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La gonnellina a balze che le ondeggiava intorno ai piccoli fianchi, arrivandole fino alle ginocchia.
I capelli corvini, morbidi e lisci, che le scendevano come una cascata sulle spalle, solleticandole il collo.
E poi il suo sorriso. Smagliante, energico, bellissimo e, soprattutto, incredibilmente contagioso.

Ogni volta che il bambino si accorgeva di aver trovato in lei un dettaglio in più, che questo fosse il modo in cui arricciava il naso quando rideva, il fatto che si scostasse i capelli dal viso soffiandoci contro e muovendo con un piccolo scatto il capo verso destra o anche solo la particolare sfumatura che i suoi occhi assumevano in determinate occasioni, non poteva fare a meno di accorgersi al contempo di essersi innamorato di lei un po' di più.

Ma ciò ovviamente non significava che la bambina avesse solo pregi.
Tutt'altro.
A volte Miroku, in quei momenti di noia prima di addormentarsi o la mattina quando si è appena svegli e si arriva a pensare con convinzione anche alle cose più assurde, si ritrovava a pensare che se avesse dovuto scrivere un libro suo suoi pregi, probabilmente non gli sarebbe venuto fuori nulla di più di un piccolo romanzetto, uno di quelli che si leggono in un paio di giorni.
Sì, magari carino e divertente, anche profondo in certi punti, ma al contempo quasi privo di significato.
Se avesse dovuto scrivere un libro sui suoi difetti, invece, lì sì che sarebbe uscito fuori un capolavoro.
Magari una trilogia, anzi no, di sicuro sarebbe stata una di quelle saghe da dieci libri e passa. Quelle che sembrano non finire mai e che, nonostante uno arrivato ad un certo punto possa credere che andando avanti si rischi solo di iniziare a stancare o di diventare scontati, alla fine continua comunque a seguire, sempre in attesa del nuovo volume.

~

-

Non ci credo! -

Fu con questa esclamazione alquanto sorpresa e al contempo irritata che Miroku riaprì gli occhi, tornando bruscamente alla realtà, direttamente dal mondo dei sogni.

Gli ci vollero alcuni istanti per mettere a posto i pensieri e realizzare dove si trovasse.

La voce che aveva appena sentito non apparteneva nè a suo fratello, nè a suo padre, nè men che meno a sua madre, ciò significava che non era mattina, non si trovava a casa sua e soprattutto non si era di nuovo svegliato in ritardo.

Una preoccupazione in meno.

Quindi si rese conto di stare leggermente traballando, come se si trovasse in macchina.
O meglio, sulla metro.

A quel punto spalancò gli occhi tutto d'un tratto e prese a guardarsi intorno allarmato, sperando solo che non fosse successo ciò che temeva.

Il vagone nel quale si trovava era pressocchè deserto, c'erano solo un paio di donne sedute in fondo alla sua destra, con lo sguardo fisso l'una sul cellulare e l'altra su un piccolo libro tascabile; poi uno studente, probabilmente un liceale a giudicare dalla divisa, che stava invece seduto di fronte a lui, con lo sguardo chino verso terra e le palpebre pesanti, che non facevano che abbassarsi fino quasi a chiudersi completamente, per poi riaprirsi di scatto, quindi riabbassarsi e rialzarsi nuovamente e così via, innumerevoli volte.

Infine c'era un altro ragazzo, seduto proprio accanto a lui e che lo stava fissando con uno sguardo così allarmato che sarebbe quasi stato comico se solo Miroku non avesse capito all'istante da cosa fosse stato causato.

- Abbiamo... -

- No, non me lo dire. -

Ribattè Miroku alzando una mano verso di lui, per poi alzare lo sguardo al cielo, o meglio, alla tettoia del vagone e lasciarsi sfuggire un sospiro sconsolato, scuotendo leggermente il capo.

nothing has changed //Yaoi//Where stories live. Discover now