porto.

<<Ho proprio fame>> esclamò, prendendo un bel respiro. <<Caspita, è l'una del pomeriggio, è anche normale. Che ne dici di una bella fetta di carne? >> mi chiese, girandosi a guardarmi.

Come cazzo potevi dirgli di no?

Annuii, seguendolo alla fermata dei taxi.

Parlò per tutto il tempo della riunione, dei buoni progressi che stavo facendo nell'apprendere le dinamiche del lavoro, di come e quando avrei iniziato l'apprendistato con lui, di quanti soldi stavamo guadagnando con i nuovi progetti.

<<E di quanti bambini stiamo aiutando>> sottolineai, con lo sguardo perso oltre la finestra del lussuoso ristorante.

<<Certo, certo. Soprattutto>> assentii lui, prendendo una grande sorsata di vino. <<Posso farti una domanda?>> mi chiese, all'improvviso.

<<Certo>>.

<<Dove hai la testa, ultimamente? Credevo che cambiare città ti avrebbe beneficiato, ma credo che non sia così>> mi confidò, tra un boccone e l'altro.

<<Ti sbagli. È tutto ok>> mi limitai a rispondere.

<<Insomma, in fondo non è cambiato niente. Conduciamo la stessa vita di allora, persino Beverly è venuta nella nostra stessa città... >>.

<<È proprio questo il punto, cazzo!>> sbottai, sbattendo un pugno sul tavolo.

Mio padre non si scomposte, anzi, rimase impassibile a quello scatto. <<Beverly è il problema? >>.

<<No papà>> risposi. <<Il problema è che anche se abbiamo cambiato città, non è cambiato niente. È tutto uguale a prima>>.

<<Ti sbagli. Tua madre, figliolo...>>.

<<Non sto parlando di lei>> sussurrai, mettendomi due dita sulle tempie.

<<L'altra sera quando sei tornato a casa mi sembravi più tranquillo>> puntualizzò. Sapevo a quale sera si riferisse, e istantaneamente sorrisi pensando a Dee. <<E c'entra la signorina Cooper. Sai, suo fratello è un gran lavoratore. Credo proprio che lo nominerò responsabile, se continua con questo ritmo lavorativo>> proseguì mio padre nel suo monologo.

Lavoro, lavoro, lavoro.

<<Se sua sorella prendesse un po' più da lui, sono certo che avrebbe potuto essere un buon partito>>.

Incompresi ~The Misunderstood Series Where stories live. Discover now