9

1.1K 128 50
                                    

- Ehi, ti serve aiuto? -

Domandò il danese avvicinandosi in tutta fretta piccolo vassoio d'argento stretto al petto e il grembiulino bianco che gli ondeggiava intorno alla vita.

- Eh? No, non serve, grazie... -

Ribattè l'altro alzandosi in punta di piedi, la mano sinistra premuta sul piano da lavoro e la destra protesa verso l'alto, nel vano tentativo di afferrare la tazzina da caffè.

- Se ci metti tanto per prendere ogni singola cosa finiranno per licenziarti, sai? -

Rise il corvino, posando il vassoio sul bancone.

- Sciocchezze. Ti ricordo che sono qui già da diversi mesi, mentre tu giusto da un paio di giorni. -

Ribattè il biondo a denti stretti mentre si allungava ulteriormente, ormai mancavano solo cinque centimetri perché raggiungesse il suo obbiettivo.

E poi, tutto d'un tratto, ecco che ce l'aveva tra le mani.
Gli ci vollero alcuni istanti, però, per realizzare come avesse fatto ad arrivarci così rapidamente.
Quando se ne rese conto, per poco dalla sorpresa non lasciò cadere la tazza per terra.

- Ma che fai!? -

Esclamò strabuzzando gli occhi incredulo, le gote che si imporporavano leggermente dall'imbarazzo, mentre si guardava intorno ripetutamente per accertarsi che nessuno, Akemi e Naoki in particolar modo, li stesse guardando.

- Mi pare ovvio. - Sospirò il corvino di rimando alzando gli occhi al cielo, mentre delicatamente rimetteva l'altro con i piedi per terra. - E poi a che serve prendersela tanto? Ti stavo solo dando una mano. -

- Potevi anche passarmi quello sgabello. -

Ribattè Miroku con uno sbuffo mentre con il capo faceva cenno al piccolo sgabello di plastica nascosto dietro il bancone della cassa, a giusto tre o quattro metri da loro.

- Ci sarebbe voluto troppo e poi non pesi tanto. -

Ribattè Sakura con un'alzata di spalle, senza degnare il suddetto sgabello neanche di una misera occhiata.

Il biondo non ribattè, si limitò ad annuire leggermente con il capo e poi correre via per portare la tazza a Naoki, che in quel momento aveva quasi finito di preparare il caffè per un cliente appena arrivato.

Quindi, non appena la ebbe consegnata, Miroku iniziò a guardarsi intorno per controllare se qualcuno avesse bisogno di lui.
Tutti e tredici i clienti presenti nel bar in quel momento avevano però già preso la loro ordinazione e al momento non c'erano piatti da consegnare.
Volgendo lo sguardo verso sinistra vide Akemi seduta al solito posto, con una tazza di tè fumante davanti e uno dei suoi "mattoni" tra le mani. Fortunatamente in quel momento era intenta a leggere, altrimenti avrebbe sicuramente fatto commenti su quanto accaduto pochi istanti prima con Sakura e quella tazzina da caffè o, peggio, sul fatto che non gli avesse ancora riportato il suo "bambino".

A quel punto però, quando si era ormai deciso a sedersi semplicemente da una parte e aspettare che qualcuno avesse bisogno di lui, sentì improvvisamente una voce alle sue spalle e si ritrovò così a sobbalzare dalla sorpresa.
Le spalle, anzi, tutto il suo corpo improvvisamente si irrigidì, come un riccio quando si chiude a palla su se stesso, con tutti gli aculei rivolti verso l'esterno.

- Ehi, sbaglio o è dall'altro ieri che mi eviti? -

Miroku non rispose, si limitò a voltarsi per un istante alle sue spalle, alla ricerca quasi disperata di un cliente che avesse lo sguardo rivolto verso di lui o perlomeno la mano protesa verso l'alto nel tentativo di attirare l'attenzione di un cameriere.

