- Che ore sono? -

- Non hai il cellulare? -

- Sì è scaricato. -

- Orologio da polso? -

- Non lo porto. -

- Sei un totale sprovveduto... -

- E tu sei alquanto scortese per essere un giapponese. -

- Ma la smetti con questi luoghi comuni sui giapponesi? -

Ribattè il biondo sospirando nuovamente.
Quindi si tirò leggermente su la manica per vedere l'ora dal suo orologio.

Per poco non si prese un colpo.

- Ventuno? -

Tentò il danese sporgendosi verso di lui.

- E un quarto... - Aggiunse Miroku. - Sai, non per fare l'antipatico, ma non ti avevo chiesto di fare attenzione? Ci volevano solo dieci minuti... -

- Beh, però si da il caso che anche io avessi sonno, così ho pensato di fare un pisolino anche io. Confidavo sul fatto che tu... -

- No. -

- Sai, essendo giapponese... -

- Non lo dire. -

- Una volta arrivati alla stazione giusta... -

- Non ti azzardare. -

- Ti saresti risvegliato magicamente. -

Concluse però Sakura, mentre l'altro chiudeva lentamente gli occhi e faceva un respiro profondo, cercando di calmarsi prima di finire col tirare lo zaino in testa al corvino.

- Ma tu... - Esordì mentre, forse un po' troppo teatralmente, prendeva a massaggiarsi le tempie. - ...Sei consapevole del fatto che i giapponesi siano persone e non automi, vero? -

- Li pensavo più come una via di mezzo. -

Ribattè prontamente Sakura.

- Ma se ti sei trasferito qui, sarai stato in Giappone anche altre volte, vero? -

- Certo, un sacco di volte. -

- E allora com'è possibile che tu creda ancora così fermamente a certi stereotipi? -

- Perchè durante le mie varie permanenze qui ho notato che erano tutti più che fondati. -

E qui Miroku si lasciò andare all'ennesimo sospiro sconsolato, sotto lo sguardo divertito dell'altro.
Il biondo sperò solo che non ci stesse prendendo gusto a vederlo esasperato.

Nel mentre il vagone si fermò alla stazione con un lieve sobbalzo, facendo sussultare entrambi.
Quindi le porte si aprirono.

- Meglio che usciamo subito e cerchiamo la metro diretta nella direzione opposta. -

Disse Miroku alzandosi e mettendosi alla svelta lo zaino sulle spalle.
Sakura lo seguì senza dire una parola.

- Tu dovevi scendere alla stazione subito prima della mia, giusto? -

Chiese il giapponese mentre fissava il tabellone con i percorsi dei vari treni della metropolitana.

- Sì, a Kamemaya. -

Rispose il danese affacciandosi sopra la sua spalla per poter vedere a sua volta.

- Kameyama semmai. -

- Dettagli... -

Ribattè il corvino con un'alzata di spalle.

Miroku percorse con lo sguardo una delle numerose linee della metro, riuscendo chissà come a distinguerla in mezzo a quel groviglio di linee colorate.
Quindi si voltò verso i binari, sgranando leggermente gli occhi.

- È quello. -

Disse semplicemente.
Ma Sakura non fece in tempo a chiedergli ulteriori spiegazioni che l'altro aveva iniziato a correre verso uno dei treni più lontani e, avendogli afferrato il polso, costringendolo a fare lo stesso.

Arrivarono appena pochi secondi prima che le porte si richiudessero.

- Ce l'abbiamo fatta! -

Esclamò Miroku piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato.

- Ehi, guarda laggiù. -

Esclamò Sakura indicando qualcuno fuori dal vagone.

Il biondo si voltò incuriosito e per poco non glielo lanciò davvero lo zaino in testa quando si rese conto che stava indicando un liceale.
Lo stesso liceale che pochi minuti prima era nel treno con loro e che stava praticamente dormendo.

- Te lo dicevo io! - Esclamò il corvino tutto soddisfatto. - Ecco, non so esattamente come spiegartelo, ma vedi, sono fermamente convinto che voi giapponesi ce l'abbiate davvero un orologio interno che vi aiuta quando... -

Ma le parole gli morirono in gola nel momento in cui il liceale, anzichè dirigersi verso uno degli altri treni, entrò nel loro stesso vagone, proprio un istante prima che questo partisse.
Il treno diretto nella direzione opposta a quello nel quale si trovavano prima.

- Dicevi? -

Chiese Miroku prima di scoppiare a ridere.

nothing has changed //Yaoi//Where stories live. Discover now