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- A-aspetta un attimo... - Balbettò il corvino strabuzzando gli occhi. - Ma tu come... Come hai fatto a capire...? -

- Ho tirato a indovinare. - Rispose il moro con un'alzata di spalle. - E a giudicare dalla tua espressione devo averci azzeccato. -

- Ma... -

- Dai, scherzo. - Ribattè a quel punto Keisuke, scoppiando a ridere nel vedere l'espressione allibita con la quale Sakura lo stava fissando. -Il fatto è che conosco solo un danese sprovveduto capace di sopportare il caratteraccio di mio fratello e poi anche sette anni fa tu volevi sempre che ti chiamassi Sten invece di Kirsten e ora ti presenti come "Sakura Sten Rasmussen". Non ci voleva certo un genio per capire chi fossi. -

- Ma Miroku... -

- Probabilmente ci ha pensato anche lui. - Lo interruppe il minore, volgendo poi lo sguardo verso il fratello, ancora addormentato profondamente. - So che sembra scemo, e che probabilmente lo è sul serio, ma scommetto che anche lui almeno un paio di volte ha pensato che magari potresti essere proprio tu la persona che sta aspettando da sette anni. Il problema, sai, è che Roku vede sempre solo ed esclusivamente ciò che vuole vedere. Quell'ottuso è convinto che Kirsten sia una femmina, per cui a meno che tu non vada da lui e gli dica chiaro e tondo "ciao, io sono Kirsten", non credo che ci arriverà. -

- Beh, non ha poi tutti i torti. Dopotutto... -

- Ma certo che ce li ha! - Lo interruppe nuovamente il moro. - Sta tutto il tempo a dire quanto ti ami e quanto gli manchi e poi si scopre che non ha neanche capito che sei un maschio! -

- Guarda che prima io... Io ero davvero una femmina... -

- No che non lo eri. - Ribattè il ragazzino accigliandosi. - Solo perché Miroku lo credeva e perchè Kirsten era un nome da femmina non significava che tu lo fossi davvero. E poi non è che andando semplicemente a cambiare il proprio nome all'anagrafe uno cambia anche il proprio genere, eh. -

- ...Ehm... Credo che dopotutto neanche tu abbia capito davvero cos'è successo, Kei... -

- Perchè? Cos'hai fatto allora? -

Ribattè il minore inclinando leggermente il capo verso destra e osservandolo perplesso.

- Vedi, io... -

- Semplicemente prima ti costringevano a indossare sempre vestiti da femmina, mentre adesso ti metti quello che vuoi tu. Ma apparte questo e la faccenda del nome, che tra l'altro non mi sembrano poi chissà che cambiamento, cos'altro è cambiato? -

E a quel punto il danese ammutolì, osservando interdetto l'espressione seria del minore, chiedendosi se con quelle parole Keisuke avesse voluto magari provare a fare il filosofo o se invece fosse davvero convinto che l'unica cosa che lui avesse fatto in quei sette anni di assenza fosse stata cambiare nome e look.

Alla fine però, prima che Sakura avesse avuto il tempo di dare delle spiegazioni al tredicenne, questo si alzò in piedi di scatto, tirando fuori dalla tasca dei suoi pantaloni il cellulare, che in quel momento stava squillando sulle note della dignitosissima canzone "Pink Fluffy unicorns dancing on rainbows".

Prima di accettare la telefonata, Kei si voltò verso il corvino, il quale in quel momento era sul punto di scoppiare a ridergli in faccia, e, ridendo un po' anche lui, portò l'indice davanti al viso per fargli segno di tacere e mimò con le labbra quello a che Sakura parve un "no comment".

Quindi si allontanò di qualche metro, probabilmente alla ricerca di un po' di privacy.
Peccato solo che il suo tono di voce, sempre alto e squillante, vanificò all'istante ogni suo tentativo di passare inosservato e così Sakura si ritrovò inevitabilmente ad ascoltare ogni sua parola.