- Insomma... - Continuò il corvino, costringendolo a volgere nuovamente la sua attenzione verso di lui. - È da quando un paio di giorni fa abbiamo parlato a ricreazione che mi rispondi a monosillabi. Ieri sera non hai neanche voluto prendere la metro con me. -

- Pensi davvero di potermi biasimare per questo? -

Ribattè Miroku assottigliando lo sguardo e incrociando le braccia al petto.

- Ecco, è proprio di questo che parlo! - Ribattè però Sakura volgendo improvvisamente l'indice verso di lui, facendolo sussultare. - Sei diventato più freddo di un iceberg e io non riesco a capire il perché! Pensavo che avessimo risolto con quella faccenda del ritardo. -

- Infatti abbiamo risolto. -

Ribattè l'altro in un borbottio, lo sguardo ora rivolto verso l'orologio a muro appeso proprio sulla parete alle spalle del danese.

- Eppure a me sembra che tu sia ancora più arrabbiato di prima. -

- Non sono arrabbiato. -

E alla fine, per quanto potesse sembrare che non fosse affatto così, il giapponese disse davvero la verità.
Più che arrabbiato, infatti, si può dire che in quel momento il biondo fosse solo imbarazzato.
Incredibilmente imbarazzato.
Imbarazzato come mai era stato prima di allora.
Dopo il discorso che Sakura gli aveva fatto due giorni prima riguardo gli orientamenti sessuali, Miroku aveva iniziato a sentirsi così in imbarazzo anche solo nell'avercelo vicino che già era tanto se riusciva a rispondergli.

- Dimostramelo. -

Disse a quel punto il danese distogliendolo dai suoi pensieri.

Il giapponese si voltò verso di lui, osservandolo perplesso, chiedendosi di cosa stesse parlando.

- Dimostrami che non sei arrabbiato con me. - Chiarì Sakura. Quindi, prima che l'altro potesse ribattere, si affrettò a proseguire. - Domani che giorno è? -

Preso in contropiede, Miroku rimase per alcuni istanti interdetto nel sentirsi porgere quella domanda.

- Vediamo... Mi sembra che sia domenica. -

- Tu lavori qui anche di domenica? -

- Certo che no. -

- Perfetto, allora è deciso. -

Annuì allora il corvino, sorridendo tutto soddisfatto.

- Cosa? -

Ribattè però l'altro, sempre più confuso.

- Alle 10, anzi alle 12, che di domenica ci metto sempre secoli a svegliarmi, ci vediamo qui davanti al bar, poi ci facciamo un giro, vedremo sul momento dove andare.
Consideralo come ti pare: uscita tra amici, appuntamento, sequestro di persona... Fatto sta che devi esserci. Sappi che se non vieni con le buone, verrò a prenderti io con le cattive. -

- Aspetta un attimi... Che? No, un momento, ma cosa stai... -

A quel punto però, uno dei clienti bisognosi dai quali solo poco prima Miroku avrebbe voluto essere chiamato, si rivolse a Sakura chiedendogli di avvicinarsi al suo tavolo e così il corvino si diresse in quella direzione, lasciando ancora una volta il biondo in uno stato di confusione più totale.

- Te lo dicevo io. -

Sentì mormorare alle sue spalle.

E fu con immenso stupore che voltandosi Miroku vide, comodamente seduti ad uno dei tavolini più vicini a dove prima si trovavano lui e Sakura, nientemeno che Naoki e Akemi.

- Visto? - Stava dicendo la ragazza annuendo un paio di volte. - Era solo questione di tempo prima che gli chiedesse un appuntamento. Le capisco io certe cose dopo tutti i libri che mi sono letta. -

- Sai, non credo che le cose funzionino proprio come nei libri. -

- Sciocchezze Naoki, sciocchezze. -

- Ehm, Akemi? -

- Sì? -

- Miroku ci sta guardando. -

- No problem. Mi aspettavo che ci avrebbe scoperti da un momento all'altro. - Quindi si voltó verso il biondo e, rivolgendogli un sorriso smagliante, alzò il pollice verso di lui. - Buonafortuna Roku! -

nothing has changed //Yaoi//Where stories live. Discover now