- Ehi cia...! - Esclamò, prima di bloccarsi improvvisamente. - Oh, giusto... Scusa, ma allora... Ehi! ...Ci sei?... Ok, ho capito, non ci sei. - Quindi rimise il cellulare in tasca con un sospiro sconsolato.

E a quel punto Sakura scoppiò davvero a ridere, mentre il minore si voltava verso di lui, inizialmente fissandolo con aria truce (uno sguardo di cui sicuramente suo fratello sarebbe stato fiero), poi però non resistette e scoppiò a ridere a sua volta, riavvicinandosi al danese.

- Ma cos'è successo? Ti ha riattaccato in faccia? -

Rise Sakura mentre il minore iniziava a guardarsi intorno, come alla ricerca di qualcosa.

- Ecco... Il fatto è che ha già quasi esaurito il credito che i suoi genitori gli hanno dato per questo mese. Quel poco che gli è rimasto deve conservarlo per le emergenze, così ci eravamo accordati che quando fosse arrivato mi avrebbe fatto uno squillo, ma io non avrei dovuto rispondere, appunto per non fargli finire il credito... -

- E te ne sei dimenticato. -

Concluse Sakura continuando a ridacchiare.

- Già. - Sospirò il moro scuotendo leggermente il capo. - Ha attaccato subito, quindi non credo che ne abbia sprecato molto di credito, ma ho paura che si sia arrabbiato... -

- Capisco, ma ora che ci penso... Chi era? -

- Un mio compagno di classe, si chiama Koji Narita. - Rispose mentre si alzava leggermente in punta di piedi e volgeva lo sguardo il più lontano possibile. - L'ho chiamato stamattina, non appena Roku mi ha avvisato che sarei dovuto venire qui con lui. Pensavo che mi avrebbe potuto fare compagnia, sai fare il terzo in comodo non è affatto facile, ma era impegnato al momento e così ci eravamo messi d'accordo per incontrarci qui non appena fosse stato libero. Quindi adesso... Ecco... -

- Se devi andare a cercarlo vai pure. -

- Grazie! - Esclamò il minore sorridendo, per poi però accigliarsi leggermente. - Solo che il parco è piuttosto grande, potrei metterci un po'... E se poi Miroku si sveglia e io non sono ancora tornato? Quello lì si preoccupa in continuazione, potrebbe dare di matto. -

- Non ne dubito. Ma stai tranquillo, se si sveglierà gli dirò che sei andato a fare i tuoi bisogni in mezzo a qualche cespuglio nelle vicinanze. -

- Ok. - Rise Keisuke prima di iniziare ad allontanarsi. - Allora io vado, a dopo Sten! -

Quindi si voltò e corse via, verso uno dei tanti ingressi del parco.

Per un po' Sakura lo seguì con lo sguardo, ma poi il tredicenne svoltò, scomparendo dietro una fitta parete di alberi e così il danese si lasciò cadere sulla tovaglia, disteso con il viso rivolto verso il cielo.
Stavano iniziando a radunarsi alcune nuvole, ma non sembravano cariche di pioggia, per cui non vi badò molto.
Sentiva intorno a sè le voci delle altre persone in giro per il parco, le urla dei bambini, l'abbaiare dei cani e... E il debole russare di Miroku.
Facendo attenzione a non fare rumore, il diciannovenne si voltò sul fianco destro, così da avere il giapponese davanti.

- Cos'è cambiato? -

Disse in un sussurro nel ricordare la sua conversazione con Kei di poco prima.
E nel mentre allungò con fare leggermente esitante una mano verso il viso dell'altro, ritrovandosi di nuovo ad accarezzargli il capo, facendo scorrere delicatamente le dita in mezzo ai suoi capelli biondo limone.

- Pensavo di essere io, ma forse Kei ha ragione nel dire che nonostante tutto non sono cambiato poi granchè. Allora perché le cose non sono come prima?
...Forse dopotutto sei stato tu a cambiare, Roku? -

nothing has changed //Yaoi//Where stories live. Discover now